Sembra di rivivere scene già viste a Capri negli anni scorsi. Benefattori che intendono effettuare sostanziose donazioni in denaro a favore del proprio ospedale ma che sono costretti a desistere a causa di intoppi e lungaggini varie. Dalla Sicilia giunge, attraverso i media, questa notizia. Pensava di dover essere accolto come lo Zio Sam con quell’assegno da 2 milioni di dollari pronto per essere donato all’ospedale di Ragusa, ma il benefattore siculo-americano arrivato da New York non si aspettava di finire in una sala d’attesa rovente, in coda come altri utenti per essere ricevuto dal manager Maurizio Aricò. Così, dopo una lunga e spazientita attesa, Giuseppe Giuffrè, ha allargato le braccia e al suo legale, Michele Sbezzi, che avrebbe dovuto provvedere all’operazione, ha detto di andare via. Pochi minuti dopo Giuffrè era nella sua villa in riva alla Marina di Ragusa, non lontano da quella della fiction tv sul Commissario Montalbano. E Aricò era nei guai. Inseguito dalle maledizioni dei deputati regionali 5 Stelle pronti a chiederne le dimissioni, dalla furia del presidente della commissione Sanità dell’Assemblea regionale Pippo Di Giacomo e dallo stupore dell’assessore alla Salute Baldo Gucciardi, da due settimane sulla poltrona che fu di Lucia Borsellino, irritato: «Penso che questo manager dovrebbe chiedere scusa, intanto lo faccio io. Non è accettabile che non si trovi il modo di accogliere come si deve un cittadino tanto sensibile. Si metta in campo ogni azione per recuperare il rapporto con il signor Giuffrè». È un ordine che rimbalza da Palermo a Ragusa dove Aricò ricostruisce una mattinata per lui infernale: «L’ho accolto con il suo avvocato facendoli accomodare perché il legale dell’Azienda sanitaria con cui dovevamo concordare gli aspetti tecnici era in tribunale, a 700 metri. Dovevano aspettare tutti il rientro. Ma Giuffrè e l’avvocato sono spariti. Ho provato a rintracciarli. Sono rammaricato». Con una serie di pressioni si cerca di far tornare sui suoi passi il facoltoso emigrato arrivato nel ‘58 a New York dove ha costruito un piccolo impero con le concessionarie d’auto. Mantenendo un legame con l’associazione «Figli di Ragusa» che ha da poco venduto la sede di Brooklyn ricavando i 2 milioni di dollari affidati dal direttivo a Giuffrè per la donazione. Che comunque Ragusa avrà, dice l’avvocato Sbezzi. Forse non attraverso il manager «occupato». Un episodio simile accadde a Capri negli scorsi anni: un’anziana signora di origine austriaca aveva staccato un asseggno da 2 milioni di euro a favore dell’ospedale Capilupi ma dopo estenuanti periodi di attese, lungaggini e intoppi burocratici la donna fu costretta a fare marcia indietro e a riprendersi i suoi soldi.
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