Non sono sola stanotte,
siamo in tre,
il ricordo di te, la mia solitudine
ed io, a spiare
la scia delle Perseidi che il firmamento
accende.
No, non sono le lacrime del Santo
che piange
sopra la sua sventura,
non sono le scintille che sfavillano
e crepitano
intorno alla sua brace, sono polvere
di stelle, le stelle degli inganni:
quei desideri non s’avverano
mai!
FOSTI SOGNO
Fosti sogno e svaporasti come l’azzurro
fumo della tua sigaretta. Parole
di miele e magici filtri per trattenerti
non ebbi, così sospesi il cuore
il giorno che partisti (era il ventuno
marzo) e l’ultimo bacio alle mie labbra
rosse rubasti. Ma non strappai la pagina
del calendario, la cerchiai di sangue,
e avanti, poi, più non andai:quello per me
non fu giorno di primavera.
DOPO L’ESTATE
Era di primavera ed il mondo girava
per il verso giusto quando la bocca
dal primo bacio fu sorpresa e mi colse
la vertigine inattesa. Ristetti,
a quell’amore abbarbicata,
come il convolvolo blu fiorito al muro,
come il male brutto al devastante cancro.
Già incanti sfolgoravano
negli occhi, ed i gabbiani bianchi
in sospensione, fra cielo e terra e mare,
confetti mi parevano, candidi di sposa.
Poi giugno passò e luglio e agosto;
di quel bacio restò solo un ricordo,
di quell’amore (che amore non fu,
ché fu crudele) più nulla restò
dopo l’estate.
Francesca Santucci
dalla silloge poetica “San Valentino”, Carta e penna editore, gennaio 2005
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