(9Colonne) Roma, 18 mag – L’ Africa cammina con i piedi delle donne. Ed è proprio per riconoscere il ruolo centrale della donna africana nello sviluppo e nel cammino verso la pace di questo continente che il Cipsi e Chiama l’ Africa lanciano la campagna internazionale per l’ attribuzione del premio Nobel per la Pace nel 2011 alle donne africane nel loro insieme. “Non una campagna per l’ attribuzione del Nobel a una singola persona o a un’ associazione – chiariscono i promotori – ma una sorta di Nobel collettivo”. Il Cipsi è un coordinamento nazionale, nato nel 1982, che associa 42
organizzazioni non governative e associazioni che operano nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale e si impegna su campagne nazionali e internazionali per mobilitare e sviluppare una rete di partecipazione attiva sulle tematiche legate all’ attualità e al futuro dell’ Africa. Chiama l’ Africa, invece, è nata nel 1997 come campagna di sensibilizzazione nell’ ambito delle attività di “Educazione allo sviluppo” promosse dal Cipsi, ma grazie al suo successo è stata formalmente costituita come associazione nel 1999 con l’ obiettivo di esercitare un’ azione di pressione sui governi, sulle istituzioni nazionali ed internazionali per iniziative concrete per la pace e lo sviluppo del continente.
L’ iniziativa, lanciata per la prima volta a Dakar nel 2008 e ora supportata dal ministero degli Affari esteri e da diversi parlamentari italiani, è stata presentata ieri a Roma alla presenza del sottosegretario Alfredo Mantica, dei deputati Rosa Villecco Calipari (Pd) ed Enrico Pianetta (Pdl) e di circa 35 ambasciatori di diversi Paesi del continente africano, tra cui il Congo, il Sud Africa, la Somalia e il Marocco. “Le donne africane portano sulla propria testa il peso e la speranza di un intero continente, il loro ruolo va riconosciuto globalmente”, ha affermato il coordinatore nazionale di Chiama l’ Africa Eugenio Melandri, che ha presentato al pubblico la campagna “Noppaw” (Nobel peace prize for african women). Una campagna nata come una “provocazione”, ha spiegato Melandri, ma che ha suscitato “una reazione positiva fin da subito”. Con l’ obiettivo di presentare entro il prossimo 28 febbraio la candidatura al premio Nobel per la Pace, Melandri ha lanciato una richiesta di sostegno da parte degli ambasciatori africani per diffondere il più possibile l’ iniziativa e il sito web multilingue www.noppaw.org, dove è possibile sottoscrivere l’ appello, e per raccogliere il maggior numero di firme da presentare per la candidatura al premio. “Chiedete sostegno ai vostri governi per aiutare la nostra campagna”, è stata la richiesta lanciata dalla coordinatrice regionale Ipas Africa Alliance Rosemary Mugwe.
“La donna – ha detto il sottosegretario Mantica – è l’ educazione dei figli, è la sanità e la prevenzione delle malattie, è lo sforzo di un’ autonomia anche economica, basti osservare i progetti di microcredito e il successo che hanno presso le donne molto di più che presso gli uomini. Nel momento in cui abbiamo un’ autonomia e delle garanzie di formazione, scuola e sanità, si è già avviato un processo di grande cambiamento”, nella convinzione però che “l’ Africa uscirà da questa situazione da sola – ha aggiunto Mantica -, trovando formule politiche e sociali autonome e rispettose delle loro tradizioni e la donna può giocare un ruolo importante in questa soluzione. Noi possiamo accompagnarli, suggerendo delle soluzioni, ma dobbiamo smettere di pretendere di insegnare agli africani cosa devono fare”. “Non a caso – ha ricordato il sottosegretario – il rinascimento africano nasce con Nelson Mandela e Thabo Mbeki, i più grandi capi di Stato africani di questa epoca, ma nasce anche con Meles Zenawi in Etiopia, con Abdoulaye Wade in Senegal, con Abdelaziz Bouteflika in Algeria, cioè con persone che nel proprio Paese, seguendo le proprie tradizioni, stanno facendo un grande lavoro”. Tra i settori nei quali sarebbe più opportuno investire l’ eventuale Premio Nobel, Mantica segnala le attività di promozione del ruolo della donna, di informazione sul controllo della natalità e sulla sanità e in particolare sulla lotta all’ Aids.

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