IMPRESE: GUIDI, QUOTE ROSA NEI CDA NON BASTANO

“La prendo come una provocazione”: cosi’ Federica Guidi, presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, ha commentato la notizia del via libera, da parte del ministro dell’ economia Giulio Tremonti, alla proposta di legge bipartisan che vuole introdurre quote rosa nei vertici delle imprese.
“Servirebbero – ha spiegato Guidi a margine della presentazione di un portale per i giovani imprenditori a Palazzo Chigi – anche piu’ politiche conciliative a sostegno di tutto il percorso di carriera delle donne. Temo che vedere solo quello dei cda sia vedere solo un pezzettino del problema, quando sotto invece c’ e’ un mare di donne che ancora stenta a entrare nel mondo del lavoro, a causa di politiche conciliative che ci sono ma potrebbero essere migliorate”. (ANSA 27 OTT 10)

QUOTE ROSA: BALDASSARRE, DDL SU CDA AZIENDE INCOSTITUZIONALE

La proposta di legge sulle “quote rosa” nei cda delle aziende, attualmente all’ attenzione del governo, e’ “manifestamente incostituzionale” secondo il presidente emerito della Corte costituzionale Antonio Baldassarre. Il testo prevede, in particolare, la presenza nei Cda del 30% di donne, pena sanzioni, fino alla decadenza del consiglio per chi non si adegua.
“E’ una norma incostituzionale – afferma Baldassarre all’ ANSA – perche’ lede la liberta’ di iniziativa economica e anche la responsabilita’ economica degli azionisti di nominare gli amministratori. Le nomine dei consigli di amministrazione sono fiduciarie, se io ho fiducia in persone tutte di sesso maschile non posso essere obbligato per legge a cambiare”.
“A maggior ragione e’ evidente la incostituzionalita’ – spiega Baldassarre – in quanto la norma prevede la sanzione della decadenza del cda in caso non ottemperi all’ obbligo di includere una certa quota di donne”. Secondo il costituzionalista “si possono ipotizzare forme di incentivazione per favorire una composizione piu’ equilibrata sul profilo della partecipazione femminile, come peraltro la Corte Costituzionale ha confermato, con una sentenza di alcuni anni fa che porta la mia firma, che prevedeva incentivi ma non vincoli cosi’ penetranti da comportare sanzioni che ledono la liberta’ e le decisioni degli azionisti”. (ANSA 27 OTT)

Terremoto rosa in arrivo sui cda veneti?
IL CAMMINO DELLE QUOTE ROSA IN PARLAMENTO
di Giada Vercelli

A smuovere le acque nella conservatrice City di Londra, ci ha pensato il ministro laburista delle Pari opportunita’ Harriet Harman, rilanciando il tema della diversity e promuovendo accesso delle donne nei consigli di amministrazione aziendali. La presenza di ladies ai vertici delle societa’ del Ftse 100, il listino della Borsa inglese, è infatti solo del 12%. La sua è una battaglia ispirata da una norma vigente in Norvegia, dove il 40% dei componenti dei Cda è donna.
In Italia, 29simo paese su 33 censiti dalla Commissione Europea per numero di donne nei Cda di società quotate in Borsa, qualcosa inizia a muoversi. La Commissione Finanze della Camera ha preso proprio ieri in esame la proposta di legge sul riequilibrio della presenza di genere nei consigli d’amministrazione delle aziende quotate, di cui è prima firmataria l’onorevole del PdL Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario.
La proposta Parità di accesso agli organi di amministrazione delle società quotate in mercati regolamentati ha incontrato “un clima molto favorevole” ha spiegato la Golfo “anche grazie all’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica svolta negli ultimi mesi. Il clima culturale del Paese è pronto ad accogliere questa riforma e anche la Commissione Finanze della Camera dei Deputati ne ha dato atto, tributandogli un sostegno bipartisan”. Appoggio che di fatto è arrivato da Sergio D’Antoni, deputato del Pd: “E’ giusto che la maturazione porti all’equilibrio dei generi in materia autonoma però in molti campi c’è bisogno di una spinta legislativa. Nel nostro caso significa trovare un equilibrio serio nelle società quotate in borsa perché la presenza femminile in queste società è veramente risibile. Senza una forte spinta normativa questo risultato non si ottiene“. Parole che fanno eco alle dichiarazioni di Pier Luigi Bersani all’Assemblea del Pd di sabato scorso, secondo cui il suo è un partito che “non accetta una posizione discriminata delle donne nell’economia, nella societá, nelle istituzioni”. Per poi aggiungere che ”nei centri decisionali, c’è il cuore della discriminazione che deve essere affrontata con interventi normativi su un sistema transitorio di quote che il Partito democratico deve avanzare sollecitando un movimento di opinione”.
L’iniziativa dell’on. Golfo si rifà a una ricerca della Governance Consulting sulle società quotate in Borsa a Milano in cui solo il 6,4% di chi siede in Cda è donna 179 su oltre 2795 cariche). Nei “board” delle quaranta società a maggior capitalizzazione ci sono 20 donne su un totale di oltre 600 consiglieri, circa il 3%. Secondo una ricerca di Cerved , l’Italia ha una quota del 4% di donne nei CdA delle aziende quotate in Borsa contro una media dell’Unione Europea dell’11%. Un dato poco incoraggiante, ma si sta facendo largo un consenso ampio sulla necessità dell’introduzione delle quote rosa: da Federmanager a Assogestione, da Borsa Italiana alle manager più votate alla meritocrazia. Una misura transitoria per cambiare la cultura del paese.
Info: http://www.leiweb.it

LEGGE ELETTORALE: FINOCCHIARO, INTRODURRE PARITA’ DI GENERE

“Vogliamo una legge elettorale che innanzitutto ripristini il rapporto tra eletti e elettori, che non esiste con questa legge che prevede che in Parlamento siedano i nominati dai segretari di partito e che quindi rompe il primo anello di un sistema democratico che e’ quello della rappresentanza e impedisce che gli eletti rispondano agli elettori. Per altro questo ha un riflesso sul quale si ragiona troppo poco: il fatto che un Parlamento di ‘ nominati’ non e’ in grado di interpretare il ruolo che la nostra Costituzione gli assegna, quello di esercitare un ruolo di controllo sull’ operato del Governo, di porre linee politiche al governo.
E’ un luogo di ratifica delle decisioni del governo e tra l’altro il presidente Berlusconi, che mal sopporta il controllo delle Camere, ha detto chiaramente ‘ votino solo i capigruppo, il Parlamento e’ un intralcio’. Penso che comunque, sia che parliamo di proporzionale o di maggioritario, poiche’ siamo a ragionare sul tema, ci vorrebbe comunque uno sbarramento e ci vorrebbero, e introduco un tema che in questo dibattito appassionato nessuno tira fuori, delle norme che garantissero la pari rappresentanza di genere. Non ne parla piu’ nessuno del fatto che le leggi elettorali siano tali da consentire e, secondo me, provocare una partecipazione delle donne alla vita politica”. Lo ha detto Anna Finocchiaro, Presidente dei senatori del PD, questa mattina a Radio anch’ io. (AGI 27 OTT 10)

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