di Antonino Calabrese
Cara Wanda, quando ho saputo che avevi cominciato lo sciopero della fame, non ho chiesto il perché, ho solo pensato che il motivo non poteva che essere nobile e giusto. Quando poi, ti ho sentita al telefono, ne ho avuta la conferma. Il tuo digiuno quale estrema manifestazione di dignità, contro la discriminazione delle donne e dei più deboli in generale. Una dignità che accetta l’aiuto, ma rifiuta l’elemosina. Una dignità che rende grande chi la incarna. Per questo ti dico non mollare. Rischiare, o addirittura perdere la vita per affermare un ideale non è cosa nuova, ma sempre importante e significativa. Seguire le orme di Socrate, Gesù, Giordano Bruno, Gandhi o Yan Palach, non è cosa da poco. Allora, non mollare. Uso queste pagine per dirtelo, perché questo giornale l’abbiamo fatto nascere insieme, con difficoltà ma anche con impegno e determinazione. Oggi quell’impegno e determinazione sei costretta a rivolgerli contro te stessa, perché la tua sofferenza sia stimolo di riflessione ed anche un atto di accusa. Oggi ti trovi, dopo tanti anni di militanza nel nostro Partito, a dover affermare così drammaticamente ciò che hai sempre dato per scontato. Il rispetto delle persone prima di tutto. Anche nei momenti più difficili, non bisogna mai dimenticare che prima di tutto ci sono le persone. Allora, proprio perché siamo persone, cara Wanda, ti dico ancora una volta, non mollare, intendimi bene, non mollare la tua vita, sei troppo più importante da viva, vegeta e determinata come sempre. Con stima ed affetto.
Antonino
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