UKUMBATIA è la sfilata di abiti da sposa a sostegno del centro Marie Anne Erize contro l’ipotesi di sfratto dell’amministrazione pentastellata. Intervista a Stefania Catallo.
di Tiziana Bartolini
L’hanno intitolata “HUKUMBATIA” (in italiano si traduce abbracci) e ha come sottotitolo ‘Le Spose di Marianne abbracciano l’Africa’. E’ l’iniziativa del Centro Antiviolenza Marie Anne Erize di Tor Bella Monaca, che martedì 24 luglio alle 21 vedrà sfilare venti indossatrici d’eccezione: giornaliste e donne impegnate nel sociale e in politica indosseranno abiti da sposa storici della collezione del Centro Antiviolenza. “Sono abiti che vanno dal 1920 ad oggi – spiegano le organizzatrici -, ognuno con una storia, a volte triste, che viene raccontata, uscita per uscita, con l’accompagnamento del coro Voci PopSpel diretto da Francesca Tenuta e con una performance di danza orientale della danzatrice Loredana Jaset Nair”.
L’evento, a ingresso libero, sarà ospitato nella prestigiosa cornice del MAXXI. Si profila un evento molto particolare, curato nei minimi particolari e realizzato con il supporto di alcune produzioni – come la linea di gioielli esclusiva e dedicata alla sfilata realizzata da Raffaella Mancini, e i foulard donati dall’Atelier Ciambella – e con il contributo volontario di oltre cinquanta professionisti: dalle truccatrici alle stiliste, dalle danzatrici alle coriste fino ai tecnici dei vari allestimenti. Lo stesso MAXXI ha aperto le sue porte, accogliendo il senso di una proposta che valorizza il fascino della cultura dell’Africa nera e la danza orientale della tradizione nordafricana e promuove un dialogo tra le diversità che passano attraverso la reciproca conoscenza.
“Si tratta di un evento realizzato in assoluta gratuità e facendo rete con altre realtà femminili – sottolinea Stefania Catallo, Presidente del Centro Antiviolenza Marie Anne Erize – che ha organizzato l’evento insieme al museo. Siamo orgogliose di presentare questo progetto di sfilata e di farlo al MAXXI, uno dei più importanti musei di Roma, anche segnalando che ha ottenuto il patrocinio gratuito dell’Ambasciata della Repubblica Argentina in Italia. Ripercorreremo le varie epoche storiche attraverso i modelli che sfileranno, dei quali il più antico ha circa cento anni. Tutti gli abiti sono stati restaurati dalle nostre ex utenti, che in questo modo hanno avuto la possibilità di ricucire le proprie vite”.
L’appuntamento si colloca nel percorso del Centro Antiviolenza intitolato alla modella argentina desaparecida, struttura che opera da molti anni nel difficile quartire di Tor Bella Monaca e che, come in molti altri casi nella Capitale -quello più noto riguarda la Casa Internazionale della Donna anche se con diverse specifiche- l’amministrazione pentastellata mette in discussione nonostante l’indubbia utilità sociale dei servizi di ascolto e accoglienza resi in una delle tante aree disagiate della periferia romana.
Abbiamo rivolto alcune domande a Stefania Catallo, presidente del Centro Antiviolenza Marie Anne Erize sia riguardo la sfilata sia per fare il punto sul possibile sfratto da parte del municipio.
Come nasce l’idea della sfilata e quali obiettivi vi prefiggete con questo evento?
L’idea della sfilata è nata subito dopo l’inaugurazione della sartoria solidale; siamo già alla quinta edizione e, come ogni volta, cerchiamo di tenere alta l’attenzione sul tema della violenza di genere, anche attraverso eventi apparentemente ludici e in date non canoniche.
E’ possibile fare il punto, oggi, della situazione del Centro Antiviolenza rispetto alla disponibilità dei locali e ai rapporti con l’amministrazione municipale?
Il Centro, pur nella difficoltà attuale, continua a vivere e operare; purtroppo ci duole constatare che non siamo state messe al corrente dei motivi alla base della recente decisione del Municipio 6 di decretare la nostra uscita dai locali. Possiamo solo dire, con molta amarezza, che siamo state oggetto di svilimento professionale e diffamazione via social, mettendo in cattiva luce e senza alcuna prova oggettiva il nostro operato. Naturalemte, e come sempre, possiamo dimostrare oggettivamente il contrario. In questi giorni ci siamo appellate al Presidente Mattarella, tramite una lettera diffusa poi agli organi di stampa, e ci auguriamo che voglia risponderci.
Quali prospettive ci sono, secondo lei, di definire la questione? Quali sono le sue valutazioni sul piano politico-amministrativo?
Attraverso quanto appreso dai social (e non dai media, specifichiamo), il problema è solamente politico. Non ci sono state comunicazioni di nessun genere tra noi e l’amministrazione locale, nonostante gli inviti diramati. Si continua a non voler riconoscere il centro – in una dichiarazione, il Presidente di Municipio dice che non sta sfrattando nessun centro antiviolenza perché non lo siamo – nonostante siamo regolarmente registrati così. Purtroppo non esiste miglior cieco di chi non vuole vedere. Finchè la politica avrà l’ultima parola sulle questioni di genere, non ci potrà essere libertà intellettuale e decisionale, bensì prevarrà il mero opportunismo a favore di quanti si allineano al potere, con buona pace delle donne. Soprattutto quelle morte.
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