Sono decuplicati in due anni, prendono d’assalto le terrazze, si sbranano tra loro, attaccano uomini e cani. E quando chiuderà la discarica sarà l’inferno
Roma – Quando ti piomba col suo metro e quaranta di apertura alare e il grosso becco capace di ghermire un neonato non è che faccia poi tanta tenerezza.
Con gli anni il planare del gabbiano da delicato e svolazzante è diventato quello famelico di Jo Condor. Almeno a Roma dove, da qualche mese, è ufficialmente una minaccia per colombe, piccioni e umani. Dopo l’attacco aereo di domenica scorsa a san Pietro (a proposito: l’Empa vorrebbe che il pontefice abolisse il secolare rito del lancio…) in città si fa qualche conticino, giusto per capire. Una presenza, quella del gabbiano reale, decuplicata in soli due anni. In città si stima che volino almeno cinquantamila esemplari che tra un po’ – quando chiuderà la discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa – si riverseranno nel centro per sfamarsi in un modo o nell’altro. Il Pd sta prendendo la faccenda a cuore e sta pensando di mobilitare qualche deputato. Più che Carosello sembra Hitchcock.
Il problema è che questi enormi volatili (a Roma non si cresce certo a pesce azzurro) hanno scelto la capitale non più come luogo di passaggio, ma per nidificare. E quale habitat migliore della nostra città che per decenni ha assicurato il rifornimento di Malagrotta e che continua a offrire cibo dai cassonetti stracolmi di indifferenziata? «I gabbiani – spiega Bruno Cignini, zoologo e direttore del dipartimento Ambiente del Comune di Roma – si riproducono a ritmi esponenziali: da ogni coppia nascono almeno due piccoli, e ormai siamo a 50mila esemplari. Nel periodo della riproduzione, tra aprile e luglio, i gabbiani diventano violenti e attaccano le persone che si avvicinano per difendere le uova. Gli uccelli più piccoli, come i passeri e i pettirossi, stanno sparendo».
E dire che tutto iniziò nel 1973, quando Fulco Pratesi portò allo zoo una gabbianella zoppa trovata nell’isola di Giannutri. La gabbianella richiamò un gabbiano di passaggio che scese ad accoppiarsi. Da allora i gabbiani presero a nidificare: prima nel recinto degli elefanti, poi sulla roccia delle tigri, infine hanno invaso il centro. Il Comune ha cominciato a considerarli un problema, esattamente come gli storni. Ma per i gabbiani non esistono ultrasuoni che riproducano urla di terrore per allontanarli.
E ora la situazione per chi abita con vista sul Tevere è spaventosa. Di fatto il gabbiano minaccia chi frequenta le terrazze. «D’estate non possiamo neanche prendere il sole – racconta Camilla, residente a via dei Serpenti – se vogliamo organizzare un aperitivo dobbiamo sbrigarci altrimenti ci puntano. I tendoni sono sempre un’indecenza, non posso lasciare i cuscini fuori e di notte si sbranano tra loro. Stanno già puntando Pepita, il mio cane».
In un noto cinque stelle a piazza del Popolo i gabbiani usano addentare la prima colazione. Azzannano tutto, tazzine comprese che poi cascano pericolosamente tra i passanti di via del Babuino. Alle 10 si cammina tra i cocci. Racconta Mario: «A un mio amico con attico al Pantheon hanno nidificato sul tetto e non si sa più come fare a uscire in terrazzo, se ci prova lo attaccano. L’unica cosa da fare è chiamare i falconieri, lo hanno fatto a Caracalla, magari funziona anche qui». Magari l’elmetto.( Jacopo Granzotto, 29/01/2014)
A Roma 40mila gabbiani, è allarme
“Troppi rifiuti. Un pericolo anche per l’uomo”
Il caso dopo la colomba del Papa attaccata in Vaticano. Questi enormi volatili hanno scelto la capitale non più come luogo di passaggio, ma per nidificare: è l’habitat migliore.
di Cecilia Gentile
Il gabbiano che ha attaccato la colomba durante l’Angelus di Papa Francesco Domenica la colomba lanciata da papa Francesco ghermita e predata da un gabbiano e un corvo sopra gli occhi di migliaia di fedeli in piazza San Pietro. E ieri subito le polemiche dell’Enpa, l’ente nazionale protezione animali che chiede al pontefice di interrompere il rito del lancio. Il fatto è che ormai Roma è invasa dai gabbiani reali e dalle cornacchie. Questi enormi volatili hanno scelto la capitale non più come luogo di passaggio, ma per nidificare. Quale habitat migliore della nostra città, che per decenni ha assicurato succulenti pasti al “ristorante Malagrotta” e continua ad offrire cibo a volontà dai cassonetti ridondanti di rifiuti? “I gabbiani – avvisa Bruno Cignini, zoologo e direttore del dipartimento Ambiente del Comune – si riproducono a ritmi esponenziali: da ogni coppia nascono almeno due piccoli, e ormai siamo a 40mila esemplari”.
San Pietro, le colombe attaccate da una cornacchia e un gabbiano
“Altro che cercare di impedire al Papa di lanciare colombe dalla finestra di piazza San Pietro – ribatte all’Enpa il deputato Pd, Michele Anzaldi – Il caso del volatile simbolo della pace finito vittima di gabbiani e corvi è l’ennesima conferma che il problema dei gabbiani a Roma sta assumendo dimensioni enormi, e peggiorerà con la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta”. Lo scenario disegnato da Anzaldi per l’immediato futuro è agghiacciante: “Ci saranno migliaia di gabbiani che si riverseranno inevitabilmente sulla capitale. L’ecosistema cittadino verrà stravolto, gli stessi romani saranno in pericolo”. Secondo Cignini il rischio c’è, eccome: “Nel periodo della riproduzione, tra aprile e luglio, i gabbiani diventano violenti e attaccano le persone che si avvicinano per difendere le uova. Gli uccelli più piccoli, come i passeri, i pettirossi, gli scriccioli, stanno sparendo dalla città, predati dai gabbiani”.
E dire che tutto è iniziato nel 1973, quando Fulco Pratesi portò allo zoo una gabbianella zoppa trovata nell’isola di Giannutri. La gabbianella richiamò un gabbiano di passaggio che scese ad accoppiarsi. Da allora i gabbiani presero a nidificare: prima nel recinto degli elefanti, poi sulla roccia delle tigri, infine hanno invaso il centro storico. Il Comune ha cominciato a pensarli come un problema, esattamente come gli storni. Ma per gabbiani e cornacchie non esistono ultrasuoni che riproducano urla di terrore per allontanarli. “Bisogna controllare le nascite, impedire loro di nidificare – riprende Cignini – a Trieste hanno adottato il sistema di togliere le uova dal nido. Qui gli animalisti sono contrari e c’è una legge, la 157, che li protegge come specie selvatica. È un bel problema…”.
Comments