di Giuseppe Favati
recensione: Eleonora Bellini
Les liaisons dangereuses di Laclos, stampate in forma semi anonima nel 1782, viene ricordato, oltre che come illustre esempio di romanzo epistolare, anche come capostipite della letteratura libertina. L’antico libertinage fu una corrente molto importante nella storia della filosofia: filosofi, letterati, eruditi, critici del dogmatismo religioso, della superstizione, del pregiudizio, dell’impostura e della convenzione sociale, i libertini rivendicarono l’autonomia del pensiero e della ragione nel comportamento umano. E poiché non ultimo tra i comportamenti ipocriti “convenzionali” è quello sessuale, il romanzo erotico, libertino appunto, lo nega e lo stigmatizza per poi narrare liberamente naturalità e pulsioni con la partecipazione del gaudente e l’occhio disincantato del saggio insieme.
In questo filone illustre e che viene da lontano credo si possa a pieno titolo inserire questo romanzo di Giuseppe Favati (Per esempio, con la coda dell’occhio, Manni Editore 2005, pp.164) che racconta, con stile personalissimo e linguaggio tanto disinibito quanto ironico, vicende d’intricato amore e di semplice, scarnificato sesso tra coppie sia omo che etero sessuali. Giuseppe Favati, giornalista, poeta e romanziere è condirettore della rivista Il Ponte, fondata da Piero Calamandrei subito dopo la Liberazione: un punto di vista critico privilegiato, dunque, dal quale osservare il mondo, anche quello privatissimo delle pulsioni erotiche, degli intimi piaceri. E tuttavia qui non vi è solo il racconto gustoso di comportamenti e vicende “da boudoir”, lo sguardo si allarga, come già quello dei filosofi illuministi, a considerare situazioni taciute o ipocritamente negate dai più: i bisogni sessuali – erotici, amorosi – dei portatori di handicap, ad esempio, oppure degli anziani. Tutti raccontati con la voce “dal di dentro” della principale protagonista, un personaggio dotato di più storie e più volti, tra i quali anche quello di paladina all’interno di “Ricominciare dalla tre”, originale associazione, a mezzo tra il volontariato puro e semplice e l’enfatico attivismo da esercito della salvezza. Naturalmente qui la missione è quella della salvezza sessuale, dell’esercizio erotico, della condivisione del piacere, per missionarie ed adepti, senza distinzione.
Quando si giunge all’ultima pagina si trova che la storia si conclude in modo inatteso, restando vagamente aperta, o arretrando d’un passo. Come se l’autore strizzasse l’occhio alla sua eroina, al lettore, o addirittura a sé stesso. E viene in mente la risposta che diede Picasso, ormai vecchio, ad un intervistatore che gli chiedeva quale fosse la differenza tra arte ed erotismo: “Nessuna”.
Eleonora Bellini
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