Nella rivista “Education post secondaire” ho letto un articolo il cui titolo ispira di per sé alcune riflessioni: I professori del futuro: “Sacro fuoco… nervi d’acciaio”
Il nucleo del discorso è la necessità della formazione di una categoria di educatori che possa affrontare una società in continua trasformazione. La questione non è nuova; si presenta ad ogni svolta epocale. Sempre si ripete che la società è cambiata, che ci sono nuove priorità. E le priorità cambiano a seconda della classe politica al potere. Secondo gli uni si tratta di mirare agli obiettivi culturali, secondo gli altri si devono privilegiare gli obiettivi sociali.
La verità potrebbe stare nel mezzo. Se, come afferma Erasmo da Rotterdam, non si nasce uomini, ma lo si diventa attraverso l’educazione, la scuola dovrebbe riappropriarsi di questa nozione antica. Dovrebbe cioè formare degli esseri umani capaci di stabilire relazioni con gli altri, ma al tempo stesso coscienti della loro identità, della loro dignità, del loro ruolo insostituibile nella storia. E questo dovrebbe essere possibile a tutte le età.
In questo rinnovato contesto gli esami per i docenti potrebbero essere sostituiti con seminari di scambio di esperienze e di materiale, coordinati dal Ministero. Questa sinergia migliorerebbe la qualità dei rapporti umani e delle Istituzioni.

Antonia Chimenti
pubblicato su “L’Express”, Toronto, semaine du 13 au 19 mars, 2001

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