Le pari opportunità è un principio che deve, come condizione elementare, coinvolgere tutti.
Ogni essere umano ha il diritto a divenire meno infelice e non l’obbligo a vivere la vita complicata.
Dalla discarica di Nairobi a quelli che passano tutta la vita a cercare un lavoro alle donne umiliate e discriminate… tutta questa gente non vive.
La verità è che quando qualcuno ci ha fatto credere che non siamo più in condizione di batterci, anche se a guardarci bene siamo degli infelici miseri, noi smettiamo di batterci.
L’idea di perseguire il diritto a vivere nasce dalle domande che siamo in grado di porci ed alle quale possiamo rispondere senza fare come gli struzzi e mettere la testa sotto terra.
Quando muore l’idea che il patrimonio del diritto alla vita è di tutti siamo noi che ne abbiamo tradito il senso e non chi ci incarta con propaganda e cotillons.
Le grandi violenze e quelle sottili e capillari che quotidianamente viviamo…sempre violenze sono.
Se noi ignoriamo i FATTI sostituendoli con le STORIE permettiamo al supruso ed al dolore di anestetizzare l’intensità di quest’ultimi divenendo affiancatori di chi manipola e produce violenza.
Ogni volta che ci parliamo addosso e raccontiamo dunque solo le storie, facendoci ingoiare dalle ipotesi e dai luoghi comuni, ci allontaniamo dalla realtà che a volerla guardare bene si riduce solo ai FATTI che fotografano quasi sempre come la pretesa di risolvere le discriminazioni non sia accompagnata da nessun successo.
Il FATTO che ci si batta per le pari opportunità o per la fame nel mondo o per i diritti umani o contro le guerre è costellato di buone intenzioni organizzative e associazionistiche, ciò nonostante, le mille STORIE che ci raccontano non riescono ad ingranare un senso di marcia contrario alla disperazione dei più deboli.
Se è oggettivamente vero che le donne italiane sono le più discriminate in Europa dopo quelle maltesi… e questo è un FATTO, questo sta a significare che le storie sottoscritte dai portatori di uguaglianza non sono riuscite a modificare la realtà ma probabilmente hanno finito per far perdere di vista l’autenticità del problema.
Perdere di vista la realtà vuol dire morire lentamente e nell’agonia trascinare le generazioni future in quanto non siamo in grado di occuparci di loro se non raccontando solo storie lontanissime dai fatti.
Con questo non voglio dire che chi, mi metto anch’io dentro, opera per raggiungere un mondo equo a dimensione umana e non bestiale, non sia in buona fede, di certo non è in armonia con un sentire comune che comune non è. Se nulla cambia la realtà, dunque, nulla è accaduto, nonostante le mille storie.
Se nulla accade è perché c’è troppo “io” che tira a campare e poco “noi” a ritrovare la via di casa. Le api sarebbero già scomparse e il genere umano non esisterebbe più.
La disattenzione e l’incuria che trasversalmente hanno attaccato le società inconsapevoli hanno prodotto solo fallimenti, sotto tutti i piani, e quando si è sotto il morso della memoria di sopravvivenza i nostri sensi sono scoordinati e distratti verso ciò che è giusto e ciò che non lo è.
Possibile mai che non si percepisca la necessità di vigilare sui fatti?
I dibattiti scadenti incarnati da certi personaggi che attraversano il video televisivo italiano, investiti di un prestigio spesso immeritato e discutibile, mi suscitano un’infinita malinconia poiché riconosco nel popolo, intellettuale e non, la stupidità tipica di coloro che hanno ceduto la loro vita alle scelte degli altri.
Questo tempo è un tempo, a mio avviso, in cui anche il mentale è arrivato a livelli talmente bassi da poter essere ospitato solo nelle caverne. La passione che muove i nobili sentimenti davanti ai principi universali, che ci vedono un tutt’uno con il prossimo, è stata scarnificata della sua essenza vitale. Non riuscendo dunque a tracciare un ritratto autentico di noi stessi abbiamo prodotto un moto di selezione automatica che per natura scarterà tutti coloro che non cedono il passo all’evoluzione.
Le pari opportunità, considerato che di ciò ci occupiamo, vanno “inseguite e pretese” per le donne come per tutti gli esseri umani. Coloro che si accontentano delle pari opportunità non hanno l’ambizione giusta per riscattare nessun debole del pianeta. Ma questa è un’altra storia.
Cordialmente
Anna Rossi
Responsabile Relazioni Esterne ONERPO
Roma, 22 ottobre 2009
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