(AGI) – Roma, 6 mar. – Capelli di fiamma lunghi e ricci, accento spiccatamente romanesco e aria decisa da chi “non le manda a dire”: Rosa Quote, vale a dire Cinzia Leone nei panni del suo ultimo personaggio, rilancia “un discorso sul quale non molleremo mai”, cioe’ lo spinosissimo argomento del riequilibrio della rappresentanza fra uomini e donne in tutti i luoghi del lavoro, delle istituzioni e del potere, dalle assemblee legislative alle redazioni dei giornali. Dopo la fine ingloriosa del provvedimento sulle ‘quote rosa’ in Parlamento, la Commissione Pari Opportunita’ riprende instancabile il proprio cammino sul tema nella sede della Federazione nazionale della stampa, per affrontare alla vigilia dell’8 marzo la questione della disparita’ nella professione giornalistica. Marina Cosi, presidente della Commissione nazionale P.O. legge i dati inoppugnabili, anno 2005, di una”logica spartitoria” sui generis, tutta squilibrata su una schiacciante “maggioranza azzurra”. Nei quotidiani i direttori donna non raggiungono il 2% (fermi a 1,96%) contro il 98,04% degli uomini. Va meglio nei periodici, pur restando cospicuo lo sbilanciamento: 37,40% i direttori donna contro il 62,60%. Per le agenzie di stampa le percentuali sono 11,76% contro 88,24. In fondo alla scala gerarchica nelle redazioni la composizione cambia radicalmente: le praticanti donne nei giornali superano il 41%, nei periodici sono la maggioranza (57,28%), nelle agenzie di stampa il 40,54%. Dati piu’ particolareggiati riguardano le testate giornalistiche della Rai. Il Tg1 su 129giornalisti conta 32 dirigenti, dei quali solo 2 sono donne. IlTg2 con 123 giornalisti ha 41 dirigenti e di questi solo 4 donne; il Tg3 su 105 giornalisti ha 37 dirigenti e solo 2 sono donne. Indicativi anche i dati delle testate giornalistiche regionali: 714 giornalisti, 146 dirigenti dei quali solo 7 le donne. A fare l’esame di iscrizione all’albo, ormai, sono quasi piu’ donne che uomini, ma nel mondo del lavoro “l’altra meta’ del cielo”, evidentemente, fa ancora fatica ad entrare. E nonsolo nel settore dell’informazione perche’ le donne italianesono in coda ovunque: il tasso di occupazione femminile e’ del 45,2% contro una media europea del 56%. Nella gestione delle aziende le donne sono il 33%, ma ai vertici delle imprese la componente femminile occupa solo il 2%, oltre cinque volte in meno della media europea.
La Commissione pari opportunita’ ha deciso di richiamare l’attenzione sul tema con vivacita’ con una settimana di iniziative centrata sulla ricorrenza dell’8 marzo. A Milano al Circolo della Stampa proprio l’8 marzo sara’ la rossa Rosa Quote a chiedere piu’ potere polemizzando sulla scarsita’ di rappresentanza femminile nei centri decisionali. Oltre agli impertinenti interventi di Cinzia Leone, del problema parleranno fra le altre Marina Cosi, Carmen Covito, Vera Squarcialupi e Maxia Zandonai. Il 7 marzo a Genova verra’ assegnato il premio “Una donna fuori dal coro” a cinque donne che si sonodistinte ciascuna nel proprio campo professionale, mentre a Trento, sempre il 7 marzo, saranno presentati i risultati di una indagine sulle donne e il lavoro nel mondo dell’informazione. Senza dimenticare il tema delle candidature femminili alle elezioni, tema sul quale la commissione Pari opportunita della Federazione della Stampa ha inviato per ben due volte una lettera a tutti i segretari dei partiti senza, per il momento, aver ricevuto alcuna risposta. “Abbiamo rifiutato per anni la logica delle quote convinte che il merito dovesse essere l’unico valore vincente. Oggi sappiamo che sbagliavamo”, sottolinea Marina Cosi aggiungendo che “quello della logica spartitoria e’ un linguaggio che gli uomini conoscono bene e forse l’unico che sono in grado di capire”. “Non si deve e non si puo’ andare avanti cosi'”, ammette anche il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi sottolineando che nella giunta federale del sindacato ci sono solo due donne. “Serve un impegno forte e solenne” promette assicurando che sara’ affrontato il problema delle pari opportunita’ nel mondo dell’informazione e che la vertenza “dura e drammatica” per il rinnovo del contratto di lavoro “non si concludera’ senza elementi certi riguardanti la qualita’ della vita e professionale dei giornalisti anche in tema di rappresentanza femminile”. Quanto alla dirigenza della Federazione, Serventi Longhi non ammorbidisce affatto i toni: “e’ maschile, maschilista e qualche volta perfino ‘machista’”. La stessa Rosa Quote, improvvisando una conversazione con un fantomatico Mario Malafede, spiega che “non difendiamo una logica veterofemminista, difendiamo la ‘donneria’, cioe’ il nostro modo di essere nel mondo in quanto donne, contro la disparita’ assoluta in tutti i luoghi di potere. E’ insopportabile continuare a chiedere il permesso di esserci mentre, invece di parlare di problemi veri, che interessano tutti come la scuola o il lavoro continuiamo ad assistere ad una campagna elettorale da derby”.
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