A REGIME IN CDA AZIENDE DAL 2015

GIOVANARDI CONTRARIO A SANZIONI

Il ddl sulle quote rosa nei cda delle societa’ quotate in borsa andra’ martedi’ prossimo, 15 marzo, in Aula solo per il voto finale senza alcun esame di merito del testo che ha ottenuto il si’ bipartisan della commissione Finanze. Si conclude cosi’, con una conferenza dei capigruppo del Senato che in serata ha accolto la richiesta della commissione di avere la sede redigente, la battaglia per un provvedimento tanto atteso dalle donne su cui ieri sera si era rasentato lo scontro tra governo e l’intera commissione sul tema della gradualita’ nel portare al 30% la quota di donne nei cda delle aziende. In mattinata si e’ sbloccata l’impasse creata dal governo che era contrario all’entrata a regime dal 2015 delle quote rosa nelle aziende e nelle societa’ a partecipazione pubblica. Il sottosegretario all’economia Sonia Viale ha ritirato il parere negativo all’emendamento Germontani su cui si riconosce l’intera Commissione e questo ha consentito di approvare il ddl che ora andra’ in Aula a scatola chiusa con il plauso di maggioranza e opposizione. ”Ringraziamo il governo per aver rispettato il lavoro della commissione. Si sono presi tempo ma poi e’ arrivato il via libera” ha commentato la relatrice, la senatrice finiana Maria Ida Germontani mentre il senatore dell’ Idv Elio Lannutti ha osservato che ”la notte ha portato consiglio”. Il passo indietro del governo che ha accettato il lavoro svolto con spirito unanime dal Senato e’ stato salutato con favore non solo dalla capogruppo del Pd Anna Finocchiaro che ha sottolineato il ruolo importante e collaborativo dei suoi ma anche dal capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri che ha ricordato il suo impegno per trovare una intesa con il governo (”avevo detto gia’ ieri che si sarebbe trovato l’accordo”) e ha parlato di una ”svolta epocale” per la presenza delle donne in posizione apicale nel mondo dell’ imprese grazie a un testo alla fine ”equilibrato e serio”. Plauso anche dalle ministre Mara Carfagna che ha parlato di norme ”equilibrate e efficaci” e Stefania Prestigiacomo che ha parlato di un provvedimento ”di civilta”’ augurandosi che questo incoraggi ”il Governo, visto che siamo alla vigilia di una tornata di nomine, a tener conto che le donne nei Cda si possono nominare anche prima che la legge entri in vigore”. Unica voce fuori dal coro quella, pur importante, del sottosegretario Carlo Giovanardi che ha annunciato il suo voto contrario martedi’ prossimo con l’augurio che alla Camera venga modificato il capitolo sulle sanzioni nella parte riguardante la decadenza del consiglio di amministrazione inadempiente. Ecco in sintesi i punti salienti del ddl che consente alle donne di entrare in uno dei santuari piu’ esclusivi del potere maschile. – QUOTE ROSA DI UN TERZO: I consigli di amministrazione e gli organi di controllo delle societa’ quotate e delle controllate pubbliche non quotate dovranno essere composti da un quinto di donne a partire dal 2012 e da un terzo dal 2015. – SANZIONI: in caso di inadempienza ci sara’ una diffida da parte della Consob a reintegrare il cda o i collegi entro quattro mesi; in caso di ulteriore inadempienza scatteranno un’ulteriore diffida di tre mesi e le sanzioni pecuniarie: da 100 mila a un milione di euro per i cda e da 20 mila a 200 mila per i collegi sindacali. Qualora le societa’ non si dovessero adeguare entro i sette mesi concessi dalle due diffide scattera’ la decadenza del consiglio d’amministrazione o degli organi di controllo. – ENTRATA IN VIGORE: la legge entrera’ in vigore dopo un anno esatto dalla pubblicazione del testo sulla Gazzetta Ufficiale. La commissione era favorevole a ridurre i tempi a sei mesi ma su questo il governo e’ stato irremovibile.(di Corrado Sessa, ANSA 09-MAR-11)
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