Siamo sommersi da oggetti. L’eccedenza di merci è visibile ovunque, ma, ancor di più, in città giovane come Toronto, dove non ci sono particolari attrattive architettoniche o paesaggistiche tali da distrarre e riposare lo sguardo. E mi viene in mente la risposta di una bambina francese alla quale il padre aveva chiesto che cos’era il Canada. Questa bambina aveva prontamente risposto: “E` un supermercato!” E in questo supermercato non sono in vendita solamente gli oggetti. Anche le persone hanno un prezzo. Un allievo mi disse un giorno: “Tutto si può comprare; anche l’intelligenza.”
Eppure nei rari momenti in cui è consentito raccogliersi senza dover seguire i ritmi obbligati di “metro, boulot, dodo” [lavoro,trasporti,riposo] si scoprono oasi di serenità impagabili, dove ristorare lo spirito.
Da Chapter, ad esempio, si entra, si prende un caffè e si percorrono i tre piani colmi di libri di ogni genere. Ci si siede su invitanti poltrone azzurre, possibilmente su quelle posizionate in direzione delle enormi vetrate che si affacciano su Bloor Street, e si legge tranquillamente. Ogni tanto qualche gentile commesso/a si avvicina per raccogliere e rimettere al loro posto i volumi lasciati in ordine sparso da lettori distratti. Chi vuole può comprare i libri; altrimenti ci si può accontentare del piacere di leggerli.
E, paradossalmente, un vastissimo reparto è riservato ai libri di spiritualità, di produzione canadese, ma anche e soprattutto statunitense.
Giovani e vecchi di tutte le etnie e di tutte le condizioni sociali possono leggerli.

Antonia Chimenti

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