di Nadia Angelini
Le quote rosa? Non è certamente una invenzione dei nostri giorni… gli Etruschi antichi ne furono i fautori. Mettendo in relazione due donne nella storia, il quadro che ne risulta può risultare più chiaro evidenziandone le specifiche, personali peculiarità. Indubbiamente due femminilità in antitesi che tuttavia mostrano un lato comune; quello della lungimiranza. Mi soffermerò ora ad analizzare le caratteristiche della prima: Penelope. Fiumi d’inchiostro sono stati spesi per fissarne su carta le caratteristiche. Senza dubbio è da considerarsi colei che dopo Elena, suscitò amorose brame in moltissimi suoi contemporanei. Omero canta di Lei e la rende agli occhi dei posteri, moglie devota e sottomessa. Questa caratteristica si ritroverà anche nel rapporto con suo figlio. Indubbiamente trasparirà da ciò la prima, eclatante differenza tra le due donne. Penelope sottomessa, poiché l’educazione e gli usi del suo popolo questo pretendono da lei, mentre Tanaquil l’etrusca, guiderà Lei il marito verso il trono di Roma.
La Regina, Penelope, figlia bellissima di Icario, madre di Telemaco, rimasta a Itaca ad attendere il marito, appare rassegnata nel suo ruolo. Continua la vita di sempre, cresce suo figlio, e trascorre i giorni in nostalgia del suo uomo, da così tanti anni lontano. La Reggia letteralmente assediata da una folla di pretendenti alla sua mano, gli stessi a dirla tutta che manifestavano una ferrea volontà di averla in moglie e che Omero chiama mnesteres (da mnesteuo, corteggiare) ma che -dal latino precor- sono a noi più noti come “proci”. Divenuta leggendaria per la sua fedele attesa del marito, Penelope è, in realtà, personaggio complesso, che non è possibile liquidare con qualche superficiale considerazione. Ho la netta consapevolezza che uno studio, un’attenzione più profonda, possa mostrarci un lato del suo esser donna, che a prima vista, può sfuggire agli occhi dei meno attenti. Come prima cosa vorrei comprendere il motivo per cui, il saperla in attesa di Odisseo, se veramente ad alcuno dei proci ella avesse mai dato adito ad una seppur minima speranza, non scoraggiò mai le aspettative dei medesimi.
Certamente era bellissima. Così ci appare Penelope la prima volta in cui nell’Odissea, scende dalle sue stanze per raggiungere la sala.
La sua avvenenza sapeva incantare così come il suo pianto (più di una volta ella si mostrò piangente). Penelope “divina” (dia) non temeva rivali; quando scendeva dai suoi appartamenti, gli effetti che produceva sui proci erano devastanti. Ai pretendenti “si scioglieva il cuore nel petto al vederla”, “si scioglievano le membra”.
Oltre a intenerire il cuore, la sua visione accendeva il desiderio sessuale. Lo “scioglimento delle membra” è l’effetto tipico del desiderio. Oltre ad Omero, si ricorderà Saffo dire: “Eros che scioglie le membra (lusimeles) ancora mi squassa, /dolceamara invincibile fiera,”/
Pudica, al punto d’evitare di andare sola al cospetto di uomini. Queste virtù, tutte tipicamente femminili, la rendevano unica tra le donne e tuttavia non erano le sole che ella possedesse. Penelope, come suo marito, sapeva ben usare la celebre metis.
La sua era un’intelligenza che si serviva di trucchi e inganni, che prediligeva vie traverse, per raggiungere obbiettivi mirati. Una maniera “bassa” di usarla, frutto dell’esperienza e della riflessione, utilizzata per raggiungere benefici concreti, spesso materiali.
Penelope è astuta. La metis è qualità di cui è fiera, di cui spesso si vanta, e che la voce popolare le riconosce. La regina, diceva il popolo, possiede le arti… che somme le donò Atena.
Quando poi ebbe certezza che, lo straniero sbarcato ad Itaca, fosse veramente suo marito la sua metis raggiunse l’acme.
Riuscì con raggiri a far sospettare ad Ulisse che qualcuno avesse spostato il suo letto e che quindi lei lo avesse tradito.
C’è da chiedersi a questo punto se questa sua azione, così magistralmente orchestrata, fosse soltanto frutto di una astuzia consumata o un modo furbesco di confessare e nello stesso tempo negare, un vero e proprio rapporto extraconiugale.
Molte volte traspare il dubbio che la sua fedeltà non sia stata completa.
Seguendo la tradizione di Mantinea, riportata da Pausania, Penelope, dopo il ritorno di Ulisse, sarebbe stata bandita da Itaca per infedeltà, e dopo un lungo esilio, dapprima a Sparta e quindi a Mantinea, sarebbe morta in quella città, ove si troverebbe la sua tomba.
Cicerone ricorda la tradizione secondo cui, unitasi a Ermes, Penelope avrebbe generato Pan..- Che dire infine? Odisseo era stato blandito sessualmente più di una volta… ritardando il ritorno in patria; Penelope, se vere fossero alcune illazioni, gli rese pan per focaccia.
Tanaquil, che in seguito divenne “Gaia Caichilla Regina Romae gentium” (Gaia Caicilla Regina del Popolo Romano) non potrà mai, sotto alcun aspetto essere considerata una donna sottomessa, non si macchiò di raggiri ma divenne Regina con la fermezza, la caparbietà e la forza caratteriale che le fu propria, in quanto etrusca per nascita e quindi mai svilita all’assoggettazione verso l’uomo.
Lei, impavida e orgogliosa guidò i carri degli etruschi e sempre Lei che tenendo personalmente le redini del pilentum a quattro ruote, che aveva preventivamente riempito di vasi, dipinti, e gioielli in oro, lasciò l’Etruria, arrivò a Roma e ne cambiò il destino.
Nadia Angelini
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