Elettra Bedon
(poesia civile)
il mare chiude l’orizzonte
è ancora notte –
accosciata le mani intorno alle ginocchia
lo sguardo perso nel vuoto
Louise vive guerre lontane
immagini feroci sullo schermo della mente –
volti contorti dall’orrore
bocche spalancate in urla mute
silenzio assordante
§§§
in una landa di ululati solitari
uomini vuoti dentro maschere di sorriso
costruiscono muri di parole
sputano violenza da bocche di miele –
luci abbaglianti vendono ideali
acciecano ragazzi falene impazzite
un ruggito di fuoco
disperde brandelli di vita
§§§
la neve così bianca
è macchiata di sangue –
il giorno sbiadisce alle finestre
la porta è chiusa sulla strada
si arresta il canto degli uccelli
tacciono le canzoni
chi piange è rimasto dietro l’angolo
qui
è solo silenzio
§§§
una terra di cedri e di dolci colline
devastata –
macerie acre odore di polvere
un bambino gli occhi sbarrati
solleva il bordo della maglia
si copre il naso la bocca
sulla sabbia ordigni inesplosi
il mare è lucido e nero
§§§
uominibelva
cavalieri rossi di fuoco
tolgono pace alla terra
sgozzano donne e fanciulli
su sabbie insanguinate
una massa di gente senza volto
senza voce senza speranza
dimenticata
vive il calvario di ogni giorno
§§§
più in là sulla spiaggia
geme una donna nelle doglie del parto –
Louise volge la testa si alza
con mani tremanti
accoglie il bambino che nasce
il cielo comincia a schiarire –
lontano
il mare chiude l’orizzonte
§§§
(suicide bomber)
le tenebre invadono
gradualmente
l’orizzonte della tua speranza –
masse bituminose
franano su se stesse
finché non rimane
che un unico punto di luce
un’unica voce
– silenzioso urlo appassionato –
ti guida la mano che innesca
l’ordigno mortale
che fa della tua vita
una promessa non mantenuta
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