Il Panettone è il dolce di Natale leggende locali ne officiano la creazione ma ha una storia che comincia, seppure inconsapevolmente, dall’uguaglianza del 25 dicembre, quando ricchi nobili privilegiati, mangiavano, solo per un giorno, a Milano, lo stesso pane del Popolo. Il consiglio della Dr.ssa Carola Marangelli, nutrizionista di Montesilvano.
Le origini del panettone sono ammantate da storie e leggende, più o meno romantiche, che non tradiscono l’antropologia milanese, come quella di Messer Ughetto degli Atellani, falconiere innamorato di Algisa, figlia del fornaio, che per conquistarla si fece assumere a bottega come garzone dal padre e creò un nuovo dolce con farina, uova, burro, miele e uva sultanina. Grande successo economico e d’amore, gli innamorati si sposarono e vissero felici e contenti.
Alcuni fanno risalire le origini del Panettone ad uno sguattero che lavorava nella cucina di Ludovico il Moro. Quando si bruciò il dolce del pranzo di Natale fu appunto Toni a suggerire al cuoco di rimediare con un manicotto da lui cucinato con gli avanzi di cucina. Così lo sguattero salvò il pranzo dei nobili e anche il cuoco che esclamò: “L’è ‘l pan del Toni”, poi divenuto il panettone.
Le origini sono meno teatrali e più ecumeniche, legate a un’antica consuetudine medioevale, come tutte quelle italiane, del resto. A Natale la famiglia si riuniva intorno al focolare attendendo che il pater familias spezzasse “un pane grande” e ne porgesse un pezzo a tutti i presenti in segno di comunione.
Un particolare storico successivo al Medioevo è molto interessante: ai fornai di Milano fu vietato impastare il pane dei ricchi e dei nobili, quello bianco, come imponevano gli antichi statuti delle corporazioni, con un’unica eccezione: il giorno di Natale. Aristocratici e plebei potevano consumare, il 25 dicembre, lo stesso pane, regalato, manco a pagarlo, dai fornai ai loro clienti. Insomma il panettone si rivela il primo dolce democratico e testimonia che le pari opportunità furono offerte per prime dai fornai.
Il Pan di scior o pan de ton, è il pane di lusso, di puro frumento, farcito con burro, miele e zibibbo.
Fu la Repubblica Cisalpina, quella di Napoleone, a sostenere l’attività degli artigiani e dei commercianti milanesi favorendo l’apertura dei forni e durante l’occupazione austriaca, il panettone diventò l’insostituibile protagonista di un’annuale abitudine: il governatore di Milano, Ficquelmont, era solito offrirlo al principe Metternich come dono personale.
Una curiosità è il panettone di San Biagio, usanza milanese, che vuole sia conservato un pezzo di panettone del pranzo di Natale fino al 3 febbraio, come gesto propiziatorio contro i mali della gola e raffreddori, secondo il detto milanese “San Bias el benediss la gola e el nas (San Biagio benedice la gola e il naso)”.
“Oggi il panettone non è più un lusso ma una piacevole tradizione” interviene la dr.ssa Carola Marangelli nutrizionista e dietologa, “non deve mancare sulle tavole delle feste di fine anno, per coloro che cercano l’antica ricetta, quella autentica, con gli ingredienti che si usavano nel passato, la possono trovare nel negozio biologico di fiducia”
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