di Filippo Panza
da http://www.borsaforextradingfinanza.net
Un imprenditore, un dirigente pubblico, un politico. Ma soprattutto un innovatore. Fu tutto questo e molto di più Enrico Mattei, uno dei protagonisti assoluti del boom economico dell’Italia del secondo dopoguerra. In un’esistenza lunga 56 anni fu protagonista di diverse vite. Operaio, partigiano, deputato della Democrazia Cristiana, commissario liquidatore dell’Agip, presidente dell’Eni. Di Mattei si è parlato tanto in vita, ma ancora più rumore ha fatto la sua tragica morte. Era la sera del 27 ottobre 1962, esattamente 50 anni fa, quando l’aereo su cui si era imbarcato a Catania cadde nei pressi di Bascapè, vicino Pavia, poco prima dell’atterraggio previsto nello scalo di Linate a Milano. Incidente o attentato sono stati per anni alternative imperscrutabili di uno dei misteri dell’attualità italiana. Le recenti verità giudiziarie hanno avvalorato la tesi dell’omicidio, anzi dell’attentato. Nell’aereo si è certificato che venne inserita una bomba stimata in 150 grammi di tritolo. Ma non sono bastati cinque decenni per chiarire totalmente i responsabili e gli interessi che hanno portato alla morte di Mattei.
Erano in tanti a poter volere la scomparsa del dirigente italiano. Innanzitutto le cosiddette sette sorelle del petrolio, Standard Oil of New Jersey successivamente trasformatasi in Esso e poi ExxonMobil, Royal Dutch Shell, Anglo-Persian Oil Company, poi divenuta in British Petroleum (BP), Standard Oil of New York, diventata in seguito Mobil e fusa con la Exxon, Texaco, unitasi alla Chevron per diventare ChevronTexaco, Standard Oil of California (Socal), poi Chevron, Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron. Ma anche la Cia, i servizi segreti americani, in quel periodo di piena ‘Guerra fredda’, non vedeva di buon occhio i rapporti commerciali tra Mattei e l’Urss. Tanti nemici per un uomo potente, che era riuscito a rompere l’oligopolio del mercato petrolifero per abbassare i costi energetici per l’Italia e facilitare, in questo modo, lo sviluppo industriale.
Un progetto ambizioso, fondato sull’intuizione che i paesi arabi, in un quadro di profondi cambiamenti geopolitici dovuto anche alla decolonizzazione, avrebbero assunto il controllo delle riserve di oro nero. Questa convinzione, poi rivelatasi indovinata, spinse Mattei a cercare contatti diretti con i governi dei paesi emergenti e a firmare contratti di partnership di grande importanza. Nonostante il campo minato, il presidente dell’Eni stava realizzando il suo intento. Anche grazie ad un’attenta strategia di consenso, costruita a più livelli. Basti pensare che fu Mattei il vero artefice della nascita nel 1956 del quotidiano “Il Giorno”, uno strumento, capace di notevoli novità nel linguaggio giornalistico, a cui delegare la comunicazione del gruppo del cane a sei zampe.
Enrico Mattei era dotato di un’intelligenza e di un fiuto per gli affari al di sopra del comune. Di strada ne aveva fatta tanta da quando il 29 aprile del 1906 era nato ad Acqualanda, un piccolo paese delle Marche, in provincia di Pesaro e Urbino. La sua era una famiglia modesta. Il padre Antonio, sottoufficiale dei Carabinieri, spinse il figlio Enrico, dopo la licenza elementare e gli studi alla Regia Scuola Tecnica di Vasto, a lavorare in una fabbrica di letti metallici. Divenuto ragioniere, il giovane Mattei, intraprese la carriera dirigenziale in una piccola azienda in cui era entrato quale operaio, si trasferì poi a Milano, dove inizialmente svolse l’attività di agente di commercio nel settore chimico e delle vernici. Ma lo spirito imprenditoriale non tardò a farsi sentire. Così, mentre non disdegnava contatti politici con il regime fascista e il mondo dell’area democristiana, a trent’anni avviò una propria attività nel settore chimico, fino a divenire fornitore delle Forze Armate.
Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza come partigiano. Nel 1944 Mattei fu chiamato a rappresentare le formazioni partigiane cattoliche nella Segreteria per l’Altitalia della nascente Democrazia Cristiana di De Gasperi e Gronchi. Il 26 ottobre di quell’anno fu arrestato nella sede milanese della costituenda DC. Tre giorni dopo la liberazione, il 28 aprile 1945, fu nominato commissario liquidatore dell’Agip, ente statale per la produzione (estrazione), lavorazione e distribuzione dei petroli. L’incarico avrebbe dovuto limitarsi alla liquidazione ed alla chiusura dell’azienda pubblica, ma Mattei si convinse che avrebbe potuto essere una risorsa per l’Italia. Solo pochi anni prima l’Agip aveva infatti costituito la Snam, una società dedicata per gestire il nascente mercato del gas e realizzare metanodotti. Per raggiungere il suo obiettivo puntò sulla modifica del sistema delle concessioni di ricerca e sfruttamento dei giacimenti petroliferi. Mattei ottenne prestiti diretti da parte di alcune banche per mettere a posto il bilancio dell’Agip.
I colpi bassi della compagnie petrolifere statunitensi, che accusarono l’imprenditore di simpatie social-comuniste, e l’ostilità di alcuni politici, non fermarono l’ascesa di Mattei. E i risultati cominciarono ad arrivare. Nel 1948 a Ripalta, nel cremasco, in seguito a prospezioni, fu scoperto un giacimento di gas naturale. Nell’aprile di quell’anno il dirigente pubblico fu anche eletto alla Camera. I ritrovamenti nella zona della piana del Po aumentarono fino a spingere il governo ad autorizzare la costruzione di nuove reti di gasdotti. Lo spirito di intraprendenza e la capacità di leadership di Mattei furono celebrate ancora di più quando nel 1949 a Cortemaggiore, in provincia di Piacenza, fu trovato il petrolio. Lo Stato, grazie ad un apposito disegno di legge, riservò per sé le concessioni per le ricerche in Lombardia e nell’Italia settentrionale.
Mattei aveva ormai la strada spianata. Nel 1952 l’Agip si dotò del noto logo con il cane a sei zampe, come le sei aziende del gruppo (Agip, Snam, Anic, Liquigas, Nuovo Pignone, Romsa). Furono ideati sul modello americano i Motel Agip, si puntò sul metano nella produzione degli idrogenati usati nei fertilizzanti. Il dirigente marchigiano cercò quindi di far entrare l’Agip nel “Consorzio per l’Iran”, il cartello delle sette principali compagnie petrolifere del tempo, ma la richiesta fu respinta. Nel 1953 nacque l’Eni come ente pubblico per coordinare tutte le politiche energetiche del Paese. E subito si mosse sul mercato da indipendente, cercando nuovi accordi e nuove alleanze commerciali per svincolare l’Italia dal ricatto commerciale straniero. Mattei cercò allora il rapporto diretto con lo Scià di Persia e ottenne una concessione a condizioni particolarmente favorevoli per l’Iran. Naturalmente il cartello delle sette sorelle non lo vedeva di buon occhio.
L’azione dell’imprenditore petrolifero divenne sempre più improntata alla ricerca di un approvvigionamento diretto delle risorse necessarie allo sviluppo industriale italiano. Un fabbisogno crescente, che giustifica anche strategie azzardate. Mattei, supportato da un’opinione pubblica abilmente portata a suo favore e dalle sua capacità diplomatiche, riuscì a strappare accordi favorevoli ai paesi interlocutori più poveri e agli Stati del Medio Oriente. Con pazienza allestì rapporti con l’ostica Libia, ex-colonia contro la quale l’Italia aveva anche combattuto guerre, stabilì un contatto con l’Egitto, trattò col Re di Giordania, si arrischiò non poco ad ingerirsi nei rapporti fra l’Algeria e la Francia. Altrettanto con la Tunisia, il Libano ed il Marocco. Non mancò l’interesse per il nucleare con i lavori per la costruzione della Centrale elettronucleare Latina, che divenne la più grande d’Europa. Sempre nell’ottica di garantirsi una indipendenza delle fonti energetiche Mattei prese anche l’iniziativa di creare entro l’ENI una società di prospezioni e ricerche minerarie – la SoMiREN (Società Minerali Radioattivi Energia Nucleare). Tra polemiche per la sua attività lobbistica e i fondi neri ai partiti, Mattei, negli ultimi mesi della sua vita, ottenne concessioni per operare anche in Sicilia, dove trovò altro petrolio.
La morte improvvisa ha fermato altri progetti industriali. Nel corso di questi 50 anni il cinema e la televisione hanno cercato di approfondire la figura di Mattei. Su tutti si ricorda “Il caso Mattei”, un film-inchiesta del 1972, diretto da Francesco Rosi, che analizza le varie tesi della scomparsa del noto imprenditore. Un alone di mistero probabilmente resterà per sempre. Ma un personaggio così importante nella storia economica dell’Italia merita ancora di essere celebrato. Per questo l’Eni ha ricordato Mattei in questi giorni a San Donato Milanese. E un libro di recentissima pubblicazione, riporta i suoi discorsi dal 1945 al 1962.
Fonte: http://it.notizie.yahoo.com/blog/foto-blog/mistero-morte-enrico-mattei.html
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