Nella nuova Europa a 25, a est di Bruxelles, la barbara pratica della sterilizzazione delle donne rom (che si credeva caduta in disuso dopo il comunismo) è ancora in vigore. E oggi il paese deve fronteggiare la grave accusa di razzismo verso la numerosa popolazione rom, condivisa anche da altri vicini dell’est. Che però negano ogni colpa.

da Lettera22 – Lucia Sgueglia – Martedi’ 27 Giugno 2006

“A pochi minuti dal parto mi hanno detto che avrei dovuto fare il cesareo, e mi hanno fatto firmare un foglio senza spiegarmi cosa fosse. Non sapevo cosa c’era scritto, ero in stato confusionale ma ho pensato che dei dottori ci si può fidare”. Poche ore dopo aver dato alla luce il suo secondo figlio, la diciannovenne Helena Ferencikova ha scoperto che quel foglio misterioso aveva permesso ai medici di sterilizzarla. Succede oggi in Europa, nella Repubblica ceca da poco entrata a far parte dell’Unione. Quella che si credeva una pratica barbara caduta in disuso è un’operazione diffusa più di quanto si creda a Est di Bruxelles.
I medici hanno detto a Elena che la sterilizzazione era necessaria perché altri parti avrebbero potuto ucciderla. Ma lei e altre 87 donne di etnia rom di Ostrava sono convinte che il motivo stia nel loro essere rom, e nel 2004 si sono appellate al Mediatore ceco per i Diritti umani. Che a dicembre 2005, a conclusione della prima inchiesta ufficiale indipendente sul tema, ha dato loro ragione: in tutti i casi la sterilizzazione era stata praticata senza il consenso informato, e talvolta indotta con l’intimidazione. Nel rapporto finale del mediatore Motejl si leggono alcune raccomandazioni alle istituzioni: mettere fine alle discriminazioni sanitarie verso la comunità rom, varare campagne informative sulla sterilizzazione e risarcire le vittime. Ma a sei mesi dal rapporto, denuncia l’European Roma Rights Center (ERRC) di Budapest, quasi nulla è cambiato. Il ministero della sanità ha ammesso alcuni “errori commessi da singoli”, ma ha sostanzialmente difeso la condotta di medici e ospedali rifiutando qualsiasi risarcimento.
Mentre a Praga ancora si cerca di formare un governo dopo il pareggio elettorale tra destre e sinistre, la Repubblica Ceca deve affrontare l’accusa di razzismo verso la sua numerosa popolazione rom (circa 250.000 persone), aumentato col rialzare la testa del nazionalismo in tutto l’Est. Qui, in epoca comunista, la sterilizzazione era una pratica semiufficiale mirata a limitare la popolazione rom, considerata un peso per lo stato. Una politica condannata come ‘genocidio’ nel 1979 dal movimento ceco per la difesa dei diritti umani Charta 77, ma proseguita silenziosamente anche dopo la ‘rivoluzione di velluto’ dell’89. Oggi i medici cechi insistono nel difendere la pratica motivandola su basi scientifiche; ma sia Amnesty International che il consiglio d’Europa hanno più volte condannato questa e altre gravi discriminazioni verso i rom nell’Est, dall’Ungheria alla Bulgaria alla Romania.
Se Praga comincia ad affrontare la questione, in Slovacchia (dove quasi il 10% della popolazione è di origine rom) la sterilizzazione è pratica regolare negli ospedali, e i governi hanno finora negato il problema. Un’inchiesta conclusa lo scorso anno ha rifiutato la definizione di “genocidio” in connessione alle accuse di sterilizzazione sessuale delle donne rom nel paese, anche se le vittime avevano solo chiesto di punire i responsabili. Dalle parti di Bratislava (dove nel 1995 il ministro della sanità arrivò a dire pubblicamente che occorreva fare di tutto perché le nascite ‘bianche’ fossero superiori a quelle rom, e dove due anni fa i rom sono in scesi in strada contro i tagli al welfare del governo di destra e hanno avuto in risposta la dura repressione della polizia), la discriminazione verso i rom conosce ancora scuole separate, povertà allarmante, disoccupazione altissima, difficile accesso ai servizi sociali.
Lo scorso anno i governi dell’Europa centrale, orientale e sudorientale hanno dichiarato il periodo 2005-2015 come Decade dell’inclusione rom. Ma il pregiudizio in Europa resta forte, proprio ora che con l’allargamento a Est i rom sono diventati la più grande minoranza europea (9 milioni).

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