Come ai tempi del medio evo, delle cinture di castità, dell’uomo padrone e della donna schiava. Anzi, come i primitivi, raffigurati con l’omone che torna verso la caverna con la clava in una mano e nell’altra mano lo scalpo della compagna, trascinata da vero dominatore.
Lascia interdetti il volantino appoggiato sulle gradinate dello stadio Olimpico e lasciato in bella mostra all’attenzione del popolo laziale, quello in cui si invitano le donne a non assieparsi in curva nelle prime dieci file dello stadio romano perché il football “è cosa da maschi”.
Sulla questione sessista -per la quale si sta indagando al fine di punire i colpevoli, e ci sarebbero già i primi identificati-sono intervenuti un po’ tutti, inclusa suor Paola, l’arcinota “sorella” del tifo biancoceleste, una sorta di anima candida del dio pallone salita alla ribalta delle cronache negli scorsi anni per le presenze televisive in cui si decantava la sua fede per il melodrammatico club fondato nel 1900 dal bersagliere Bigiarelli.
“Sarò in prima fila alla prossima partita casalinga della Lazio” ha fatto sapere suor Paola, disturbata dal messaggio fatto recapitare all’altra metà del cielo, mentre va detto che anche la politica “al femminile” si è armata, lancia in resta, per polemizzare con gli ideatori del volantino.
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