al quotidiano “L’Adige” del 7 novembre 2002.
Gentile Direttore,
leggo in questi giorni sui quotidiani locali notizie in merito all’inserimento di quote riservate alle donne nella prossima legge elettorale. Vorrei esprimere il mio dissenso da questa operazione. Analoghi tentativi sono già naufragati a livello nazionale e ritengo sia pretestuoso,ora, ergersi a paladini di una parità che non può essere imposta ma conquistata.
L’accettazione del sistema delle quote è un subdolo riflesso di una cultura al maschile che nega alle donne reale rappresentatività:” concede” una rappresentanza che le donne devono vedere riconosciuta grazie alla loro abilità, al loro impegno, alla loro tenacia..
Poche donne negli organismi rappresentativi vuol dire che poche donne si fidano delle donne:nei paesi che hanno adottato il sistema delle quote( tra cui Australia, Gran Bretagna e Norvegia), la percentuale è stata fissata al 30%, nonostante le donne costituiscano più del 53% della popolazione. Ciò istituzionalizza una maggioranza come minoranza e giustifica l’assegnazione alle donne elette di ruoli spesso marginali.
Dovrebbero essere promosse sempre ( magari a cura delle elette e in modo trasversale) possibilmente non solo a ridosso delle consultazioni elettorali,azioni positive di consulenza, formazione e sostegno per le donne che vogliano impegnarsi in politica, contribuendo a femminilizzare un mondo che, a mio avviso, ha un estremo bisogno dell’apporto di concretezza e di vitalità che le donne sanno e possono regalare.
Grazie per l’ospitalità. Saluti cordiali
Giovanna Giugni
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