beha - OLIVIERO 
 BEHA

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“Il coraggio – ha detto Don Abbondio – se uno con ce l’ha non se lo può dare. Io che invece ce l’ho non me lo posso togliere” . “Da pulce che dava fastidio al sistema, da piccolo Davide contro il gigante Golia mi è stata tolta anche la fionda…” OlivieroBeha (19 marzo 2006 intervista a Gr Parlamento).

«Francamente, con tutto il bene che gli voglio, non capisco come possa Oliviero Beha pensare di lavorare ancora in televisione, o alla radio, o in un giornale mediogrande se continua a scrivere libri come questo.»
Marco Travaglio

Le cose accadono sempre più in fretta. Il pianeta, e il pianeta Italia, cambiano alla velocità del suono. La voce di un polemista di lungo corso del giornalismo italiano coglie e interpreta gli eventi che hanno segnato l’ultimo decennio attenendosi a un unico principio: il racconto più onesto possibile della realtà. Bush e Blair, il protocollo di Kyoto, l’11 settembre e la guerra in Iraq, gli ecoproblemi: ma se lo scenario mondiale induce a formulare ipotesi allarmanti, certo non si può trarre conforto neppure dallo spettacolo offerto dal nostro paese. Anzi, l’Italia raccontata in queste pagine sembra prigioniera di un movimento statico, per non dire che rimane ferma o, addirittura, che va all’indietro: nell’etica, nel senso civico, nella cultura, nella ricerca scientifica, nella modernizzazione, nel valorizzare il ruolo dei giovani e delle donne, nel costruire la propria classe dirigente. E il fallimento dello sport fa da specchio a ben altri fallimenti. In un resoconto che parte dallo scontro di dieci anni fa tra Berlusconi e Prodi – nel segno di un maggioritario imperfetto – per arrivare, oggi, alla sfida di Prodi contro Berlusconi con un maggioritario proporzionalizzato in extremis, non si tratta solo di chiedersi quale sarà il nostro destino dopo il voto della primavera 2006, ma soprattutto di rivedere ciò che sta dietro a termini come «destra» e «sinistra», in politica come nella società civile. Si tratta di ripensare i valori, i programmi, le priorità, i significati. Per capire come si può riscattare un paese sempre meno pensante, e meno allegro. Sempre più borghesuccio e reazionario. In questo diario minimo del nostro precipizio, Oliviero Beha combatte ancora una volta la sua battaglia contro la cattiva informazione, strumentale e asservita, e rivendica il ruolo cruciale del giornalismo vero, che non si piega alla necessità di schierarsi e neppure si lascia trattenere dall’autocensura politicizzata. Anche a costo di accettare l’esclusione, la ghettizzazione, a opera della stampa e della tv di regime. Anche a costo di far fare a chi lo pratica la figura dello spaventapasseri.

BIOGRAFIA
Oliviero Beha, nato a Firenze nel 1949, è uno dei più noti giornalisti italiani e ha lavorato e scritto, fra gli altri, per TuttoSport, Paese Sera, Repubblica, Rinascita, Il Messaggero, Il Mattino, L’Indipendente. Nell’ambito della sua attività televisiva, iniziata nel 1987, ha condotto su Raitre Va’ pensiero insieme ad Andrea Barbato; nel 1991 ha realizzato Un terno al lotto e nel 1995 ha firmato e condotto Video Zorro. Fra le trasmissioni radiofoniche ricordiamo Radio Zorro (il programma di servizio di RadioRai più premiato negli ultimi anni), Radioacolori e Beha a colori. Più volte premiato come giornalista, Oliviero Beha è autore di testi teatrali rappresentati, di numerosi saggi e di raccolte di poesie, che hanno ottenuto diversi riconoscimenti: All’ultimo stadio (Selezione Bancarella), Anni di cuoio (Premio Chianciano), Inverso (Selezione Viareggio, Premio Biella), Ripercussioni (Premio Capua-Mediterraneo). Per Marco Tropea Editore ha pubblicato nel 2004 il romanzo Sono stato io. Nel 2005 sono usciti Crescete & prostituitevi (BUR) e Trilogia della censura (Avagliano). Dall’autunno 2001 è docente di Sociologia della comunicazione alla facoltà di Architettura Valle Giulia dell’Università la Sapienza di Roma.

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