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 VIOLENZA E GREEN ECONOMY STANNO CAMBIANDO IN MONDO

Di fronte alle evidenti ingiustizie del sistema economico utilitaristico e agli effetti nefasti della combustione del petrolio e dei suoi derivati, il mondo si sta ribellando. Le politiche di austerità e una tassazione sempre più alta non sono più sopportabili; così nella pacifica Francia è bastato un messaggio di una signora pubblicato su Internet contro l’aumento del prezzo dei carburanti per scatenare manifestazioni in tutto il Paese, con l’adesione di migliaia di persone. La signora Jacline Mouraud, bretone di 50 anni, suona la fisarmonica e fa l’ipnoterapeuta. Per arrivare a guadagnare mille euro al mese fa la sorvegliante anti-incendio e spende quasi la metà dei suoi proventi in carburante per spostarsi in auto. La sua protesta contro gli aumenti decisi dal governo è passata dalla rete alle piazze, i social network hanno fatto da cassa di risonanza, e così in decine di migliaia sono scesi in piazza. Si tratta di un movimento spontaneo, non organizzato, senza partiti né sindacati, condiviso dalla maggioranza della popolazione. Si riconoscono nell’indossare un gilet giallo fosforescente (“gilets jaunes”), lo stesso che si usa in caso di incidente stradale. In questo modo i manifestanti vogliono segnalare al governo che sta sbagliando strada e che il popolo non è più disposto ad accettare politiche di austerità. Se il movimento riuscirà ad impedire l’infiltrazione di gruppi violenti e politicamente schierati come gli estremisti di destra e di sinistra, sarà ascoltato e potrà porre un freno alle politiche di austerità. I sondaggi fatti in Francia gli attribuiscono l’appoggio della maggioranza della popolazione. Secondo l’Institut d’Edutes Marketing et Opinion, il movimento dei “gilet gialli” è sostenuto dal 62% degli operai, dal 50% dei pensionati, dal 56% dei disoccupati ed anche dal 29% dei benestanti. L’altra grande questione al centro del dibattito mondiale riguarda il superamento delle tecnologie che utilizzano combustibili fossili inquinanti come il carbone e il petrolio. È ormai evidente che i gas generati quotidianamente dalla combustione di enormi quantità di idrocarburi stanno creando problemi al sistema climatico. Le differenze sempre maggiori tra correnti di aria calda e correnti di fredda stanno accelerando la violenza dei venti e delle piogge con effetti disastrosi sugli insediamenti urbani e sull’ambiente. Con le innovazioni tecnologiche oggi disponibili, come i motori ibridi ed elettrici, la capacità di produrre energia rinnovabile dal sole e dal vento, e l’utilizzo delle fonti geotermiche, si potrebbe superare l’era del petrolio nel giro di un paio di decenni. Con una drastica riduzione della combustione da idrocarburi ed una conseguente riduzione delle emissioni di gas di scarico. L’umanità e il pianeta ne trarrebbero grande giovamento. Quello a cui stiamo assistendo è però la resistenza dei poteri forti, che hanno in mano il mercato del carbone e del petrolio e che ricorrono alla speculazione pur di mantenere alto il prezzo dei carburanti da idrocarburi. Sono talmente determinati nel difendere il loro monopolio di mercato da essere pronti a scatenare delle guerre pur di mantenerlo. A questo proposito, gli scontri che si stanno verificando in Ucraina sono comprensibili solo all’interno di uno scenario dove si combatte per il predominio delle forniture di gas all’Europa. La buona notizia è che l’umanità, la gente di buona volontà, mantiene e cresce nella capacità di solidarietà ed empatia. Tanto più le persone sopravvivono a situazioni di sofferenza, tanto più si mostrano disponibili ad aiutare, curare e prestare attenzione agli altri. Emblematica la storia di Norberto De Angelis, un campione di football americano che, dopo aver subito un incidente che gli ha spezzato la schiena e un’operazione chirurgica per un tumore maligno, ha moltiplicato le sue imprese sportive per aiutare, incoraggiare e sostenere le persone in condizioni di disabilità. Così vince l’umanità. Buona settimana a tutti!

Editoriale di Antonio Gaspari

Frammenti di Pace

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