di Manuela Faella

Carne distante
mi presta il guscio
che sostiene
il mio senso.
Irreversibile sentire
dell’essere
finita
nell’attimo presente
ingabbiata
nella carne che,
distante,
mi presta il guscio.

— — — — — — — —

Cosa mi hai fatto
amore
lo vedo adesso
dentro i miei
occhi
recinti da rughe
lo vedo nelle mie
mani
che additano
nevrotiche
chiunque mi stia intorno
lo sento nel mio distacco
dalle cose del mondo
e dai visi che
innumerevoli
mi soffocano le giornate.
Mi hai lasciato
amore
a sopravvivere
tra fantasmi e morti
che continuano
irrispettosi
a rubare il mio tempo
prezioso.
Si accavallano gli attimi
che da te
amore
ho ereditato
al posto dei gioielli
che avresti dovuto
farmi trovare
al mio rientro a casa.
Cosa mi ha fatto
amore
mi hai
disintegrato
in milioni di pezzi
che non si incastrano più.
Sono ora
nella preziosa e saggia
capacità di cogliere
l’attimo presente
o nell’insensato ammasso
di tante minuscole vanità?

— — — — — — — —

Sostienimi.
Risolvimi.
Tendi bene le reti
che fermino
la mia
caduta
sull’ammasso
di corpi
che formano
folle.
Reggimi.
Cingimi
con braccia forti
tra cui liberare
le mie lacrime
che innaffino
energia
forza
vigore
che diano vita
alla volontà
come se essa fosse
tra le rocce
un giglio.

Mauela Faella

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