a tre attiviste per la democrazia: Ellen, Leymah e Tawakkol

Il Comitato restituisce il premio alle donne

n1 - NOBEL PER LA PACE

n2 - NOBEL PER LA PACE        n3 - NOBEL PER LA PACE        n4 - NOBEL PER LA PACE
Ellen Johnson Sirleaf (Liberia)          Tawakkol Karman (Yemen)     Leymah Roberta Gbowee(Liberia)

Nobel per la pace a tre attiviste per la democrazia: sono due liberiane e una yemenita
Il premio Nobel per la pace 2011 è stato assegnato a Ellen Johnson Sirleaf, presidente della liberia, all’avvocatessa libeiana Leymah Roberta Gbowee, e all’attivista yemenita Tawakkol Karman. Leymah Gbowee, sugli ottanta anni, è una militante pacifista e non violenta che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese sino al 2203. Piccola, di carnagione chiara (per questo è soprannominata “rossa”), la Gbowee ha da poco pubblicato la sua autobiografia, “Mighty Be Our Powers: How Sisterhood, Prayer, and Sex Changed a Nation at War” (“La forza dei nostri poteri: come le comunità di donne, la preghier e il sesso hanno cambiato una nazione in guerra”). Tra le iniziative più note dell’attivista, di etnia Kpellè, nota anche come la “guerriera della pace”, va ricordato “lo sciopero del sesso”, un’iniziativa che costrinse il regime di Charles Taylor ad ammetterla al tavolo delle trattative per la pace”.
Ellen Johnson Sirleaf, attuale presidente della Liberia e prima donna a rivestire questo incarico nel continente africano è arivata al potere nel 2005, la “Signora di ferro” africana è impegnata nella ricostruzione del suo Paese, devastato da 14 anni di guerra civile. che ha fatto 250.000 morti. Di formazione economista, Master of Public Administration presso l’Università Harvard nel 1971, Johnson-Sirleaf parte in esilio a Nairobi, in Kenya, nel 1980, dopo il rovesciamento dell’allora presidente William Tolbert. Torna in patria solo nel 1985, per partecipare alle elezioni del Senato della Liberia, ma quando accusa pubblicamente il regime militare, è condannata a dieci anni di prigione. Rilasciata dopo poco tempo, si trasferisce a Washington e torna in Liberia solo nel 1997 nel ruolo di economista, lavorando per la Banca Mondiale e per la Citibank in Africa.
Corre per la prima volta alle presidenziali contro Charles Taylor nel 1997, ma raggiunge solo il 10% dei voti, contro il 75% di Taylor, che poi l’accusa di tradimento. Dopo la sua vittoria alle elezioni del 2005, Johnson-Sirleaf pronuncia uno storico discorso alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo paese a “divenire un faro splendente, un esempio per l’Africa e per il mondo di cosa può ottenere l’amore per la libertà.” Johnson-Sirleaf è madre di quattro figli (due vivono negli USA e due in Liberia) e ha sei nipoti, alcuni dei quali vivono ad Atlanta.
Dopo la sua vittoria alle elezioni del 2005, Johnson-Sirleaf pronuncia uno storico discorso alle camere riunite del Congresso degli Stati Uniti, chiedendo il supporto americano per aiutare il suo paese a “divenire un faro splendente, un esempio per l’Africa e per il mondo di cosa può ottenere l’amore per la libertà.” Johnson-Sirleaf è madre di quattro figli (due vivono negli USA e due in Liberia) e ha sei nipoti, alcuni dei quali vivono ad Atlanta.
Ha invece appena 32 anni, esattamente come quelli del potere del presidente yemenita Ali Abdallah Saleh, Tawakkol Karman è un’attivista yemenita per i diritti umani, divenuta in poco tempo la leader della protesta femminile contro il regime yemenita. Giornalista e fondatrice dell’associazione “Giornaliste senza catene” e militante nel partito islamico e conservatore Al Islah, primo gruppo di opposizione, Karman è una delle tre donne premiate oggi con il Nobel per la Pace. Nel gennaio di quest’anno era stata arrestata dalle autorità yemenite, costrette poi a rilasciarla sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone.
L’attivista yemenita Tawakkol Karman ha dedicato il riconoscimento alla “Primavera araba”. La 32enne leader della protesta femminile contro il regime di Ali Abdallah Saleh si è detta “felice e sorpresa” di avere ricevuto il Nobel per la Pace: “E’ un onore per tutti gli arabi, i musulmani e le donne. Dedico questo premio a tutti i militanti della primavera araba”, ha dichiarato Karman all’emittente araba Al Arabiya. Nel gennaio di quest’anno Karman era stata arrestata dalle autorità yemenite, costrette poi a rilasciarla sotto la pressione delle manifestazioni in suo sostegno, che hanno portato in strada migliaia di persone. Giornalista e fondatrice dell’associazione “Giornaliste senza catene”, è militante nel partito islamico e conservatore Al Islah,primo gruppo di opposizione.
07 ottobre 2011 http://notizie.tiscali.it
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Un segno del rafforzamento del ruolo delle donne nei paesi in via di sviluppo

n5 - NOBEL PER LA PACE

Sono la presidente liberiana Ellen Johnsonn Sirelaf, la connazionale Leymah Gbowee e la yemenita Karman – È questo il significato che il comitato del premio Nobel ha voluto dare all’assegnazione del prestigioso riconoscimento a tre coraggiose figlie dell’Africa di oggi. Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia, l’avvocatessa liberiana Leymah Roberta Gbowee- che lanciò una mobilitazione femminile contro la guerra civile-, e l’attivista yemenita per la democrazia Tawakkol Karman sono le vincitrici del premio Nobel per la Pace 2011.
Ellen Johnson, 72 anni, è la prima donna a guidare uno stato africano. Giunta al potere dopo 14 anni di guerra civile, tra pochi giorni si presenterà per un secondo mandato. La decisione di assegnare a lei il premio Nobel è destinata a generare polemiche nel suo paese, dato che negli anni 90 la Johnson appoggiò la violenta ribellione di Charles Tayolor contro l’allore presidente Doe, salvo poi presentarsi come avversaria di Taylor nelle successive elezioni presidenziali. La “guerriera della pace” Leymah Roberta Gbowee è famosa, tra l’altro, per aver guidato un’importante iniziativa “lo sciopero del sesso” nel suo paese che contribuì a mettere fine alla guerra civile e costrinse l’allora presidente Taylor ad ammetterla al tavolo delle trattative. L’ultima vincitrice, Tawakkol Karman è divenuta in poco tempo la leader della protesta femminile contro il regime yemenita. Giornalista e fondatrice dell’associazione “giornaliste senza catene”, quest’anno fu arrestata dalle autorità yemenite, ma fu rilasciata grazie all’importante mobilitazione popolare.
Annastella Palasciano http://www.newnotizie.it

ANSA-SCHEDA/ NOBEL: LIBERIA, PATRIA DEGLI EX SCHIAVI AMERICANI DAI SIGNORI DELLA GUERRA A UNA DONNA PRESIDENTE

– Nel ‘Paese degli uomini liberi’ e’ arrivato il premio Nobel per la pace. Cosi’ la Liberia, nota finora quasi solo per la sanguinosa guerra civile che l’ha devastata per 14 anni, passa alla storia anche per altro: per il prestigioso riconoscimento assegnato alla sua presidente, Ellen Johnson Sirleaf, primo capo di stato donna di un Paese africano. Un premio che ha suscitato le ire dell’opposizione, a quattro giorni dalle elezioni e che Winston Tubman, principale avversario di Sirleaf alle presidenziali di martedi’, ha definito inaccettabile e immeritato”. Nata dal sogno di ridare una terra a migliaia di neri, quasi un risarcimento per il rapimento e la schiavitu’ negli Stati Uniti, la Liberia si affaccia sul Golfo di Guinea, in quella che era chiamata la ‘Costa del pepe’. Nel 1822, l’American Colonization Society comincia ad inviare gli schiavi liberati nel territorio da poco comprato, 111.00′ chilometri quadrati, e nel 1847 la Liberia diventa una repubblica indipendente, con una costituzione modellata su quella Usa. La capitale viene denominata dapprima Christopolis e poi, dal 1825, Monrovia, in omaggio al presidente americano James Monroe che ne aveva incoraggiato la creazione. L’Inglese e’ la lingua ufficiale del piccolo Stato e gli schiavi liberati e i loro discendenti (circa il cinque per cento del totale della popolazione), per piu’ di un secolo e mezzo governano tenendo saldamente in mano l’economia e tutti i posti di potere, grazie all’ aiuto, fornito a piu’ riprese, degli Stati Uniti. Il diritto di voto ai nativi viene accordato solo dopo la seconda guerra mondiale. L’ ultimo rappresentante del potere afroamericano e’ il presidente William Tolbert, destituito e ucciso nel 1980 dal sergente Samuel Doe, divenuto poi dittatore e a sua volta trucidato nel 1990. Dal 1989 il Paese, circa 4 milioni di abitanti, passa attraverso una serie quasi ininterrotta di guerre civili e crisi. Doe viene rovesciato, nel 1990, da un colpo di Stato guidato da Charles Taylor. Lo stesso Taylor lotta per anni per il potere con altri gruppi di guerriglieri, nonostante l’ intervento di una forza di pace di diversi paesi africani. Una tregua consente, nel 1997, lo svolgimento di elezioni presidenziali e parlamentari, vinte da Taylor. Ma la guerra civile tra fazioni riprende fino alla tregua e alla formazione, nel 2003, di un governo provvisorio. Nell’ottobre 2005 si svolgono le prime elezioni libere e democratiche dopo 14 anni di guerra civile che danno la vittoria a Ellen Johnson Sirleaf, alla quale, oggi, e’ stato attribuito il premio Nobel per la Pace.(ANSA 07-OTT-11) www.ansa.it

Nobel Pace/ Tre donne premiate, ma quali sono i criteri?

n6 - NOBEL PER LA PACE

E’ morta appena dieci giorni fa Wangari Maathai, l’ecologista prima donna africana premiata dal Nobel: e il Comitato ‘restituisce’ un premio… alle donne. Ma a ben vedere e al di là dei commenti soddisfatti di circostanza, non si capisce bene il criterio con cui il Comitato di Oslo abbia deciso di premiare la presidente della Liberia, un’attivista liberiana e un’attivista yemenita. Che in comune hanno soprattutto il genere femminile. I premi condivisi non sono una novità: per fare solo qualche esempio Kofi Annan fu premiato con le Nazioni Unite; in tre presero il premio per la pace in Irlanda del Nord e in tre quello per gli accordi di Oslo fra israeliani e palestinesi (tutti uomini, peraltro). C’era però in quei casi una causa comune celebrata. Qui, la causa comune è platealmente assente, oppure così generica che coinvolge la metà della popolazione mondiale. Non è la primavera araba, per cui si potrebbe capire il premio alla attivista yemenita Tawakkol Karman ma non quello alle altre due. Non è specificamente dedicato alla Liberia, per cui si potrebbe capire il riconoscimento alla avvocatessa Leymah Roberta Gbowee e al presidente Ellen Johnson Sirleaf (che inoltre sta per affrontare di nuovo le urne, e il suo avversario ovviamente ha protestato a gran voce). Né è un riconoscimento alle donne africane, poiché c’è una yemenita. Alla lettera, il Comitato ha scelto “per la loro lotta nonviolenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto a partecipare ai processi di pace”. Ma perché proprio loro e non altre fra le centinaia di migliaia di donne che si impegnano in questa causa planetaria? Impazzano le interpretazioni. “E’ un premio per tutto il popolo liberiano” ha detto Sirleaf. “E’ un premio per le donne africane” ha detto Gboowee. “E’ un premio per la rivoluzione yemenita” ha detto Karman. Amnesty se la cava ricalcando il Comitato e dicendo che è un premio alla lotta per i diritti delle donne. Si rallegra il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per cui “non poteva esserci scelta migliore. E’ un simbolo del potere delle donne. Prima di tutto, rappresenta il ruolo vitale che le donne giocano nell’avanzamento della pace e della sicurezza e dei diritti umani”. Viene da chiedersi come sarebbe visto un premio a tre uomini di nazionalità varie del sud del mondo per la loro, generica, “lotta verso l’avanzamento della pace e dei diritti umani”. Certamente le statistiche sono dolenti. Dopo l’attribuzione dei premi di questo anno 2001, a fare i conti si vede che il Nobel è stato assegnato 807 volte a uomini, 44 volte a donne e 23 volte a organizzazioni. Le donne premiate in realtà sono 43: la prima della storia, Marie Curie, vinse nel 1903 con il marito Henri Becquerel per la fisica e nel 1911 in chimica. La figlia, Irène Joliot-Curie, fu onorata del premio nel 1935 per la Fisica. Quindici donne, ad oggi, hanno vinto il premio per la Pace: proporzione enorme sul totale di 43. Dodici hanno vinto in Letteratura (fra cui Grazia Deledda). Dieci in Medicina (fra cui Rita Levi Montalcini), quattro in Chimica, due in Fisica e solo una, nel 2009, in Economia, l’americana Elinor Ostrom. Ma quello fu un anno speciale, con ben 5 donne premiate. (Aqu 07-OTT-11 – TMNews)
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