PENELOPE REGINA DI ITACA
Nadia Angelini
Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per fissarne su carta le caratteristiche.
Senza dubbio è da considerarsi colei che dopo Elena, suscitò amorose brame in moltissimi suoi contempo-ranei.
Omero canta di Lei, e la rende agli occhi dei posteri moglie devota e sottomessa e questa sua carat-teristica si ritrova anche nel rapporto con suo figlio.
La regina, Penelope, la figlia bellissima di Icario, madre di Telemaco, rimasta a Itaca ad attendere il marito, appare rassegnata nel suo ruolo. Continua la sua vita di sempre, cresce suo figlio, e trascorre i suoi giorni in nostalgia del suo uomo da così tanti anni lontano.
Si consideri però con molta attenzione che l’ultimo periodo dell’attesa si era trovata a dover fronteggiare un problema che non è possibile sottovalutare.
La sua casa era letteralmente assediata da una folla di pretendenti alla sua mano, gli stessi a dirla tutta che manifestavano una ferrea volontà di averla in moglie e che Omero chiama mnesteres (da mnesteuo, corteggiare) ma che -dal latino precor- sono a noi più noti come “proci”.
Divenuta leggendaria per la sua fedele attesa del marito, Penelope è, in realtà, personaggio complesso, che non è possibile liquidare con qualche superficiale considerazione.
Ho la netta consapevolezza che uno studio, un’attenzione più profonda, possa mostrarci un lato del suo esser donna .che a prima vista può sfuggire agli occhi dei meno attenti.
Come prima cosa vorrei comprendere il motivo per cui, il saperla in attesa di Odisseo, se veramente ad alcuno dei proci ella avesse mai dato adito ad una seppur minima speranza, costoro continuassero a dimorare e bivaccare nella sua reggia.
Certamente era bellissima. Così ci appare Penelope, la prima volta in cui, nell’Odissea, scende dalle sue stanze per raggiungere la sala
del banchetto, dove i pretendenti alla sua mano stanno ascoltando i racconti di Femio, l’aedo che dopo aver per anni servito Ulisse, ora è costretto a cantare per i proci.
La sua avvenenza sapeva incantare così come il suo pianto. (più di una volta ella si mostrò piangente) Penelope “divina” (dia) non temeva rivali. Quando scendeva dai suoi appartamenti, gli effetti che produceva sui proci erano devastanti. Ai pretendenti “si scioglieva il cuore nel petto al vederla”, “si scioglievano le membra.
Oltre a intenerire il cuore, la sua visione accendeva il desiderio sessuale. Lo “scioglimento delle membra” è l’effetto tipico del desiderio. Oltre ad Omero, si ricorderà Saffo dire: “Eros che scioglie le membra (lusimeles) ancora mi squassa, /dolceamara invincibile fiera,”
Pudica, al punto d’evitare di andare sola al cospetto di uomini. Queste virtù,tutte tipicamente femminili, la rendevano unica tra le donne e tuttavia non erano le sole che ella possedesse. Penelope, come suo marito, sapeva ben usare la celebre metis:
l’intelligenza astuta, una forma di intellettualità, sia ben chiaro, inferiore al celebre logos,considerato esclusivamente al maschile. La sua era un’intelligenza che si serviva di trucchi e inganni, che prediligeva vie traverse, per raggiungere obbiettivi mirati. Una maniera “bassa” di usarla, frutto dell’esperienza e della riflessione, utilizzata per raggiungere benefici concreti, spesso materiali.
Penelope è astuta. La metis è qualità di cui è fiera, di cui spesso si vanta, e che la voce popolare le riconosce. La regina, dice il popolo, possiede le arti… che somme le donò Atena.
L’amore filiale che la unisce al padre di Ulisse Laerte, per il quale decide di tessere il sudario,prima di convolare a nuove nozze, non è che il paravento che le avrebbe permesso di fare e disfare per lungo tempo la stessa tela, se un’ancella non l’avesse tradita.
Quando poi ha la certezza che,lo straniero sbarcato ad Itaca, è veramente suo marito la sua metis raggiunge l’acme.
Riesce con raggiri a far sospettare ad Ulisse, che qualcuno abbia spostato il suo letto e che quindi lei lo avesse tradito.
C’è da chiedersi a questo punto se questa sua azione, così magistralmente orchestrata, fosse soltanto frutto di una astuzia consumata o un modo furbesco di confessare e nello stesso tempo negare un vero e proprio rapporto extraconiugale.
Molte volte traspare il dubbio che la sua fedeltà non sia stata completa.
Seguendo la tradizione di Mantinea, riportata da Pausania, Penelope, dopo il ritorno di Ulisse, sarebbe stata bandita da Itaca per infedeltà, e dopo un lungo esilio, dapprima a Sparta e quindi a Mantinea, sarebbe morta in quella città, ove si troverebbe la sua tomba.
Cicerone ricorda la tradizione secondo cui, unitasi a Ermes, Penelope avrebbe generato Pan.. Che dire infine? Odisseo era stato blandito sessualmente più di una volta… ritardando il ritorno in patria; Penelope, se vere fossero alcune illazioni, gli rese pan per focaccia.
ULISSE
Maddalena Rispoli
OdÚsseuj, Odisseo, Ulisse, Nessuno, chi non ricono- sce l’eroe del cavallo di Troia sotto tutti questi nomi? L’uomo dal multiforme ingegno,a dirla con Omero che lo conduce a spasso tra monti e mari prima di poter riabbracciare “la sua petrosa Itaca” abbandonata a malincuore per correre sotto le mura di Ilio a combattere con gli amici greci per riprendersi la bella Elena, tra l’altro cugina della moglie Penelope? Il protagonista dell’omonima Odissea, intramontato scrigno di avventure, porta nel suo nome quasi un destino che unisce l’alfa e l’omega: oulos, ferita; ischea, coscia. Ferito da ragazzo a causa di un cinghiale, sarà riconosciuto dalla fedele nutrice Euriclea dalla cicatrice sulla coscia quando tornerà finalmente ad Itaca sotto le spoglie di un mendicante, in gran segreto per non essere scoperto dai nemici Proci che gli hanno depredato le dispense e trastullato le schiave in attesa che Penelope scelga un nuovo sposo che divenga re dell’isola.
Intendiamoci, il significato di regno all’epoca era molto diverso dal nostro; non bisogna immaginare sfarzo e ricchezze da reali d’Inghilterra, al contrario, si tratta di un’isoletta in cui pascolano le capre sulle brulle rocce, Il porcaro Eumeo alleva porci(grande ricchezza del tempo) di molto assottigliati nel numero dalla fame continua dei Proci, la reggia consiste nel solito gineceo, stanze limitrofe e la sala del trono che paragonandola a quella di Micene, ci appare modesta alquanto e disadorna tranne che per qualche trofeo appeso al muro, un portone ed un trono di pietra piuttosto scomodo data la durezza del sedile. Figuriamoci quanto potesse scialare il popolo! D’altro canto parteciperà alla guerra, malvolentieri, con una sola nave e con la ricchezza delle idee che lo faranno adattare alle più difficili situazioni che gli capiteranno tra capo e collo nel suo peregrinare perseguitato dall’implacabile Poseidone ma per buona sorte protetto dalla fantastica Atena. Questa è una delle tante donne, non dimentichiamo che gli dei hanno sentimenti umani, che lo soccorreranno tra un lamento e l’altro. E già, Ulisse non rifugge la lamentela cui sovente si abbandona quando le faccende diventano tragiche. Vediamo, un piccolo elenco ci fornisce signore tutte diverse tra di loro e di cui il buon Odisseo si serve a piene mani: Atena è conquistata dai sacrifici ruffianeschi che l’eroe le dedica, la madre Anticlea si preoccupa di lui pure da morta(la mamma è sempre la mamma) tant’è che negli Inferi l’incontro tra i due è melodrammatico, Penelope lo attende con santa pazienza e forse, secondo voci di corridoio, lo tradisce con un dio mentre tesse e ritesse, Euriclea lo riconosce e vorrebbe gioire se il buon eroe non la frenasse minacciandola di morte nel caso in cui dovesse rivelare la sua presenza nell’isola(e con tante grazie per l’amore dimostrato!), nel reparto sesso si conser- vano felicemente le donne a cui non si può dire di no. Come rifiutarsi a Calipso che lo trattiene con i suoi lacci amorosi impossibili da slegare a causa dell’abilità dell’amante in fatto, forse, di massaggi cinesi così graditi da fargli dimenticare moglie, figlio e quant’altro? Di Circe non può farne a meno poiché questa è un’incantatrice e il poveretto che cosa può fare di fronte a questa maga che lo costringe anche agli straordinari? Delle Sirene si fa un discorso a parte: si tratta di un gruppo vocalista che egli vuole ascoltare per vedere di che inviti seduttivi si tratta, anche se si sa, sono cattive e godono nel vedere la distruzione degli uomini così come le fameliche Scilla e Cariddi. Il candore malizioso di Nausicaa non gli consente di fare avances con la ragazza anche perché se le facesse il padre Alcinoo, la nave non gliela darebbe nemmeno stampata al muro e così si condannerebbe con le mani sue al prolungamento dell’esilio in Ogigia.
Insomma, tra una preghiera ed un sacrificio agli dei, tra una furbata e l’altra, tra un mostro e un pizzico di droga ante litteram (vedi l’incontro con i Lotofagi), il Nostro trova il tempo di rivelarsi come un vero e proprio tomber de femmes, infaticabile nell’ars amandi tant’è che le donne non lo lascerebbero andar via se non vi fossero costrette dalle alte sfere dell’Olimpo. Se fosse vissuto oggi, sarebbe stato il gemello di Aristotele Onassis e come lui si sarebbe arricchito per mare divenendo poi grande protagonista del gossip giornalistico e televisivo su cui avrebbe imperversato per le molteplici avventure amorose con donne bellissime ed importanti.
Commenti