di Maria Antonietta Pirrigheddu

Quarto: onora il padre e la madre.
Ma quando si è tenuti a rispettare questo comandamento? In qualunque caso? Oppure solo quando il padre e la madre siano degni di questo nome? E ci si deve sentire in colpa se non si riesce a nutrire amore nei confronti di un genitore pessimo?
Qualunque risposta daremo, ci troveremo a girare in tondo.
Tutto cambia, invece, se proviamo a dilatare un pochino i nostri orizzonti mentali, affacciandoci oltre l’insegnamento ufficiale.
I genitori carnali sono solo l’ultimo anello della lunga catena da cui deriva la nostra esistenza. La prima vera madre è la Terra, e il vero nostro padre è il Cielo. Cosa sia la Terra lo sappiamo, ma solo in parte: dimentichiamo spesso che la Terra è la Madre dei viventi, è tutto ciò che ha vita. Cosa sia il Cielo è più difficile da conoscere. “Cielo” viene da coelum, la stessa radice di celare: è ciò che è celato, nascosto alla coscienza. Cielo è l’infinito che si estende oltre la comune percezione quotidiana.
Terra e Cielo: uno esiste in funzione dell’altra. Il Cielo è l’energia che permette la sopravvivenza della Terra e di ogni suo figlio. Senza l’attenzione del Cielo la Terra non potrebbe sussistere. La Terra, a sua volta, è ciò che feconda il Cielo: poiché è proprio dalla Terra – e da tutte le “Terre” – che il Cielo riceve l’amore di cui ha bisogno per evolvere.

Perciò vale poco onorare il padre e la madre se si è insensibili e irrispettosi nei confronti dei Primi Genitori: della Terra, della vita, di se stessi, di ciò che ci circonda e quindi di Dio. L’interpretazione ufficiale del quarto comandamento, focalizzando la nostra attenzione su quanto ci sta vicinissimo e in certo senso ci appartiene (i genitori carnali), di fatto riduce enormemente la nostra responsabilità di uomini che fanno parte di un tutt’Uno assai più esteso del nucleo familiare.
Se ci avessero insegnato che siamo figli di un padre e di una madre più grandi di quelli che siamo abituati a riconoscere, ci sarebbe più facile capire che anche il concetto di “figlio” va inteso in senso molto più largo: perché nostro figlio è davvero non solo ogni bambino del mondo, ma anche ogni creatura che si trovi ad aver bisogno delle nostre cure.

Maria Antonietta Pirrigheddu
http://www.lunadivetro.it

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