(ANSA) – MILANO, 7 MAR – Trecento donne di Kabul hanno imparato a leggere, a scrivere, a far di conto, hanno imparato un lavoro artigianale e ricevuto anche un contributo in denaro per avviare un’attivita’ grazie ai due centri cittadini creati alcuni mesi fa da Pangea-onlus. Ora altre 100 donne potranno avere a disposizione nella capitale afghana anche un consultorio sanitario con la presenza di una ginecologa, grazie al ‘Progetto salute donna’, che coinvolge Pangea e Cgil. Lo hanno presentato questa mattina, nell’ambito delle manifestazioni in occasione dell’8 marzo, Graziella Carneri, responsabile delle politiche sociali della Camera del Lavoro di Milano e Luca Lo Presti, presidente di Pangea, fondazione non profit nata nel 2002 che opera in situazioni di post-emergenza, portando progetti di pace in zone che hanno conosciuto la devastazione della guerra. La situazione della donna in Afghanistan – come ha spiegato Lo Presti – non e’ migliorata dopo la guerra e la cacciata dei talebani. Soltanto a Kabul c’e’ un timido tentativo di emancipazione, ”ma i mariti continuano a essere violenti e non riconoscono alla moglie alcun diritto al di fuori della loro volonta’. Fuori dalla capitale la situazione e’ ancora peggiore, la vita e’ a carattere tribale, soprattutto nelle grandi regioni di Herat e di Kandhahar. Solo a Kabul, ad esempio, e’ consentito alle donne di lasciare il burqa, ma moltissime continuano a portarlo perche’ lo vivono come una protezione”. L’azione di Pangea e’ come una goccia nel mare, perche’ con i due centri aperti alla periferia della capitale (un terzo verra’ aperto nei prossimi mesi) e’ riuscita a coinvolgere circa 300 donne, in una citta’ che conta circa 3 milioni di abitanti. ”Ma e’ di buon augurio – ha detto Lo Presti – il fatto che i mariti di 17 di esse hanno accettato di mettere per iscritto il permesso alle mogli di frequentare i centri. Diciassette – ha sottolineato il presidente di Pangea -, cioe’ un numero meno che esiguo. Ma e’ anche questo un inizio”. Il progetto con Cgil, prevede che con una campagna nei luoghi di lavoro, sia fra gli operai che fra la dirigenza, si raccolgano i 115 mila euro necessari a portare presso i Centri Pangea di Kabul ”un consultorio sanitario, con l’invio – ha affermato Graziella Carneri – di una ginecologa italiana che faccia anche formazione di personale locale e sia di supporto alle famiglie di quelle donne. Nella convinzione – ha aggiunto la sindacalista della Cgil – che la condizione della donna e’ un po’ la cartina di tornasole del grado di democrazia di un Paese e che quindi la nostra azione contribuisca a far nascere il sentimento democratico”.
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