ITALIA 73ma, DELUSE LE ITALIANE PRESENTI ALLA CONFERENZA DI N.Y. (CON EMBARGO AL 3 MARZO) di Alessandra Baldini
(ANSA) – NEW YORK, 2 MAR – Mondo in via sviluppo e nazioni nordiche guidano a braccetto la classifica delle ‘quote rosa’: sette paesi del terzo mondo, il Ruanda in testa, sono entrati nella ‘Top 17′ delle donne in parlamento messa a punto dall’Unione Interparlamentare e diffusa a New York dove e’ in corso la Quinta conferenza mondiale delle donne ‘Pechino +10′. L’Italia, in questa classifica, e’ tra i fanalini di coda: settantatreesima, un passo indietro al Lesotho, con 97 deputate e senatrici elette nelle politiche del 2001. Il rapporto ‘Donne e Politica’ fotografa una situazione diversificata e un lento ma costante progresso a dieci anni dalla Conferenza di Pechino. Tra il 2000 e il 2005 la proporzione di donne parlamentari e’ aumentato dal 13,4 per cento al 15,7 per cento (l’Italia pero’ e’ a quota 11,5 per cento per la Camera, 8,1 per cento per il Senato, un passo avanti alla Romania). La mappa rappresenta un aggiornamento rispetto a un analogo dossier diffuso nel 2000. Nel frattempo in Italia qualcosa e’ cambiato: e’ stata cambiata la Costituzione, con la modifica del’articolo 51 che stabilisce il principio della parita’ di accesso, sono poi state introdotte le quote rosa alle elezioni europee.
PRESTIGIACOMO, IL DATO CI MORTIFICA – ”Detto questo il dato sull’Italia, che ci affianca a paesi che non consideriamo di democrazia matura, ci mortifica”, ha detto il ministro per la pari opportunita’ Stefania Prestigiacomo, a New York per i lavori della Conferenza Onu. Profondo disappunto bipartisan e’ stato espresso dalla parlamentare Gabriella Pistone (Pdci) a nome delle colleghe Emanuela Baiodossi (Margherita), Laura Bianconi (Fi) e Maria Burani Procaccini (Fi), a New York per i lavori della Conferenza: ”C’e’ da vergognarsi rispetto al resto del mondo. Il dato e’ stridente e non ci mette in condizione di parlare a testa alta in queste assise internazionali dove si parla di problemi che passano attraverso la rappresentativita”.
RUANDA IN TESTA CLASSIFICA – A livello mondiale il caso eclatante del Ruanda, dove si e’ votato nel 2003 eleggendo 47 donne su 106 parlamentari, e’ la dimostrazione dell’efficacia di misure prese da paesi che emergono da conflitti. La Costituzione del Ruanda ha fissato un minimo del 30 per cento delle donne in parlamento e nell’esecutivo, un esempio che ha trovato seguito in altre nazioni uscite da guerre come Burundi, Afghanistan e Iraq. Il parlamento della Svezia e’ risultato al secondo posto dopo il Ruanda con 158 elette su 349, seguito a ruota da Norvegia, Finlandia, Danimarca e Olanda. Cuba e’ settima ex aequo con la Spagna. Ottavo il Costa Rica, seguito dal Mozambico e dal Belgio. Secondo l’Unione Interparlamentare il duo Ruanda-Svezia illustra un altro punto che emerge dalla mappa: nei paesi in via di sviluppo – Ruanda, Cuba, Costa Rica, Mozambico, Argentina, Sud Africa e Guyana – le donne hanno almeno altrettante chances di venire elette che nei paesi del mondo industriale.
LENTO PROGRESSO – ”Sono risultati incoraggianti”, ha dichiarato il presidente dell’Unione Interparlamentare Sergio Paez, un senatore cileno: ”Un segno che gli sforzi nazionali e internazionali per portare piu’ donne in politica stanno lentamente pagando”. Allo stesso tempo Paez ha messo in guardia che ”i miglioramenti sono ancora sotto l’obiettivo della parita’ tra i sessi nei parlamenti del mondo. L’Unione Interparlamentare continuera’ ad impegnarsi per rendere questi
obietivi una realta”. La mappa rivela che c’e’ stato in media un aumento del 17 per cento delle donne parlamentari negli ultimi cinque anni: un dato che secondo il segretario generale della Unione Interparlamentare Andres Johansson e’ falsamente promettente: ”Di questo passo dovremo aspettare fino al 2025 per raggiungere la quota del 30 per cento delle elette e il 2040 per la parita’ tra i sessi”.
RADDOPPIO RAPPRESENTATIVITA’ MONDO ARABO – Il rapporto 2005 fotografa anche la situazione delle donne parlamentari regione per regione: i paesi nordici sono alla guida seguiti dalle Americhe, dal resto dell’Europa, l’Asia, l’Africa subsahariana, l’area del Pacifico e i paesi arabi. Dei 58 paesi dove si e’ votato nel 2004 il maggior incremento e’ stato in Bielorussia, davanti a Tunisia, Niger, Uzbekistan e Corea del Sud. Anche se le cifre sono basse, anzi ben al di sotto della media, il mondo arabo ha visto un raddoppio delle percentuali delle elette, dal 3,5 al 6,5 per cento grazie ad alcuni paesi, al primo posto il Marocco (che e’ passato da quattro a 38 deputate). Il rapporto Uip ha anche fotografato la situazione delle donne ministro: La Svezia con 52,4 per cento delle donne capo di dicastero e’ in testa alla classifica poco sopra la Spagna (50 per cento). In 44 paesi il 20 per cento dei ministri e’ donna.
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