La Scuola come Laboratorio Educativo di Dialogo
La pedagogia del dialogo può trovare un utile laboratorio nella scuola, dove il confronto tra religioni non spetta esclusivamente all’insegnante di tale materia, ma è un imperativo di ogni docente e di tutta la comunità educante.
Tutti gli attori scolastici dovrebbero impegnarsi affinché la scuola diventi un luogo di dialogo delle religioni, dove si valorizzino le diversità e si trovino gli spazi e le occasioni di confronto delle identità, dove il contesto educativo possa insegnare a concettualizzare e a raccontare le proprie esperienze perché si possa costruire l’incontro con il diverso tramite il confronto e l’autocritica. L’incontro con i diversi può distrutturare gli stereotipi su cui crescono i pregiudizi e su cui a loro volta s’innestano i razzismi fino ai conflitti e alle guerre. La scuola è il microcosmo in cui si riflettono i fermenti della società, i problemi della multiculturalità e multireligiosità presenti nella più ampia comunità. I bambini e i ragazzi appartenenti a culture religiose lontane lanciano la prima sfida alla società a partire dalla realtà scolastica che, come non ignora l’educazione interculturale, non può trascurare quella interreligiosa. Nella scuola il dialogo deve coinvolgere tutti i soggetti del processo educativo e realizzarsi nell’ambito di tutte le discipline scolastiche: l’insegnamento della religione rappresenta un punto delicato, proprio perché è considerato essenziale nel processo di socializzazione e ritenuto un diritto per tutti i cittadini.
All’interno del più ampio contesto scolastico anche l’ora di religione può diventare un laboratorio interculturale in cui si sperimentano relazioni e confronti, nella reciproca conoscenza delle appartenenze e dei vissuti culturali e religiosi, all’interno dei quali si possano sperimentare forme di integrazione culturale e religiosa, favorendo conoscenze, relazioni, collaborazioni, trasferibili nei gruppi di pari, nella famiglia, nel territorio e nella società.
L’ora di religione è in grado di promuovere un processo interculturale ed interreligioso, nell’attitudine etica del rispetto per gli altri, nell’approccio della comprensione e del dialogo, che devono coniugare insieme il rispetto per le diverse identità e la disponibilità ad accogliere quanto di diverso sussiste nell’altro. Ciascuno di noi dovrebbe essere incoraggiato ad assumere la propria diversità e a concepire la propria identità come la somma delle differenze di appartenenza, invece di confonderla con una sola unica istanza identitaria, eretta ad appartenenza suprema e a strumento di esclusione, sopraffazione e guerra. Lo stesso rapporto tra cristianesimo edIslam nell’Europa mediterranea deve essere compreso nel solco di una lunga e complessa memoria storica che ha il respiro ampio di secoli. L’amore e la conoscenza della propria religione innescano l’interesse della conoscenza per le altre religioni, dove il dialogo nasce dalla consapevolezza che l’identità religiosa si rafforza anche conoscendo la soggettività degli altri.
Attualmente anche il dibattito europeo sull’educazione alla cittadinanza presenta esplicito riferimento ai saperi religiosi e al dialogo tra le religioni, perché il confronto dialogico delle culture e delle fedi risulta essenziale per la costruzione della legalità e della cittadinanza. Occorre un piano dell’agire collettivo simbolicamente ben definito in cui i cittadini possano riconoscersi come membri della medesima essenza politica, oltre i confini nazionali. L’interazione tra il fenomeno religioso e il sistema scolastico ha assunto un ruolo centrale nei documenti di politica scolastica, nella necessità di coniugare la difesa dell’identità culturale del cittadino con i diritti e i doveri derivanti dall’appartenenza a una società multiculturale e multireligiosa. Infatti ovunque i ministeri dell’educazione nazionali hanno attivato strategie volte a favorire l’educazione alla cittadinanza democratica, per la promozione di diritti fondamentali come la libertà di coscienza, la tolleranza, la solidarietà, la lotta contro la violenza e il razzismo.
Tra le confessioni religiose presenti nel contesto educativo europeo, l’Islam rappresenta un delicato terreno, per la frammentarietà delle comunità islamiche e per la sostanziale inscindibilità tra diritto religioso e civile che caratterizza uno dei presupposti fondamentali della concezione islamica del mondo.
Attraverso un approccio sperimentale al dialogo risulta possibile evitare atteggiamenti di rifiuto, di emarginazione, acquisendo comportamenti di assimilazione, ma evitando l’inclusione quale accorpamento e chiusura nei confronti del diverso. “Inclusione” significa invece che i confini della comunità sono aperti anche a coloro che si percepiscono estranei e vorrebbero rimanere tali.
Nel contesto di un’Europa diversificata nelle religioni e nelle culture, è essenziale che la scuola si propornga come laboratorio educativo di dialogo e luogo di esperienza di cittadinanza: risulta difficile immaginare una società ad alta integrazione ed interazione sociale che non consideri come significative le religioni di cui sono portatori i soggetti da integrare. Questo nonostante sia evidente che in questo momento storico le soluzioni ai problemi posti dalla differenza religiosa non si presentano di facile negoziazione.
A fondamento di tali riflessioni risulta definitiva la convinzione che non è possibile parlare di una cultura e di una religione senza conoscerne l’identità e il significato, per cui la conoscenza dei saperi religiosi e del loro insegnamento trasmesso alle nuove generazioni in un contesto pluralista, multireligioso e multiculturale può contribuire a costruire collettivamente società dialoganti aperte al confronto e al cambiamento.
Laura Tussi
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