Libreria delle donne di Milano – Circolo della rosa
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giovedì 12 luglio, ore 18.30

Per ricordare Grazia Zerman, sarà premiata una studentessa che ha dedicato la sua tesi di laurea a un tema di cultura e di politica delle donne. Verrà presentata la tesi e discusso l’argomento con l’autrice, che quest’anno ha dedicato i suoi studi alle Madres de Plaza de Mayo.

Maria Grazia Zerman
Verona 1949 – Milano 1995

L’anagrafe, ovvero le tracce nelle scritture pubbliche: Maria Grazia Zerman è nata a Verona il 13 marzo 1949. Si è laureata in Filosofia a Milano nell’anno accademico 1973-74 con il professor Enrico I. Rambaldi discutendo una tesi sul tema del denaro negli ultimi scritti di Karl Marx. Ha contratto matrimonio il 15/12/1975 con Giairo Daghini, nato a Locarno il 01/09/1936, docente universitario di filosofia. È morta di malattia a Milano il 30 ottobre 1995. Al 26 Febbraio 1996 risale l’atto costitutivo della Associazione per gli studi delle donne Maria Grazia Zerman, per opera di Lia Cigarini, Luisa Muraro, Giairo Daghini, Alberto Magnaghi.
Indizi del romanzo familiare: Grazia è nata in un una famiglia facoltosa. Il matrimonio tra il padre Domenico e la madre Domenica è stato a lungo ostacolato dalla famiglia paterna perché giudicato una mésalliance. Domenica, donna alta, bionda, molto bella e naturalmente raffinata, dotata di un carattere autonomo e volitivo, fece fronte all’entità degli ostacoli che incontrava nel realizzare il suo desiderio con una decisione radicale: emigrò in Francia dove lavorò come sarta. Ma tutto si snodò in un lieto fine e Domenica sposò Domenico, medico accorto e gentile, all’avanguardia nella pratica di medicine alternative. Nacquero Grazia e Giuseppe ma, quando aveva nove anni, Grazia restò orfana perché il padre morì di malattia. Quindi Grazia è a tutti gli effetti “figlia di madre”.
Una passione di lungo corso. All’inizio degli anni Sessanta Grazia entra nell’adolescenza, età in cui una ragazza comincia a chiedersi cosa farà da grande. Si guarda in giro nel contesto in cui vive alla ricerca di esempi, di modelli: si sa, l’imitazione è necessaria anche per cominciare a esplorare il proprio desiderio.
Accade però che le vite delle donne conosciute o di cui si sentono raccontare le storie appaiano troppo prevedibili, predeterminate a una mente ben dotata e a un cuore generoso. È nella lettura e nel cinema che Grazia cercherà altre trame esistenziali e narrazioni di intrecci femminili, storie che influenzino altre storie e infine anche le vite. Una ricerca dagli esiti non automatici perché nove regole cavalleresche su dieci sono fatte per lasciare tutto il divertimento ai cavalieri e in anni pre-femministi i libri che è più facile incontrare sono scritti da uomini. Nel corso della vita di Grazia il movente alla lettura si è evoluto insieme alle sue esperienze, alle sollecitazioni di nuovi contesti e alla crescente consapevolezza e acquisizione di strumenti di decodifica e di metodo. È stata di conseguenza una grande lettrice di saggi e di romanzi e ha amato la scrittura e la riflessione.
I luoghi della vita. Finito il liceo, Grazia si iscrive all’università e si trasferisce a Firenze dove risiede per un anno e incontra la rivolta giovanile di quegli anni. Si sposta poi a Milano dove completa gli studi. Abita con il futuro marito Giairo Daghini, uno dei fondatori e un quadro storico di Potere Operaio. La sua casa di via Sirtori diventerà la redazione del giornale «Potere Operaio» di cui Giairo Daghini è stato a lungo redattore con Oreste Scalzone.
Grazia e Giairo si spostano in via Spontini nella metà degli anni Settanta in un grande appartamento su due piani con una monumentale scala di legno lucidato nella grande sala da conversazione. In quella casa è approdata una buona parte del movimento femminista milanese e non, si sono tenute innumerevoli riunioni, cene ristrette e allargate, feste danzanti e incontri tra donne di tutti i tipi che la mobile fantasia degli anni Settanta e Ottanta immaginava e subito attuava all’insegna dell’intenso desiderio di parlarci, vederci e fare insieme politica.
Politica che si faceva nelle case private ma anche nei luoghi delle femministe, come la sede di via Cherubini dove si riuniva il Collettivo femminista omonimo costituitosi a Milano nel 1972 per promuovere l’incontro dei gruppi di autocoscienza della città. E più tardi la casa delle Donne in via Col di Lana aperta nella primavera del 1976 e destinata sia al Collettivo di via Cherubini sia ad altri e alla libera frequentazione femminile per un vivo confronto politico.
Intanto nell’ottobre del 1975 si aprì in via Dogana a Milano la Libreria delle donne per la volontà di fare incontrare nello stesso luogo l’espressione della creatività di alcune con la volontà di liberazione di tutte, impresa alla cui vita Grazia partecipò attivamente, legata alla comune pratica della differenza sessuale.
Più tardi, alla fine degli anni Ottanta, Grazia è stata tra le fondatrici del Circolo della Rosa, con sede in via Cesare Correnti, in cui lavorò materialmente e che sostenne anche finanziariamente per realizzare il desiderio di un posto destinato alla socialità femminile e alla discussione politica.
Grazia ha insegnato, durante tutta la sua vita lavorativa, nei corsi per lavoratrici, lavoratori e casalinghe delle “150 ore” per il conseguimento del diploma di terza media inferiore. Dal 1977 al 1986 ha avuto un incarico nella scuola media di via Gabbro ad Affori (nella periferia milanese in prossimità dell’ex Ospedale psichiatrico, con cui la scuola condivise molte iniziative) collaborando con Lea Melandri fino al pensionamento di Lea.
Un altro luogo significativo dell’abitare di Grazia è stata la casa, sua e di Giairo, a picco sul torrente di Cavigliano nel Canton Ticino, circondata di bella natura e adatta alla lettura, alla scrittura, alla meditazione, alle passeggiate e… alla raccolta di funghi.
Grazia ha fatto molti viaggi (autentici viaggi, non turismo vedi e fuggi): visitò in compagnia di amiche o dei suoi compagni la Turchia, la Siria, l’Afganisthan, l’India dove soggiornò in alcuni famosi ashram, il Kenya insieme alla madre, la Tanzania, lo Yemen, Creta e Patmos, New York, Parigi, Londra e molti altri paesi della terra.
Nel 1990 lasciò l’appartamento di via Spontini e andò a vivere con il suo compagno Alberto Magnaghi (docente universitario alla facoltà di Architettura di Milano) nella sua casa di piazza Aspromonte, la casa in cui pochi anni dopo morì precocemente di malattia. Sempre negli anni Novanta, soprattutto dopo il suo pensionamento, soggiornò spesso nella sua casa a San Casciano vicino a Firenze, altro luogo adatto al raccoglimento e al riposo.
Grazia fu sempre molto ospitale e accolse nelle sue case di città le donne che con lei facevano politica e nelle sue case di vacanza le amiche, gli amici e quante volevano passare a trovarla.
«La politica è la politica delle donne» (Via Dogana n.1 Giugno 1991)
Dopo il suo trasferimento a Milano Grazia ha fatto parte di Lotta femminista, un gruppo che si batteva per il riconoscimento di un salario alle casalinghe. Ben presto si rese conto che praticare una politica pensata per altre e fatta al posto di altre non placava la rabbia che cresceva in lei con la consapevolezza di vivere in una società patriarcale e fu quindi una delle prime di quel gruppo ad entrare nei gruppi di autocoscienza che si riunivano in via Cherubini, inaugurando un passaggio alla pratica della autocoscienza che poi sarebbe stata propria di altri gruppi politici e di singole donne.
Quando, seguendo l’esempio di Politique et psychanalyse, alcune inventarono una nuova pratica che fu detta dell’inconscio, Grazia prese parte alle riunioni di uno dei due gruppi milanesi che per due anni (1974-1975) vi si dedicarono.
Grazia Zerman ha fatto anche parte del “gruppo n.4”, uno dei gruppi del Collettivo di Col di Lana, ed è stata una delle voci fondamentali per la discussione e la scrittura del Sottosopra verde “Più donne che uomini” (1983). Lia Cigarini ricorda il lavoro del gruppo sul Sottosopra (il testo che è stato più discusso e che è maggiormente circolato nel movimento delle donne in Italia e all’estero) con queste parole: «Si parlava esplicitamente, si giudicava, si confliggeva e quindi si producevano pensiero e scelte. Grazia era stata tra le più composte, sapeva ascoltare, sapeva mettere un tempo di riflessione tra l’ascoltare e il giudicare».
Nella pratica politica delle donne tutto quello che si scopriva e diventava pensiero cosciente aveva un carattere pervasivo delle esistenze e produceva modificazioni in tutte le relazioni perché espandeva la libertà e questo rendeva possibile inventare nuove trame di vita.
Grazia è stata una donna molto amata: alta, longilinea, lunghi capelli biondi, sorridente, elegante e sempre mossa da moti gentili dell’animo. Nelle sue relazioni metteva una grande serietà, una fedeltà profonda, talento e coraggio nell’andare al fondo delle cose, e così è stato anche nelle sue storie d’amore e d’amicizia.
Il “premio Maria Grazia Zerman”. Nel 1996, un anno dopo la sua scomparsa, nasce, per volontà dei suoi eredi, l’Associazione per gli studi delle donne Maria Grazia Zerman, che ha l’intento di realizzare il desiderio di Grazia di promuovere e sostenere economicamente la ricerca delle donne. Nell’amore per gli studi c’è il desiderio di sapere unito alla volontà di essere libere, pratica di cui Grazia ha dato l’esempio con la sua passione per la lettura e scrittura, con il suo impegno politico e le sue scelte di vita.
L’Associazione, tramite il lavoro di selezione del comitato scientifico, ha consegnato premi annuali alla migliore tesi di laurea e borse di studio post laurea. Nel 1997 ci sono state le prime vincitrici. I premi fino a oggi assegnati sono stati sedici per le tesi di laurea e undici per le borse di studio. L’ultima borsa (per ora) è andata nel 2003 all‘Association Talents des Femmes del Burkina Faso, al Progetto per sostenere la formazione letteraria delle ragazze delle scuole superiori, con l’obiettivo d’interessare le ragazze alla scrittura e contribuire all’emergere di giovani scrittici del paese centro africano.
Ogni anno, nel periodo estivo, le vincitrici espongono e discutono in una riunione aperta i loro lavori al Circolo della Rosa di Milano. Ho partecipato spesso a questa iniziativa e ogni volta ho avvertito nelle giovani studiose, spesso già impegnate in nuove ricerche, trepidanti o sicure, la gioia di veder premiata non solo la propria capacità tecnica ma soprattutto la scelta del tema su cui hanno deciso di spenderla e il piacere di incontrare donne di cui ammirano il pensiero e gli scritti e di cui condividono la lettura politica del mondo. Per altre informazioni sul bando di concorso e per un elenco delle vincitrici, dei contenuti delle tesi e dei temi delle borse di studio rimando alla pagina Maria Grazia Zerman nel sito della Libreria delle donne di Milano.
Nel desiderio espresso ai suoi eredi M.G. Zerman aveva un precedente a Milano in Elvira Badaracco, che volle lasciare il suo patrimonio economico, scientifico e politico alla Fondazione a lei intitolata allo scopo di promuovere lo studio della cultura e dell’esperienza politica e sociale delle donne, con specifica attenzione alla storia dell’associazionismo femminile e del femminismo. Alla Fondazione Elvira Badaracco, nel 1999, la Libreria delle donne ha dato in comodato il suo archivio di documenti, riviste e opuscoli del movimento femminista, materiale che è stato catalogato e che è consultabile presso la fondazione.

Fonti, risorse bibliografiche, siti
Carolyn G. Heilbrun, Scrivere la vita di una donna, Milano, La Tartaruga 1990
Libreria delle donne di Milano, Non credere di avere dei diritti, Torino, Rosenberg e Sellier 1987

Flora de Musso
Femminista “storica” milanese – negli anni ’70 faceva parte del collettivo di via Cherubini – ha insegnato microeconomia nelle scuole superiori, prima di andare in pensione. Negli anni ’80, quando il pensiero della differenza ha cominciato a investire le pratiche professionali delle singole, soprattutto delle insegnanti, Flora ha avviato insieme ad altre un gruppo di riflessione sulla pratica pedagogica, che grazie a iniziative analoghe in altre città, incontri e convegni, ha fatto nascere la pedagogia della differenza (vedi Educare nella differenza a cura di Annamaria Piussi, Rosenberg & Sellier, 1989). Nel 1992 ha curato, con Luisangela Lanzavecchia, il volume Libertà femminile nel ‘600 (suppl. n. 0 a Via Dogana). Già nell’84 Flora aveva cominciato a mettere mano alla grande quantità di documenti, riviste, opuscoli accumulati nello scantinato della Libreria delle donne, creando insieme a Gabriella Lazzerini l’archivio che nel 1999 è stato dato in comodato alla Fondazione Elvira Badaracco; adesso è impegnata nel secondo “riordino”, iniziato nel 2007.
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