L’invito a non boicottare il referendum, il Forum sul sito IdV, le opinioni a confronto.
di Wanda Montanelli

Sulla legge 40, manca, ancor oggi, a pochi giorni dal referendum, un doveroso comprensibile contraddittorio tra opinioni etiche, valutazioni scientifiche, e giudizi tecnici. La necessità di chiarezza emerge da interveste e sondaggi di opinione rivolti ai cittadini.
Nella delicata materia della Procreazione medicalmente assistita si segna il peggioramento dell’informazione e il declino della credibilità del sistema dei Media. La funzione educativa dei mezzi di comunicazione di massa è venuta meno, e con questa la doverosa democratizzazione dell’informazione. Il tema della deontologia professionale legato purtroppo all’anomalia italiana si sposta ancora più in basso, perché oltre a trasmissioni asservite a interessi di parte, depurazioni di seri professionisti, direttori di tg che propinano inaccettabili ridicoli show, adesso ci rendiamo conto che altissime percentuali di persone non hanno capito qual è il tema del contendere sulla 40/2004.
Libero, il quotidiano diretto da Feltri, ha pubblicato i risultati di sondaggi recenti dove emerge che 76% persone su cento non sanno cosa significa “eterologa”, 84% non ha la minima idea di che cosa voglia dire “embrione”, il 90% ignora la parola “assistita”. Lo stesso Feltri, direttore di Libero, definisce “obbrobrio linguistico” il modo in cui è scritta la legge sulla PMA.
Più che l’approfondimento sui contenuti, il battage pubblicitario è invece sulle due posizioni contrapposte tra il senso del proprio dovere civico e la rinuncia alla partecipazione. E’ in discussione il tema della laicità dello Stato contro l’ingerenza di parte della Chiesa. Si respinge l’atteggiamento rinunciatario da una parte, e dall’altra permane, in maniera trasversale, il consiglio di andare al mare per sabotare il referendum.
Noi dell’Italia dei Valori abbiamo invitato i nostri iscritti a non boicottare il Referendum, che da strumento di democratizzazione deve essere funzionale alla verifica di che cosa pensa la maggioranza della gente sui quattro quesiti proposti. La linea del Partito è tuttavia quella di lasciare libertà di coscienza a ogni elettore che dovrà fare una scelta secondo le proprie convinzioni in tematiche che investono la sfera etica, religiosa, e il campo dei diritti delle persone.
Abbiamo nell’IdV un programma, una carta dei Valori, e le idee chiare su ogni argomento che farà parte del progetto di governo della coalizione di centrosinistra. Ma giudizi che investono una materia così complessa e delicata non si possono imporre a nessuno. Per fortuna abbiamo, nel nostro Partito e nel Dipartimento per le Pari Opportunità che si occupa dell’argomento, la libertà di scelta e di opinione senza forzature di vertice. Abbiamo aperto un Forum, nel sito nazionale dove sono pubblicate tutti i pareri, anche se disparati e contrapposti, che rappresentano la testimonianza dell’ampia sfaccettatura dei punti di vista possibili in tema di PMA.
Avere e divulgare opinioni diverse è una ricchezza di cui dobbiamo andare fieri, perché non dappertutto è così, e in genere, nei partiti di vecchia concezione, dissentire ed esprimersi liberamente non è ammesso.
Il contributo che intendiamo dare investe però anche il campo della divulgazione delle informazioni. Per questo abbiamo pubblicato una sintesi dei quesiti, esposta nella maniera più semplice concessa da questa complessa materia che interessa direttamente circa 45.000 persone, il 15% delle nuove coppie.
La PMA tende al superamento di condizioni che ostacolano il concepimento, presenti nella coppia. Il fenomeno della fecondazione in vitro (FIVET) inizia negli anni Ottanta, quando si dimostrò che l’efficacia dell’intervento aumentava, dopo stimolazioni alla paziente con farmaci induttori all’ovulazione per raggiungere la maturazione di più follicoli, prelevare più ovociti, e trasferire due-tre embrioni nell’utero. Nel 1982 si ottenne con questo metodo la prima gravidanza in vitro.
Da allora ad oggi sono emerse nuove metodiche che premettono la crioconservazione degli ovociti che forse perfezionata permetterà nel futuro la conservazione a freddo degli embrioni, superando il problema etico perché si sposterebbe in una fase anticipata un passo cruciale della tecnica sulla PMA.
Andando ancora oltre le possibilità scientifiche sulle nascite umane si passa alla citogenetica, che è l’analisi della struttura dei cromosomi, prelevati con la biopsia dell’embrione per esaminare la presenza di soprannumero di cromosomi (dopo i 38 anni specialmente), e l’esistenza di malattie genetiche.
La legge 40 prevede che non sia possibile conservare gli embrioni prodotti durante un ciclo di fecondazione, e che tutti siano immediatamente trasferiti in utero, salvo malattie sopravvenute alla paziente che impediscono il trattamento. Il divieto d’inseminare non più di tre ovociti è connesso all’obbligo di trasferire in utero anche gli embrioni che a distanza di alcune ore dalla fecondazione abbiano smesso di riprodursi.
Il principio fondante della legge risiede nel magistero della Chiesa che nell’enciclica “Donum Vitae” prevede: “L’essere umano va rispettato e trattato come persona fin dal suo concepimento, e pertanto da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile d’ogni essere umano alla vita”.
Il nucleo della discussione è sul vero inizio della vita. Allora si passa dalle teorie Aristoteliche che prevedono l’immissione dell’anima nel corpo al 40mo giorno dal concepimento, alla dottrina di San Tommaso D’Aquino; fino alle convinzioni dei bioeticisti cattolici odierni che chiedono di applicare, al problema dell’embrione, il cosiddetto principio di precauzione. Una sorta di beneficio del dubbio che ferma le azioni nei confronti dell’embrione.
Ma che succede in Europa? Si passa dalla Francia dov’è ammessa la diagnosi preimpianto, la conservazione degli embrioni, ma è esclusa in maniera rigorosa la clonazione sia riproduttiva che terapeutica. La Germania, che memore di vicende storiche sulla manipolazione genetica, ci va cauta ed ha prodotto una legge del 1990 sulla tutela degli embrioni. In Gran Bretagna è permessa la ricerca durante una fare pre-embrione che dura 14 giorni, con obiettivi rigidamente definiti. In Belgio manca una regolamentazione specifica ed è consentito l’accesso alla PMA a tutte le categorie: coppie, omosessuali, nubili, celibi, ecc. Dal 2003 una legge consente la sperimentazione sugli embrioni in soprannumero e vieta la clonazione riproduttiva. In Austria è vietata la PMA alle donne sole, come l’inseminazione post mortem e l’utero in affitto. In Spagna è ammessa la PMA sia omologa che eterologa a coppie sposate e a conviventi.
La lista delle differenze è lunghissima ed è evidente che nel resto d’Europa, come in Italia, molteplici sono i pareri, i divieti, le soluzioni e i dubbi.

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