Stampa: Comunità islamiche in occidente “non sono all’altezza”

Roma, 31 ott. (Apcom) – Il tema del velo, oggetto di polemiche in vari paesi occidentali, sembra aprire una breccia nell’opinione pubblica araba. Si moltiplicano sui quotidiani arabi gli editoriali, scritti da noti opinion leader che prendono posizioni critiche nei confronti dell’obbligo di portare il velo imposto alle donne nella società islamiche. Oggi è la volta di due tra i maggiori quotidiani arabi, su cui compaiono tre interventi. Uno di questi accusa la comunità islamiche in occidente di ‘non essere all’altezza della situazione’. Il recente polverone sollevato dal Mufti musulmano dell’Australiache aveva definito le donne non velate ‘carne nuda’, è il tema dell’editoriale pubblicato su al Sharq al Awsat, dell’accademica libanese Sawsan al Abtah. In un divertente articolo intitolato: “Il problema dei gatti e della ‘carne nuda’” l’autrice afferma che il sermone del Muftì “non avrebbe sollevato alcuno scandalo se fosse stato pronunciato in una moschea di Rabat oppure il Cairo”, al più avrebbe allungato la serie di proverbi diffusi tra gli uomini arabi. Evitando i più biechi, l’autrice ne elenca alcuni: “Le donne sono come le olive, diventano dolci solo quando le spremi”, oppure “La donna è come un tappeto persiano: più la picchi più acquisisce valore”. Il problema del velo, secondo l’accademica libanese, “esiste nella nostra tradizione non solo per nascondere la donna” ma anche per “privilegiare il fasullo” occultando la verità: in sostanza la società islamica è “ipocrita”. Non solo ma l’autrice, nella polemica per il velo in occidente, punta il dito contro le comunità islamiche nelle società occidentali, accusandole di “non essere all’altezza della situazione”, il che “spiega lo scarso livello del dialogo” fra i musulmani e le società che li accolgono.
Ed è proprio il tema dell'”accoglienza delle comunità islamiche in occidente” a preoccupare lo scrittore Abdul Wahab al Afandi. In un editoriale pubblicato su al Quds al Arabi, Afandi scrive che le ultime polemiche su “velo, vignette e papa” rappresentano “un crescente pericolo per la presenza della comunità islamica” in Occidente. Un pericolo che può sfociarein tragedia, come quello che “successe agli ebrei in Germania e nel resto dell’Europa”. Di qui la critica alla “leadership islamica” della comunità che non avrebbe saputo “conquistarsi le simpatie della maggioranza degli europei con metodi democratici”. Per Afandi, non si possono rivendicare diritti per i musulmani in una società “laica e cristiana”, e d’altro canto “assumere un atteggiamento di sostegno” alla fatwa che voleva morto Salman Rushdie, l’autore dei “Versi satanici”. Il noto volto televisivo, giornalista ed accademico arabo, Hussein Shbakchi, non è meno esplicito. L’editoriale citando delle fatwa (editti islamici) che non impongono l’Hijab, e ricordando le dichiarazioni di un’autorevole autorità religiosa dell’università cairota al Azhar, Saad Saleh (secondo la direttrice del dipartimento di studi religiosi femminili, “il Niqab”, l’abito che copre tutto il corpo e il volto, “offende le donne”), si domanda: “Come mai nessuno dei fondamentalisti che siedono nel parlamento egiziano ha chiesto la sua testa”, mentre la volevano chiedere per l’ex ministero degli Esteri britannico Jack Straw che “si era limitato ad osservare che il Niqab è unelemento di separazione?”. “Dobbiamo ammettere -conclude l’autore- che il problema non è la dichiarazione di un ministro occidentale inglese oppure il provvedimento di un ministero francese”. Il problema, secondo l’accademico “è accorgersi che troppi uomini musulmani offendono l’Islam perché trattano la donna in modo inaccettabile”.

MUFTI DELLE POLEMICHE RICOVERATO PER UN MALORE
Aveva criticato le donne senza velo: “carne nuda”

Sydney, 30 ott. (Ap) – Il mufti musulmano d’Australia Taj Aldinal-Hilali è stato portato d’urgenza in ospedale dopo essere statocolpito questa mattina da un lieve malore, durante un incontrocon i leader musulmani del Paese. Al-Hilali aveva di recente sollevato un polverone per un sermone in cui aveva affermato che le donne attirano le “aggressioni sessuali degli uomini per via della maniera in cui si vestono”. Il presidente dell’associazione musulmana libanese Toufic Zreikariferisce che Al-Hilali, il quale soffre da tempo di problemicardiaci e d’asma, si trova ora in buone condizioni e che avevain progetto di rilasciare una dichiarazione lunedì sera, circa ilsuo futuro come mufti nazionale. Il religioso aveva rifiutato di dimettersi dopo le critiche rivolte al sermone pronunciato all’inizio del Ramadan – in arabo e tradotto in inglese solo pochi giorni fa dalla stampa australiana – in cui aveva paragonato le donne senza hijab (il fazzoletto da capo) alla “carne nuda”. Il mufti aveva chiesto scusa per le sue parole, che avevano suscitato forti critiche frai musulmani e non, ed aveva acconsentito a sospendere la predicazione per tre mesi. Il quotidiano nazionale “The Australian” ha segnalato inoltre oggi che Al-Hilali, in un’intervista ad una radio araba di due settimane fa, aveva dichiarato il suo appoggio alla “resistenza” in Iraq, Afghanistan ed nei territori palestinesi. Il giornale cita anche le dichiarazioni fatte in lingua araba, il 17 ottobre, dal mufti: “Il Jihad dei musulmani iracheni è jihad, ma non quando sunniti e sciiti si uccidono a vicenda: questo non è jihad” Nel paese è illegale incitare la violenza contro le truppe australiane: l’Australia, fedele alleato degli Stati Uniti nella “guerra contro il terrore”, ha inviato le sue truppe sia in Iraq che in Afghanistan. Il primo ministro australiano John Howard aveva dichiarato stamane che al-Hilali potrebbe aver violato le leggi anti-terrorismo australiane, elogiando i militanti in Iraq e Afghanistan. Howard ha detto di non sapere se le osservazioni di Al-Hilali fossero state oggetto di indagine da parte della magistratura. “Se incita la gente a colpire le nostre truppe, potrebbe essere considerato un reato” ha detto Howard durante una trasmissione radiofonica alla Southern Cross Broadcasting. Il premier hainfine aggiunto che i 300.000 musulmani d’Australia dovrebbero riflettere se Al-Hilali sia la persona giusta per rappresentarli.

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