Domenica 13 è accaduto qualcosa che in Italia non si era mai visto. Mai infatti era accaduto che contemporaneamente si riempissero le piazze (alcune fino all’inverosimile) di 220 città grandi, piccole, medie, da Nord a Sud e che in 32 capitali o metropoli del mondo manifestassero le comunità italiane. Ma è ancora più notevole che questa grande mobilitazione popolare, ripeto popolare, sia stata ispirata e diretta da donne. Si è prodotta una risonanza profonda tra le parole, le immagini, le forme comunicative messe in campo da loro e i sentimenti di vergogna, di rabbia, di frustrazione, ma anche le aspettative, i desideri, le speranze presenti in tanta parte del popolo italiano e che le forme esistenti ritualizzate della dialettica politica non riescono a far esprimere. Le donne, il piccolo gruppo di donne che è all’origine di questa mobilitazione ha parlato di sé, della propria lunga attesa che gli uomini, gli uomini che detengono tutte le leve del potere dicessero e facessero qualcosa per mettere fine al degrado dell’etica pubblica. In assenza di una risposta hanno deciso che non si poteva più attendere e che toccava a loro stesse affermare la propria dignità e pretendere il rispetto, violato, di tutte le donne. E lo hanno fatto, rompendo steccati e divisioni politiche, culturali, religiose cercando con sincerità di unificare, attraverso parole, gesti, immagini, mondi ed esperienze che sulla quotidiana scena pubblica si guardano con diffidenza se non con ostilità. Hanno usato parole come dignità, rispetto, amicizia che sul momento e in alcuni ambiti hanno suscitato reazioni infastidite e sarcastiche, ma che invece hanno toccato ed espresso un sentire comune.
Con la parola amicizia hanno inteso porre la relazione con gli uomini sul piano del reciproco riconoscimento tra pari, appunto perché l’amicizia è quel legame che, come ci hanno insegnato i greci, si può stabilire solo tra chi si riconosce uguale. Le donne oggi in Italia sono e si sentono uguali nella loro differenza e non vogliono più rimanere in una condizione di minorità. Lo hanno detto a chiare lettere domenica e lo pretenderanno.
Francesca Izzo
Giovedì 17 Febbraio 2011
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