Vi consiglio di fare una bella passeggiata nel quartiere Coppedé, splendido esempio di liberty romano. Si tratta di un complesso di edifici situato a Roma, nel quartiere Trieste, tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. Pur non essendo propriamente un quartiere, venne così chiamato dallo stesso architetto che lo ha progettato. È composto da diciotto palazzi e ventisette tra palazzine ed edifici disposti intorno al nucleo centrale di piazza Mincio. Percorrete Via Tagliamento, nei pressi appunto della celebre piazza Mincio: scoprirete un negozio davvero particolare gestito da due sorelle, Maria Rosa e Ilaria, ed un fratello, Andrea, pieni di estrosità e creatività. Un ambiente dove sono esposti capi di abbigliamento (per il 90% provenienti dall’estero), oggetti di decorazione, piccoli complementi di arredo (per l’80% dall’estero).
-Chiedo a Rosa, portavoce della famiglia Giacomantonio, perché il negozio si chiama “Rosafuria”: in verità è il mio nomignolo del liceo dove mi chiamavano “furia”, l’ho mantenuto: corrisponde al mio carattere.
In effetti, Rosa è istintiva, passionale in tutto ciò che fa: dall’insegnamento –dove ha l’abilità di lasciare liberi nella creazione i suoi allievi, guidandoli senza forzarli mai- alla scelta degli oggetti da vendere. Si lascia prendere da furenti “coups de coeur”, colpi di fulmine subitanei per materiali, tecniche, fantasie.
-Com’è nata l’idea del negozio?
L’idea del negozio è stata un’evoluzione. Ho cominciato a lavorare con Paola di “Pepe Bianco”, vicina di negozio (anzi mi affittava una parte del suo negozio). Le facevo vedere i miei lavori e mi ha spronato ad insegnare le tecniche di decorazione. Sono diciassette anni che programmo corsi per adulti. Paola mi ha insegnato la pittura su porcellana, la sua specialità, anche se io l’ho in realtà rubata con gli occhi: questo è un segreto, bisogna rubare con gli occhi. Lo consiglio a tutti.
-Che studi hai fatto?
Sono autodidatta cosa che consente di essere veramente padrona dei materiali. Partendo dal fatto che non si hanno le basi e che non si sa come funzionano i materiali, si fanno tutti gli errori possibili. E poi, conoscendo tutti i difetti di una data materia, se ne diventa padroni. Da questo punto di vista essere autodidatti aiuta a conoscere di più i materiali, fondamentalmente.
-Quali corsi organizzate?
Organizziamo corsi per adulti a soggetto, con un progetto libero e corrispondente al suo gusto: realizziamo subito un oggetto che piace. Ho cambiato la formula perché il metodo classico è noiosissimo: tracciare tre righe per tre giorni di seguito è monotono, anche se è utile. In realtà le righe si fanno lo stesso con il disegno a piacere. La tecnica usata è quella per imitazione: praticamente mostro come si fa senza sostituirmi all’adulto. La maggior parte degli artisti non rivela la propria tecnica, sono gelosi, come nessuno dà la ricetta originale di un cibo. La giusta esecuzione fa parte di un’arte che poi si mette da parte, perché non fa di una persona un’artista. Poi, nell’anno riusciamo a organizzare due cicli per i bambini che sono sempre diversi e si ispirano sempre alla Storia dell’Arte, ad un artista in particolare oppure ad altro. Per esempio, i bambini realizzano la copertina di un CD o di un libro oppure il loro mondo ideale costruito tridimensionalmente (mondi di ballerine, di pesci, di violenza con coltelli, mostri ecc.). Cerchiamo di non censurare nulla.
-Quando hai preso in mano i colori per la prima volta?
Da sempre ho giocato con la fantasia da tutti i punti di vista. Per esempio, mia madre mi ha insegnato a ricamare ma ho messo da parte questa attività perché pensavo che non fosse creativa. Poi io e Andrea ci siamo messi a disegnare e ora mia madre lavora sui nostri disegni: magari mi fossi avvicinata al ricamo così dall’inizio! Sarebbe stato più divertente. Giocavo anche molto da piccola, giochi assurdi (all’Odissea, all’Iliade, ad Anna Frank): l’idea della creatività c’è stata sempre.
-Come scegli gli oggetti e gli abiti da vendere?
Secondo il gusto personale che però adatto al pubblico che nello stesso tempo deve essere stimolato. E’ molto importante andare per fiere: apre gli orizzonti. Leggo molto anche riviste e giornali: la nostra clientela cerca oggetti un po’ particolari.
-Hai realizzato mostre?
A Roma, ne ho promosse in vari luoghi: una sulla superstizione, una sullo spazio, le galassie e le distanze infinite, una sugli animali con delle caratteristiche tali per cui non si trattava dell’animale classico (per esempio il coccodrillo aveva sei zampe ecc), una sulle donne –Belladonna– ecc.
Fausta Genziana Le Piane
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