Un manoscritto sul graduale ritorno alla normalità dopo la Liberazione
«Sono rivoluzionari solo i muri»
Da acuto osservatore prevedeva la stabilizzazione moderata
A Roma si aspettava «il vento del Nord» con un misto di impazienza e di timore. L’impazienza era stata nei partiti di sinistra che avevano preventivato quello slancio rivoluzionario che nel Sud era mancato o si era subito insabbiato nelle «combinazioni» tipiche della mentalità meridionale, e particolarmente di quella romana. Il timore era stato nei partiti di destra che avevano dubitato di poter mantenere, a contatto del Settentrione, la necessaria opera di riforma in quel quadro di ordine e di legalità oltre il quale non c’è che l’anarchia o la dittatura.
Liberazione: i partigiani entrano a Milano
Questi due opposti sentimenti avevano pesato come una condizione sospensiva su tutto il lavoro politico e amministrativo della Capitale, dove non si volevano prendere decisioni che potessero pregiudicare la volontà del Nord. Poi erano giunte le notizie della insurrezione e dell’eccidio di Mussolini. Nenni e Togliatti trionfavano. Bonomi e De Gasperi rabbrividivano. Sembrò a tutti che il giuoco fosse fatto. Ma gli Alleati tirarono il cordone fra il Nord e il Sud del Paese. Dissero che lo facevano per ragioni economiche. In realtà lo fecero per ragioni politiche. Consentirono subito al Comitato di Liberazione dell’Alta Italia di venire a Roma, ma non consentirono ai capi rivoluzionari di Roma di andare a Milano. Quando alla fine lo concessero, alcune settimane erano trascorse: e il vento del Nord si era trasformato in una leggera brezza di fronda
La manifestazione più rivoluzionaria di Milano, per quanto ho potuto vedere e comprendere, sono le scritte dei muri. È questa una vecchia tradizione romana che il fascismo rinnovò e che l’attuale democrazia ha ereditato. Gl’italiani hanno una deplorevole tendenza a considerare già fatto quello che hanno soltanto detto. Di qui, la loro smania a soverchiarsi l’un l’altro con la voce e con i manifesti. Un mio amico socialista, parlandomi del certo trionfo del suo partito, mi additò come prova il fatto che sui muri delle case i «Viva Nenni» soverchiavano gli evviva di tutti gli altri personaggi politici. «Eppoi – aggiunse con convinzione -, noi abbiamo il vantaggio del colore: il rosso è quello che si vede di più».
Ma pur in mezzo alle scritte eccitate, la città ha un aspetto calmo e operoso. Praticamente, le varie manifestazioni politiche sono opera di una ristretta minoranza che ora acclama Togliatti, ora riempie le aule dei Tribunali dove si giudicano i responsabili del neo-fascismo, ora lancia le copie del «Corriere della Sera» risorto col nome di «Corriere d’informazione». Il che non impedisce che Togliatti, quando si presentò alla vera cittadinanza ammassata all’Arena per una partita di football, fu appena applaudito; che la maggioranza dei milanesi condanni senza riserve la condanna inflitta dal Tribunale a un ingegnere, di cui il pubblico accusatore aveva chiesto l’assoluzione; e che il moderato e legalitario «Corriere d’informazione» abbia una vendita tripla o quadrupla dei giornali di partito che istigano alla rivolta.
La «letteratura dei muri» trasse in inganno i visitatori dell’Italia al tempo del fascismo facendo loro considerare gl’italiani come guerrieri, aggressivi e disciplinati. Essa sta suscitando un altro inganno a proposito della nuova democrazia, presentandola come sanguinaria e barricadiera.
Ma la realtà ha più buon senso della finzione. Proprio stamani un dirigente di un partito di sinistra mi ha invitato alla riunione da lui indetta presso gli operai di un certo laboratorio chimico-farmaceutico per spronarli a rivendicazioni socialiste o quasi. Gli operai hanno interrotto a malincuore il loro lavoro, hanno ascoltato in silenzio, poi uno si è fatto avanti e ha risposto: «Il nostro proprietario (Lepetit) è un galantuomo a cui vogliamo bene. Ora è deportato in Germania. Per il fascismo e i tedeschi, ha sofferto più di noi. Aspetteremo il suo ritorno, prima di stabilire il da farsi». E hanno ripreso la loro fatica.
È per questo che gli Alleati hanno deciso di abolire il cordone fra Nord e Sud. Essi hanno compreso che, a parte certe manifestazioni oratorie e di parata, la massa non è rivoluzionaria e che in Italia non si ripeteranno i fenomeni della Grecia e del Belgio. La loro sorveglianza si esercita esclusivamente sulla limitata classe dirigente dei partiti di sinistra e sulle loro macchinazioni tattiche e strategiche. L’uomo della strada non li sente. A Milano si può circolare senza documenti perché la «Military Police» non ferma mai nessuno per la strada e le squadre dei partigiani, che un tempo pattugliavano le strade, sono quasi scomparse. Gli altri militari delle Forze Alleate girano disarmati, in pantaloncini corti, quasi sempre a braccetto con ragazze. Il coprifuoco spostato alla mezzanotte e le strade illuminate – sia pure con economia, data la scarsezza di energia elettrica – conferiscono alla città un aspetto normale e abitudinario. È una città di folle che scorrono tranquille lungo due argini di manifesti rivoluzionari.
(Indro Montanelli 22 luglio 2012 )
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