Il 17 aprile è partita la campagna OGM di Greenpeace in tutto il mondo. Lo scopo è sensibilizzare i consumatori con azioni dirette e informazioni. Le colture OGM oggi sono essenzialmente quattro: mais, soia, cotone e colza. Il mais GM ha già contaminato la “patria” del mais, il Messico, che è il centro di diversità di questa coltura. La colza GM ha generato super infestanti ed ha reso praticamente impossibile la coltivazione biologica di colza in Canada. Colture GM ad uso farmaceutico vengono coltivate a cielo aperto negli U.S.A. Una mobilitazione enorme di consumatori europei e di associazioni ambientaliste ha tenuto a bada gli OGM in Europa durante gli ultimi otto anni. La perdita di mercato degli OGM è costata miliardi di dollari e ha spinto lo scorso anno gli U.S.A. ad inoltrare al WTO una protesta formale nei confronti dell’Unione Europea per la sua politica sugli OGM. Sfortunatamente i Governi europei e la Commissione Europea sembrano essersi piegati sotto la pressione congiunta di una potente industria biotech, dell’amministrazione Bush e del regime del “mercato forzato” imposto dal WTO. Infatti, purtroppo, circa 500 piante di mais Ogm e più di 2.000 piante di colza transgenica per ettaro saranno autorizzate, in base ad una proposta di direttiva della Commissione Europea, che stabilisce delle soglie minime per la presenza accidentale o tecnicamente inevitabile dei semi geneticamente modificati in altri prodotti. Questa direttiva, che dovrebbe essere adottata dal collegio dei Commissari a fine maggio, potrebbe autorizzare dallo 0,3 allo 0,7% di Ogm nelle sementi convenzionali o bio senza neanche che gli agricoltori stessi ne siano informati. Solo una maggioranza qualificata (due terzi) degli Stati potrebbe impedire l’adozione di questa direttiva, che va totalmente contro tutte le promesse della Commissione in materia di trasparenza, principio di precauzione e libertà di scelta per i consumatori. Anche la Coldiretti, la più grande associazione agricola europea, ha espresso analoghe preoccupazioni su questa direttiva. Contrariamente a quanto affermano le aziende biotech, l’ingegneria genetica non è uno strumento di precisione che semplicemente velocizza le tradizionali tecniche agricole: è, infatti, una tecnologia in massima parte non collaudata che infrange le barriere naturali mescolando geni tra specie diverse che non si incontrerebbero mai spontaneamente in natura. L’attuale conoscenza dell’ingegneria genetica è estremamente limitata; nonostante le montature propagandistiche delle aziende biotech, gli scienziati ignorano gli effetti a lungo termine dell’introduzione di questi imprevedibili organismi nell’ambiente o nella nostra dieta.
Dimentichiamo anche la retorica secondo la quale gli OGM risolverebbero la fame nel mondo. Le attuali colture transgeniche sono coltivate per vendere pesticidi e allevare maiali, polli e mucche, nella parte ricca del mondo; circa l’80% della soia GM viene usata nella mangimistica. Tutte le fantastiche colture GM di cui si sente parlare nei media sono soltanto frutto della strategia di comunicazione delle industrie del transgenico. Nessuna di queste “speranze” transgeniche sarà pronta per la coltivazione commerciale per i prossimi cinque o dieci anni. Dovremmo basare la nostra legislazione sui potenziali benefici per i consumatori e per l’ambiente degli OGM che forse appariranno in futuro, o sul merito di quelli coltivati oggi? Le attuali colture OGM non offrono assolutamente nessun beneficio ai consumatori, ai contadini e all’ambiente in nessuna parte del mondo, ma arricchiscono le multinazionali che li sviluppano e li brevettano. Ad una sola compagnia, la multinazionale a maggioranza U.S.A. Monsanto, fa capo il 90% di tutte le colture OGM. Questa è la stessa compagnia che inventò, e produsse in grande quantità, i PCB, sostanze chimiche estremamente tossiche che hanno inquinato uomini e animali in tutto il mondo. Decine di anni dopo la loro messa al bando, è possibile ancora trovare tracce di PCB nel latte che le madri offrono ai loro figli nella speranza di assicurare la loro salute futura. Monsanto è stata anche una delle compagnie che produsse l’Agente Arancio della guerra del Vietnam, prima di gettarsi sugli ormoni OGM per le mucche (largamente usati negli U.S.A., vietati in Europa) dei quali la Monsanto è l’unica produttrice mondiale. La Monsanto iniziò a brevettare colture OGM durante gli anni ’90 con l’intento di incrementare le vendite del suo erbicida Roundup. Con una storia passata che la proclama una dei principali inquinatori al mondo, ci si può fidare ad avere prodotti Monsanto sul piatto o sul tuo campo? Il Brasile è l’unico tra i maggiori produttori mondiali di soia ad essere rimasto ancora per la maggior parte non OGM. Negli ultimi anni, semi transgenici illegali della Monsanto sono stati contrabbandati nel sud del Brasile e del Paraguay dall’Argentina, dove ormai tutta la soia è OGM. Se i contadini brasiliani dovessero aprire agli OGM, i consumatori di tutto il mondo non avrebbero più per molto tempo il diritto di scelta e le multinazionali guadagnerebbero ancora più potere sulla distribuzione di cibo. E’ molto importante lavorare con i contadini e i consumatori locali per rifiutare questi semi. Altri sviluppi importanti si stanno verificando in Cina, il più grande importatore di soia dopo la UE. La semina di sia GM è ancora vietata in Cina, che è il centro di diversità per la soia. I consumatori cinesi stanno acquisendo consapevolezza riguardo la contaminazione genetica dei loro cibi e Greenpeace sta lavorando per impedire che la soia importata contamini le varietà tradizionali cinesi di soia. La battaglia per la soia è essenziale, dato che i due terzi degli alimenti confezionati reperibili nei supermercati può contenere soia, oltre ad essere di gran lunga la coltura transgenica più coltivata nel mondo. Con circa la metà dell’intera produzione mondiale di soia già transgenica, per i consumatori sta scadendo il tempo per affermare il proprio diritto di respingere cibi OGM e per evitare la contaminazione dei campi. Perdere la battaglia della soia non solo renderà estremamente difficile respingere i cibi GM, ma potrebbe anche spianare la strada a ulteriori prodotti transgenici. Dal 17 aprile volontari di Greenpeace Italia, in più di 20 città italiane, si sono trasformati in detectives e stanno monitorando tutti i supermercati alla ricerca di prodotti etichettati OGM, secondo la nuova legge. C’è bisogno, però, dell’aiuto di tutti e il comune consumatore può contribuire, rifiutando i cibi OGM e richiedendo quelli non OGM. I sondaggi hanno ripetutamente mostrato che la maggioranza dei consumatori europei non vogliono cibi OGM nei loro piatti. Se un consumatore compra inconsapevolmente un prodotto etichettato OGM, dovrebbe chiedere al suo negoziante di cambiarlo con un prodotto non OGM oppure chiedere un rimborso. Milioni di tonnellate di soia GM vengono introdotti nella catena alimentare senza che se ne abbia notizia, dato che i prodotti finali (carne, latticini, uova) non necessitano un etichetta a riguardo. In risposta a questo Greenpeace sta conducendo ricerche attraverso l’Europa per identificare quali prodotti e marche utilizzano colture OGM e per rendere queste informazioni disponibili ai consumatori.

Caterina Di Francesco

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