Al Macro in Via Reggio Emilia, 54, dal 13 ottobre 2009 al 10 gennaio 2010

zava - “Postumo 
 non m’interesso”: Cesare Zavattini inedito

Con la mostra “Cesare Zavattini inedito” prende avvio il progetto “MACROradici del Contemporaneo”, curato per il MACRO da Francesca Pola, in sintonia con la nuova linea curatoriale del direttore Luca Massimo Barbero, che intende differenziare l’offerta culturale espositiva del museo spaziando dalla storia recente alle nuove generazioni.
Quella degli inediti ritrovati dopo decenni presso l’Archivio del Cavallino è una vera golosità per gli appassionati di Zavattini: duecento opere esposte per la prima volta nella sua completezza al pubblico di Roma in Via Reggio Emilia, 54.
Pochi sanno forse che Cesare Zavattini oltre ad essere soggettista di fumetti, sceneggiatore, scrittore, regista, poeta, direttore editoriale fu anche pittore, insomma un intellettuale a 360 gradi di quegli intellettuali di cui oggi si sente veramente la mancanza.
Dotto per stupore, così definì il nostro Artista il poeta Alfonso Gatto e questa affermazione traduce il nucleo, il fulcro, dell’energia creativa di Zavattini.
Due sono le costanti di questa ricchissima mostra: l’interesse per l’uomo e lo stupore. L’interesse per l’uomo, che Zavattini mostrò in ognuna delle attività in cui si cimentò, lo portò a tratteggiare l’uomo con un umorismo tutto particolare, raffinato, rappresentandolo con le sue piccinerie e le sue fragilità. Lo stupore sottende sempre alla sua creazione: si osservi per esempio l’espressione degli occhi tondi dei volti a palla che altro non sono che autoritratti dell’Artista.
Il visitatore scopre i dipinti attraverso una specie di caccia al tesoro, aprendo due cassettiere poste al centro della sala: lentamente appaiono, oltre a fotografie e altro materiale documentario quale lettere, telegrammi, biglietti, libri, locandine di film ecc, fogli di varie dimensioni, anche piccoli, staccati da blocchi notes, fogli leggermente colorati, più o meno scuri dove stilizzati e coloratissimi appaiono gli acquarelli di Zavattini – ZA – realizzati negli anni quaranta che non fanno che confermare la genialità e l’immaginazione esplosive del Maestro. I disegni, naïf e spontanei, raramente riproducono bottiglie, fiori o nature morte più frequentemente volti umani. Con mano sicura e con tocco rapido, questo insolito Zavattini a colori, meno noto di quello in bianco e nero dei suoi film, ci regala intime storie e personaggi che sono spesso solo grandi volti che s’illuminano attraverso lo sguardo ora meravigliato ora partecipe che rapisce l’attenzione di chi guarda. Zavattini padroneggia l’uso del colore: inseguendo tendenze del surrealismo e suggestioni dell’amico Picasso, ricorre quasi sempre a tinte calde e solari, sanguigne come il suo temperamento emiliano, dal verde al giallo ocra, dall’arancione al rosso.
Ben venga dunque questa riflessione su immagini – non mostra secondo quanto affermato da Barbero -, riflessione che ci invita a rivisitare un grande dell’arte italiana del Novecento anticipatore della Trasavanguardia e ancora attualissimo.
Percorrendo questo viaggio all’interno delle immagini della pittura del grande Maestro ci si rende conto che è proprio vero ciò che Salvatore Quasimodo disse di Zavattini: “Ogni incontro, discorso, paesaggio si trasforma attraverso la voce di Zavattini in categoria della sua anima che agisce in armonia con la natura e la società”.

Fausta Genziana Le Piane

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