Ancora il soggetto del gioco per i quadri del pittore Enrico Benaglia che già si era cimentato con questo tema in un’esposizione dal titolo Giochiamo con il mondo al Museo del Giocattolo di Zagarolo, mostra accolta con successo di pubblico e di critica.

bena - ROMA 
 GIOCA CON ENRICO BENAGLIA

La cornice del Palazzo Incontro in Via dei Prefetti, 22 ha inaugurato ieri 28 aprile (fino al 2 giugno) un’esposizione dal titolo Roma in gioco che si inserisce, come ha sottolineato nel discorso d’apertura il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, in un progetto più vasto che si chiama La Provincia delle Meraviglie, Alla scoperta dei tesori nascosti.
Questa iniziativa ha lo scopo di far conoscere ad un pubblico sempre più vasto le meraviglie della provincia di Roma, viaggiando alla scoperta di borghi antichi, centri storici, palazzi, musei ecc. Ma torniamo alle opere del Maestro Enrico Benaglia e al Museo del Giocattolo di Zagarolo: l’esposizione di Roma ricalca fedelmente quella del Museo. E’ stato riprodotto, in scala ridotta, il suo percorso espositivo operando una sintesi felice con le opere di Benaglia che sanno ben suscitare meraviglia
Tra le opere di maggior rilievo segnaliamo la serie di tele dedicate al circo, con un bellissimo omaggio a Nino Rota, che ha scritto la colonna sonora delm film La strada di Federico Fellini, e alle figure del clown e dei trapezisti. Chi da piccolo non ha amato il clown, simbolo d’ironia e di scherzi ingenui? Il pagliaccio è rappresentato come l’eterno bambino sognatore e romantico che nel guanto tiene stretta una stella caduta…
Le trapeziste sfidano lo spazio, sono abili e sono la metafora di chi ama le sfide. Benaglia, scegliendo il circo, dichiara di amare gli artisti di strada, acrobati degli azzurri. Dice Roger-Pol Droit in “101 esperienze di filosofia quotidiana” che bisogna diffidare di chi non ama il circo, perché senza dubbio è troppo sicuro di se stesso e impietoso. Ciò che rende il circo commovente è il miscuglio di miseria e di sogni: esso delimita uno spazio che gli è proprio e che è il mondo umano stesso. In questa sfera circoscritta si tratta di costruire una bolla di sogni: paillettes, cose sgargianti, finte, gioia sullo sfondo di un’infinita tristezza. Ed è questo che rende commovente, esemplare, semplice il modello dell’umano: costruire sogni derisori nel fango, ma con ostinazione, ogni sera alla stessa ora.
Stare sul trapezio significa rimanere in bilico: il trapezio è il messaggero dell’equilibrio tra realtà e sogno, tra terra e cielo, tra odio e amore, tra follia e saggezza. Ma significa anche volteggiare nel vuoto da un punto all’altro, “senza rete”, rischiando ogni volta la vita.
Il filo rappresenta leggerezza e delicatezza, che implicano difficoltà da superare, fatica, possesso di insolite capacità per poter restare in equilibrio ma anche precarietà: basta niente per spezzarlo. Enrico scende nell’arena e sfida la vita: va incontro al suo pubblico e gioca il suo destino. Tutto questo restituiscono i quadri di Benaglia: la vita si guadagna sul campo, sembra dire, e accetta la logica del rischio che alberga nel patrimonio culturale di ogni circense, anche con coraggio e bellezza. I suoi occhi sono incantati come quelli di un bimbo che al Circo osserva col fiato sospeso i volteggi dell’acrobata nell’aria. L’immagine del trapezio o “liana altalenante” è emblematica e centrale nella raccolta, ricorda proprio il mondo del Circo, luogo fatato che fa sognare adulti e bambini. In questo spazio, i saltimbanchi arrivano al cuore del pubblico, emotivamente coinvolto da ebbrezze, giochi ed illusioni.
La pittura di Benaglia esprime il desiderio dell’uomo di sfidare i propri limiti fisici. In mezzo alle tante esibizioni da brivido con incidenti mortali – circo, corrida, cioè vita – la sua arte esprime il trionfo d’Icaro che si logora nella ricerca di un paio d’ali.

Fausta Genziana Le Piane

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