Caro amico,
Sul nostro sito internet (http://www.antoniodipietro.it/doc/rapporto_croce_rossa.pdf) troverai il “Rapporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) sul trattamento da parte delle Forze della Coalizione dei prigionieri di guerra e di altre persone tutelate dalle Convenzioni di Ginevra in Iraq durante il loro arresto, la loro detenzione e i loro interrogatori” pubblicato sin dal febbraio 2004.
La sua lettura dimostra documentalmente che non è vero che il Governo non sapeva nulla e, d’altronde, il fatto che non sapesse nulla non è una giustificazione ma semmai un’aggravante.
Di fronte alle drammatiche e gravissime notizie che arrivano dall’Iraq, ora, più che mai, é doveroso procedere al ritiro immediato delle nostre truppe da quel martoriato paese.
La disgustosa “bugia” del nostro Governo sulla “missione umanitaria di pace” dei nostri soldati, non regge più: la strage di Nassirya del 12 novembre, l’ultima tragica morte del caporale Matteo Vanzan e i numerosi feriti tra i nostri ragazzi, a causa dei tre giorni di violentissimi combattimenti a Nassyria, il tentativo di assassinio della governatrice Contini, la decisione del battaglione San Marco di abbandonare alla guerriglia, il nostro avamposto, sono fatti indiscutibili: l’Italia é in guerra.
Una guerra ingiusta, sbagliata, illegittima, che Italia dei Valori a differenza di altri, ha condannato da subito, senza tentennamenti, in modo chiaro, univoco, determinato.
Una guerra alla quale il nostro Governo, contrariamente ad altri Stati europei, ha aderito subito nonostante, la sincera contrarietà del popolo italiano, nella velleitaria speranza di costruirsi un ruolo più influente sulla scena politica internazionale e di raccogliere le briciole degli affari legati alla ricostruzione.
Siamo fermamente convinti, come recita l’articolo 11 della nostra bella Costituzione che l’Italia debba ripudiare la guerra quale ” strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Tutte le guerre sono sbagliate, ma in particolare questa, pensata, voluta dagli USA solo e soltanto a fini economici allo scopo di impossessarsi del petrolio di Saddam, in disprezzo alla posizione delle Nazioni Unite e al rispetto del diritto internazionale.
Quel che é peggio, é che per questa guerra, che era stata spacciata come una risposta forte per combattere definitivamente il terrorismo e la rete di terrore di Bin Laden, questa guerra per la quale proprio negli USA sono già più di 800 le famiglie di soldati che piangono i loro cari caduti, ha in definitiva fornito ulteriori pretesti ai fondamentalisti e a tutti coloro che odiano la nostra civiltà occidentale, in particolare ora, dopo che sgomenti, abbiamo assistito agli indescrivibili orrori nei confronti dei prigionieri di Abu Ghraib.
Il convinto impegno pacifista di Italia dei Valori, non é quindi una facile soluzione per non assumersi le proprie responsabilità. Non si tratta, in questa guerra, di difendere i sacrosanti principi e valori della nostra democrazia, le nostre città, la nostra libertà.
Ci si deve chiedere quindi che senso abbia, oggi più che mai, restare in un Paese dove regna il caos, dove solo un serio, rapido intervento dell’ONU può forse ancora evitare il peggio.
A Nassyria la situazione, gravemente sottovalutata dal nostro Governo, é precipitata. I nostri soldati, per i quali – lo ripetiamo a scanso di equivoci – proviamo un sentimento di orgoglio e riconoscenza, per la professionalità, la grande correttezza e umanità dimostrata nell’adempimento della loro missione, si trovano ora in una situazione assolutamente critica, non avendo istruzioni certe e mezzi sufficienti per difendersi e attaccare se fosse necessario.
Occorre partire, subito, con dignità e fermezza per lanciare un chiaro segnale di discontinuità con la politica portata avanti fin d’ora. La gravissima irresponsabilità del nostro Governo equivale ad un vero e proprio concorso politico in “omicidio volontario”: é finito il tempo delle barzellette e delle battute sul campionato di calcio, qui é in gioco la vita dei nostri ragazzi.
Antonio Di Pietro
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