Cari amici,
la situazione in Iraq è sempre più drammatica e l’informazione su cosa in realtà stia succedendo laggiù è sempre più contraddittoria e confusa.
Per questa ragione, nella mia qualità di europarlamentare, ho ritenuto mio dovere, insieme ad altri colleghi, sottoscrivere un appello al Presidente del Parlamento europeo per sollecitarlo ad assumere una iniziativa diretta.
Co-firmatari dell’istanza (oltre a me) sono Giulietto Chiesa (primo firmatario ed estensore dell’istanza), Lilli Gruber, Michele Santoro, Luisa Morgantini, Andrew Duff, Angelika Beer, Véronique De Geyser.
Al Presidente del Parlamento europeo abbiamo ricordato come il dramma iracheno si vada aggravando ed aggrovigliando giorno dopo giorno, al punto che oramai da più parti si mette in dubbio la possibilità della tenuta delle elezioni nel prossimo gennaio, così com’è stato previsto dalla risoluzione n. 1546 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Il massacro da parte dei terroristi continua e la ritorsione indiscriminata da parte delle truppe di occupazione pure (tanto che sempre più spesso vengono colpite da entrambe le parti anche civili inermi e bambini). La popolazione irachena è la prima vittima di un disastro di proporzioni senza precedenti.
Noi tutti siamo costretti nel ruolo di osservatori impotenti. C’è un limite invalicabile perfino alla capacità europea di fornire assistenza. Un quadro sconcertante, come ha riconosciuto il Commissario Chris Patten di fronte a questo Parlamento.
Noi rischiamo di essere tutti travolti da un’ondata destabilizzatrice. La sicurezza dei popoli europei ne è già messa a repentaglio senza che i popoli europei, nella loro grande maggioranza, abbiano condiviso la logica della guerra preventiva.
L‘Europa, come entità politica, non è corresponsabile di questa tragedia e, proprio per questo, è oggi in condizione di poter svolgere un ruolo di pace e costruttivo insostituibile.
Occorre che il Parlamento Europeo esprima, direttamente e senza perdere tempo, la sua volontà di pace e invii un segnale preciso ai popoli arabi e musulmani per dissipare ogni equivoco sullo scontro di civiltà, di religioni e di culture. Queste mistificazioni aiutano il terrorismo invece di combatterlo. L’Europa deve allontanare definitivamente da sé – cito di nuovo Chris Patten – l’immagine di “un cecchino scelto dalla superpotenza globale”. Essa deve parlare, distinguendosene, senza mediazioni alla comunità araba e musulmana nel suo complesso.
Per tutte queste ragioni occorre che il Parlamento Europeo invii immediatamente una propria delegazione in Iraq, con il mandato conoscitivo di consultare tutte le forze politiche, religiose, etniche irachene e i governi dei paesi vicini, e comunque influenti sulla situazione.
La delegazione dovrebbe riferire al Parlamento Europeo entro la fine dell’anno, fornendo un quadro della situazione politica dell’area, con particolare riguardo per le condizioni reali in cui sarà possibile, se sarà possibile, che si svolgano elezioni regolari in Iraq nel prossimo gennaio 2005.
Nella speranza che questa sollecitazione e le sue motivazioni trovino il consenso del Presidente del Presidente del Parlamento europeo, molti di noi si sono già dichiarati disponibili a partecipare ad una tale Delegazione.

Antonio Di Pietro – Presidente Italia dei Valori

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