di Roger Abravanel
Garzanti, PP. 377, € 16.50

neritocrazia - MERITOCRAZIA  Per selezionare i piu’ bravi e’ sufficiente un’equazione: I+E=M. In questi pochi simboli, la cosiddetta ‘equazione di Young’, e’ racchiusa tutta l’ideologia della meritocrazia. La I sta per intelligenza, indica le capacita’ cognitive di un individuo, ma anche l’inclinazione alla leadership e la forza di carattere. La E e’ legata ai comportamenti di una persona, al suo impegno, alla sua forza di volonta’. La somma di questi due termini e’ M, il merito che puo’ essere riconosciuto o meno, assecondato oppure no dalle classi dirigenti.
Eleggere il merito al governo, secondo l’autore, e’ l’unico modo per per riscattare l’Italia dal proprio declino. Da questa semplice constatazione parte l’analisi di Roger Abravanel in Meritocrazia, prendendo come riferimenti modelli come Stati Uniti, Gran Bretagna e paesi del Nord Europa.
In alcuni grafici in appendice l’Italia occupa, quasi sempre le ultime posizioni: con il dato 10 e’ al penultimo posto nella classifica dei paesi con imprese globali, al di sotto di paesi come il Sud Corea (14), la Cina, (24), e gli Usa, al primo posto con 162 imprese. Pessima condotta anche in materia di Istruzione: nel

grafico che riassume la preparazione di base dei ragazzi di 15 anni, gli adolescenti italiani sono all’ultimo posto rispetto ai loro coetanei degli altri paesi, sia per la lettura, con 476, che in matematica, con 466, al di sotto di Germania, Usa, Francia, Giappone e Canada. Nessuna universita’ generalista italiana, inoltre, rientra tra le prime 100 del mondo. E dopo gli studi universitari il merito paga sempre meno: in Italia il reddito di un neolaureato e’ meno correlato con il merito scolastico.
L’assenza di merito ha anche il sapore di maschilismo: le donne italiane sono discriminate sul lavoro anche se non restano a casa per fare figli. Il nostro Paese e’ al secondo posto tra i Paesi in cui e’ piu’ evidente la differenza tra tasso di impiego femminile e maschile. Sul podio delle pari opportunita’, invece, c’e’ la Svezia, seguita da Danimarca e Francia. Ultimo posto per l’Italia anche per la leadership in rosa nelle aziende: nei consigli di amministrazione delle maggiori 50 societa’ del Paese, l’Italia e’ a quota 3, nella classifica guidata dalla Norvegia, con quota 32, seguita da Svezia, 24, e Gran Bretagna, 12.
L’excursus di teorie e esempi, corredati da dati statistici, approda alla formulazione finale di quattro proposte ‘per valorizzare il talento e rendere piu’ ricco e piu’ giusto il nostro Paese’: la riforma del servizio pubblico attuata nel Regno Unito da Tony Blair con il programma di Michael Barber con
uno staff di 50 giovani; un test nazionale, come negli Usa, per selezionare gli studenti dopo le scuole superiori; una Authority che guidi le azioni di liberalizzazione; applicare ‘azioni positive’ di altri Paesi per garantire le pari opportunita’: in Norvegia, ad esempio, lo Stato ha chiesto che almeno il 40% dei consigli di amministrazione siano composti da donne, pena lo scioglimento dell’azienda.
(ANSA) 28-LUG-08 11:33

Categorizzato in: