La tortuosa strada verso la parità, e le forme di lotta possibili

23 giorni di lotta non violenta, 528 ore di digiuno e andremo avanti così per rimuovere gli ostacoli che impediscono il camminamento delle donne in politica, e negli ambiti istituzionali e sociali. Il problema è più ampio e diffuso di quello che comunemente si crede perché le chiusure nei confronti delle donne sono riscontrabili in modo sistematico ogni qual volta esse tentano di essere considerate al pari degli uomini. Gli esempi più eclatanti si trovano però in politica, visto che ai vertici dei partiti sono gli uomini che decidono tutto, anche sugli ambiti che riguarderebbero le donne. Salvo poi tollerare l’esistenza di dipartimenti, consulte, settori femminili che valgono e contano pochissimo. Sono vetrine, e questo accade in tutti i partiti, vetrine, luoghi dell’apparenza per dare all’esterno l’impressione di democraticità e apertura ai problemi di genere. E se è pur vero che si trovano isole felici nei partiti più specificatamente di sinistra, mi accorgo che la loro esistenza è dovuta più alla gentile concessione degli uomini di vertice che ad una reale forza femminile che permetta l’emersione dal buio. E il paradosso è che proprio il sostegno maschile dimostra la debolezza femminile. Intendo dire che se le donne cominciassero ad essere davvero forti dovrebbero vincere in quei luoghi dove maggiormente esiste la misoginia e la chiusura, piuttosto che dove c’è democraticità. Centinaia di messaggi quotidiani mi esortano a continuare questa lotta di equità e civiltà. Molte esponenti degli altri partiti mi fanno sapere che ci sarebbe da piangere un po’ dovunque per noi donne. Le logiche per le scelte nelle liste elettorali sono diverse, e chi per una scusa, chi per un’altra, il resoconto finale e che sono sempre le donne ad essere sacrificate. Intendo dire le donne “interne” ai partiti, quelle che lavorano e sudano e ci credono, e costruiscono la casa politica, in sofferenza, in minoranza, da sopravvissute (perché è un dato statistico che le donne dopo un po’ lasciano). Ma quelle che pure resistono a fare minimo tre lavori (lavoro remunerato-lavoro di cura della famiglia-lavoro politico) per potersi permettere il lusso di fare politica, alla fine devono capire che per anni hanno portato l’acqua con le orecchie per offrirla alla prima furba di turno, che spesso millantando chissà quali risultati, diventa fiore all’occhiello del simbolo. Come se gli elettori votassero a prescindere dai comportamenti voltagabbana che fanno il saltapicchio una volta da Berlusconi, una volta da Prodi e dove c’è da acchiappare si acchiappa. E tutto così. Da Sinistra a Destra comandano gli uomini. Certi uomini. Quelli che meglio comprendono il meccanismo degli intrecci e degli accordi di potere. E’ così in politica, nei ruoli istituzionali che ne derivano, in società. E solo quando le regole sono nette e immutabili e scritte sin dall’inizio, cioè nei concorsi, le donne che sono attrezzate e organizzate vincono. Studiare centinaia di pagine della Divina Commedia, o esercitarsi in analisi e calcolo matematico, o apprendere le tecniche informatiche, è presto fatto. Ci si prepara e si vince.

Wanda Montanelli

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