La storia: «Io perseguitata dai miei genitori»

Questa ragazza libica innamorata dello sport e della libertà è stata malmenata e perseguitata dai suoi genitori e dal suo clan solo perché si era permessa di indossare dei normali pantaloncini durante una gara.
di Pierluigi Battista

lib1702 1 - NAJLA 
 E LE ALTRE, NON DIMENTICHIAMOLE

Dicono che sia un gran talento dell’atletica leggera, ma se si parla di lei, di Najla Akdeir la cui storia è stata raccontata sulle pagine del nostro giornale, è perché questa ragazza libica innamorata dello sport e della libertà è stata malmenata e perseguitata dai suoi genitori e dal suo clan solo perché si era permessa di indossare dei normali pantaloncini durante una gara. Ora lei insiste: con l’atletica e con i pantaloncini. Resiste, sfida le botte e i fanatici, una famiglia di energumeni che sfoga attraverso i precetti religiosi i propri istinti violenti e di sopraffazione. Bisognerebbe segnarsi il nome di questa donna coraggiosa e fiera: Najla Akdeir, una bandiera di tutte le donne che vivono nell’oppressione e sono dimenticate da tutti noi, ipersensibili sui diritti umani da salvaguardare qui, ipersilenziosi sui diritti delle donne e degli uomini colpevoli solo di essere nati nel posto sbagliato, dove regna la sopraffazione nel silenzio complice del mondo…

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