Il nuovo vocabolario Rocci greco-italiano
Intervista con Mauro Spinelli, titolare della Società editrice Dante Alighieri che lo edita da sempre.
La storia del Vocabolario greco-italiano Rocci non è da tutti conosciuta, anche se l’opera è croce e delizia degli studenti italiani da almeno sei o sette generazioni. Questo robusto e autorevole strumento di studio si deve al lavoro e alla competenza di un padre gesuita originario di Fara Sabina, Lorenzo Rocci, appunto. Da alcuni mesi il Rocci è giunto in libreria in una nuova edizione riveduta e aggiornata. Ne parliamo con Mauro Spinelli, amministratore unico della Società editrice Dante alighieri, che da sempre edita il più famoso vocabolario greco-italiano delle nostre scuole.
Dottor Spinelli, ma che cosa c’è da aggiornare nel vocabolario di una lingua morta?
Premesso che la prima stesura risale al 1939, che una seconda edizione fu portata alle stampe nel 1941 e che l’edizione definitiva è del 1943, va detto che “il Rocci” è rimasto immutato per oltre settant’anni. L’odierna revisione, completa, è frutto di un lavoro serissimo e approfondito, per niente approssimativo. Oltre all’aggiornamento grafico, le traduzioni dei vocaboli sono state riportate nell’italiano attuale, in quanto il lavoro di padre Rocci risentiva evidentemente della lingua degli anni trenta.
Lo studio di padre Rocci venne alla luce in anni importanti per la nostra storia, in piena guerra, quando forse le urgenze della società erano diverse. Come riuscì a dedicarsi sistematicamente al suo lavoro con la pazienza tipica degli uomini di chiesa e soprattutto che cosa sappiamo di lui?
Non moltissimo. Era un personaggio molto riservato, il classico studioso. Il suo metodo di lavoro consisteva nella redazione di una scheda per ciascun vocabolo, che veniva riempita a mano. In realtà la sua impresa inizia con il secolo ventesimo; impiegò ben 35 anni per arrivare all’edizione del 1939, e va detto comunque che disponeva di una ventina di aiutanti. Posso raccontare un aneddoto del 1941, quando l’Italia era in guerra già da un anno: c’era carenza di piombo e bisognava stampare la seconda edizione. Ricordiamo che i metodi di stampa dell’epoca consistevano nella creazione delle pagine lettera per lettera, montate al contrario sulla matrice. Bene, arrivati a metà vocabolario, i tipografi si accorsero di non avere più piombo disponibile. E così smontarono tutte le matrici della prima metà per rimontarle e realizzare la seconda. Anche i tipografi del tempo erano autentici geni!
La Società editrice Dante Alighieri è l’unica casa editrice del Rocci, fin dalla prima edizione. Lei dunque ha ascoltato dunque questi aneddoti da suo padre e da suo nonno…
Sì, anche se mio nonno acquistò la Società nel 1952, quando padre Rocci era mancato già da due anni. Questi racconti mio nonno li apprese dai precedenti proprietari.
Altri aneddoti?
La prima edizione fu donata in tre copie speciali, rilegate in pelle bianca, al re, a Mussolini e a Papa Pio XII, che ringraziò padre Rocci con una lettera personale, nella quale definiva il suo lavoro “non un semplice manuale scolastico”, ma un’opera caratterizzata tale ampiezza di dottrina “nuova e recondita”, “da spiccare fra quanti simili libri si sono pubblicati finora in Italia”. Il Rocci è infatti un’enciclopedia più che un vocabolario, non si limita alla definizione alla traduzione dei lemmi, ma aggiunge una quantità di notizie diverse…
Questo ha creato difficoltà ai nuovi curatori?
Un esempio. Per tradurre un termine relativo a una moneta, Rocci ne dava anche il controvalore in lire. Informazioni come queste sono state abolite, per la difficoltà di… trasferirle ai tempi nostri
Intende dire che per i nostri tempi più stringenti, per le esigenze degli studenti di oggi, questo eccesso di informazioni per ogni termine poteva risultare un difetto più che un pregio?
Sì, e proprio in questo spirito hanno lavorato i nuovi curatori. Va detto poi che non ci siamo limitati ad un lavoro redazionale. Abbiamo chiesto aiuto ad un architetto e a due ingegneri informatici per rendere l’opera consultabile anche in formato digitale. Oggi, chiunque dispone di un Vocabolario Rocci greco-italiano trova all’interno del volume un codice alfanumerico che, digitato sul sito www.societaeditricedantealig… gli consentirà di avere disponibile in pochi istanti il vocabolario anche sul proprio pc, facilmente consultabile per i compiti a casa Sempre sulla via di una maggiore consultabiltià, va detto poi che sta per vedere la luce, proprio in questi giorni, quello che gli studenti già chiamano “il Roccino”: il Rocci Esagoghé o Starter (in greco “Esagoghé” significa “Inizio”) espressamente pensato per quei ragazzi che si avvicinano per la prima volta allo studio della lingua, con un apparato di vocaboli elementari.
Ma quali sono le più importanti novità della nuova edizione aggiornata?
Padre Rocci enumerava i vari significati di un vocabolo in ordine storico, cronologico. Oggi si danno invece i significati in relazione alla loro frequenza di utilizzo: un approccio decisamente più funzionale. Dobbiamo parlare poi della nuova veste grafica che offre maggiore leggibilità, anche grazie alle nuove tecnologie: prima il carattere a piombo tendeva col tempo a schiacciarsi, sicché lettere uscivano “impastate” e sempre meno leggibili…
Quanti anni sono stati necessari alla revisione attuale?
Premesso che la tecnologia progredisce rapidamente e che una delle priorità era riportare la versione cartacea in quella digitale con programmi specifici che cambiavano continuamente, abbiamo dovuto per questo cambiare anche la squadra dei linguisti. Alla fine siamo approdati ad un gruppo di cinque greciste capitanate da Eleonora Mazzotti, che hanno impiegato otto anni di lavoro.
Un dubbio epocale, che prende forma di una domanda politically scorrect, soprattutto rivolta a lei, dottor Spinelli. A che serve il greco oggi?
A che serve fare il marine? A formare il carattere e superare le difficoltà.
Il greco come una scuola di sopravvivenza?
Le scuole di sopravvivenza forgiano il fisico, il greco la mente.
Preferirei pensare al greco come al patrimonio di base della nostra civiltà, del nostro modo di pensare, non solo di parlare
Certo, anche perché i greci erano davvero eccezionali: per ogni situazione creavano dal nulla una parola. A margine del nuovo Rocci c’è infatti anche una pubblicazione scherzosa ideata da uno studente che raccoglie tutte le parole più lunghe ed astruse, create ad hoc per significare concetti e situazioni: il Rocci Greatest Hits. A conferma del fatto che la lingua greca non ha solo insegnato a parlare, ma anche e soprattutto a pensare. E questo vale per tutti, anche per chi a scuola non l’ha studiata e neppure mai avvicinata.
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