Belgio, il documentario di una studentessa fiamminga
Registra insulti e avance con una telecamera nascosta
L’autrice del documentario Sofie Peeteers
MILANO – Passeggiare da sole in strada spesso è un’autentica tortura per le donne. L’ha dimostrato un recente documentario girato in un quartiere popolare di Bruxelles da Sofie Peeters, studentessa fiamminga, iscritta all’ultimo anno di cinema alla «Haute Ecole flamande Rits», nella capitale belga. Munita di una telecamera nascosta, la giovane ha immortalato gli insulti sessisti e le proposte volgari che puntualmente riceve ogni qual volta scende in strada ad Anneessens, il quartiere in cui vive, che si trova a due passi dal centro e che è abitato da una popolazione a maggioranza musulmana. Il filmato, intitolato Femme de la rue (donna di strada) sarà parte della sua tesi di laurea: giovedì scorso è stato proiettato in un cinema della capitale nordeuropea e in seguito è stato ripreso dai principali media belgi. L’opera ha avuto un successo incredibile: l’amministrazione locale ha annunciato che nelle prossime settimane sarà approvata una legge che sanzionerà salatamente chiunque molesti verbalmente le donne in strada.
TESTIMONIANZE – Gli insulti ricevuti e le proposte indecenti raccontate nel documentario sono le più varie. Si va dal giovane che chiede a Sofie «se vuole andare in hotel con lui» all’uomo di mezz’età che la invita in casa per fare sesso. Altri riescono a far di peggio e la apostrofano: «Cagna», «Prostituta», «sgualdrina». Sofie non sembra scossa nel filmato e continua per la sua strada: «La prima domanda che mi sono posta è se fosse colpa mia – ha confessato all’emittente belga Rtbf. Forse erano i miei vestiti troppo succinti per quell’ambiente». Presto però la giovane si è dovuta ricredere. Anche indossando indumenti castigati e vestiti poco appariscenti, i commenti sessisti non sono diminuiti. Nel filmato seguono le testimonianze di altre ragazze che vivono nello stesso quartiere e sono state più volte vittime di apprezzamenti disgustosi: «Una volta un ragazzo ha sputato per terra dopo avermi chiamato cagna – dichiara nel documentario Laura – Eppure non avevo fatto nulla, indossavo dei normali pantaloni». I più incivili – raccontano le ragazze intervistate – spesso sono giovani che non hanno neppure diciotto anni: «Non rientro mai a casa da sola – spiega Caroline – Ho troppa paura».
PERICOLO RAZZISTA – Il più grande timore della cineasta è che il suo lavoro possa apparire razzista. Il quartiere finito sotto l’onda del ciclone è, infatti, un territorio dove vivono per lo più cittadini di fede musulmana: »Uno dei miei principali obiettivi – ha raccontato la studentessa di cinema – era di fare un film che non fosse tacciato di razzismo. Ma un fatto è incontestabile. Quando si passeggia per Bruxelles, nove volte su dieci gli insulti provengono da stranieri. Naturalmente essi non rappresentano tutta la comunità musulmana». Dopo aver annunciato una nuova legge che sanzionerà con 250 euro di multa le molestie verbali ai danni delle donne, la politica non intende rimanere ferma. Lunedì scorso la deputata belga Bianca Debaets ha passato diverse ore nel quartiere per denunciare il sessismo e l’omofobia: «Sono venuta qui con una gonna – ha esordito l’onorevole che ha distribuito 400 volantini ai presenti – Immagino che ciò vi disturbi». Poi interrogata dai media locali ha raccontato: «Abbiamo discusso questa mattina con una ventina di persone. Alcuni giovani musulmani ci hanno detto chiaramente che essi sono i primi a protestare quando ascoltano commenti sessisti contro le donne». (Francesco Tortora, 31 luglio 2012).
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