Mutilazioni genitali femminili Celesti e Fuscagn:
“Servono campagne di sensibilizzazione, di informazione e formazione sul tema”

Firenze 02/08/05: I consiglieri regionali di Forza Italia Anna Maria Celesti, vicepresidente della commissione “Sanità” e Stefania Fuscagni hanno riportato all’attenzione del Consiglio regionale il problema delle mutilazioni genitali femminili, dopo l’approvazione bipartisan al Senato lo scorso 6 luglio della proposta di legge che introduce nuove norme per prevenire, contrastare e reprimere queste pratiche. I due consiglieri, con una interrogazione urgente, hanno ripercorso i punti fondamentali che, nella precedente legislatura, hanno visto impegnato il consiglio regionale su tale tematica, anche promuovendo l’istituzione presso il policlinico di Careggi di Firenze del “Centro di riferimento regionale per la prevenzione e la cura delle complicanze delle mutilazioni dei genitali femminili”. “Le mutilazioni genitali femminili – spiegano Celesti e Fuscagni – dalla forma più lieve quale l’escissione del clitoride fino all’infibulazione vera e propria dove tutto l’organo genitale esterno viene asportato riducendo la vagina a un piccolo foro dove l’urina e il sangue mestruale spesso scendono goccia a goccia, sono un grave attentato contro i diritti umani e un esercizio di violenza contro le donne e soprattutto le bambine andando a colpire direttamente la loro dignità di persona.
Nel mondo vivono circa 130 milioni di donne infibulate per lo più provenienti da 28 Paesi africani. In particolare, le più alte concentrazioni (98% circa) si registrano in Somalia, Egitto, Eritrea, Etiopia, Sudan, Mali e Sierra Leone.
Ogni giorno a circa sei milioni di bambine tra i 4 e i 10 anni viene inflitta questa tortura usando lamette, pezzi di vetro rotto o coltelli senza ovviamente alcuna forma di anestesia.
In Italia – continuano gli esponenti azzurri – da una stima fornita dal Ministero degli Interni, sono circa 40.000 le donne immigrate infibulate e tra queste circa 6.000 bambine di età compresa fra i 4 e i 12 anni. La Toscana, regione con il più alto tasso di immigrati provenienti da paesi come la Somalia, dove circa il 98% delle donne subisce mutilazione genitale femminile, deve continuare il suo impegno con un insieme di azioni che devono coinvolgere i soggetti istituzionali ai vari livelli, le donne immigrate, la società civile intera.
In tal senso è fondamentale promuovere campagne di sensibilizzazione, di informazione e di formazione. La sensibilizzazione deve avere come obiettivo un cambiamento permanente degli orientamenti delle popolazioni che provengono dai Paesi nei quali tale tradizione è praticata e per preparare la società toscana contro ogni sorta di accettazione passiva di tali pratiche.
L’informazione deve essere diretta a tutti i cittadini toscani, oltre ovviamente agli immigrati, su quali siano le gravi conseguenze psicofisiche di queste lesioni e infine la formazione – concludono Celesti e Fuscagni – che deve essere rivolta a tutti coloro che si trovano in prima linea e dunque non solo gli operatori sanitari, ma anche quelli sociali e educativi”.

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