di Elio Veltri

Domenica, 7 ottobre 2012
A metà settembre il ministro per le politiche agricole Catania ha presentato e fatto approvare dal consiglio dei ministri un disegno di legge che prevede la difesa delle aree agricole, lo stop al consumo di suolo e alla cementificazione dissennata del territorio, con conseguente devastazione del paese. La proposta prevede anche il divieto di utilizzare gli introiti dei comuni derivanti dai costi di costruzione, dalle concessioni edilizie e dalle sanzioni per gli abusi edilizi, per le spese correnti. Tale uso distorto, infatti, ha costituito un incentivo formidabile a cementificare il territorio. Una sorta di istigazione a distruggere il paese.
Se si tiene conto che tutti coloro che hanno cercato di bloccare i peggiori palazzinari e il cemento, ritenuto dai partiti e dalla maggioranza degli amministratori, una sorta di ricostituente, hanno fatto una brutta fine, qualche volta anche fisicamente, la proposta di legge del governo Monti è rivoluzionaria. A chi è molto più giovane di me ricordo che negli anni 60, quando Fiorentino Sullo, ministro democristiano del centro sinistra a partecipazione socialista, propose di approvare una legge sul regime dei suoli, non solo dovette dimettersi, ma la risposta fu un tentativo di colpo di Stato.
In Italia, ogni giorno, si legge nel comunicato stampa di palazzo Chigi, si cementificano 100 ettari di superficie libera. Dal 1956 al 2012 il territorio nazionale edificato è aumentato del 166%, con una perdita imponente di superficie agricola che impedisce al paese di soddisfare il fabbisogno alimentare e lo costringe ad aumentare le importazioni e il debito pubblico. Chi volesse approfondire potrebbe leggere il bellissimo libro di Salvatore Settis “ Paesaggio, Cemento, Costituzione” nel quale trova tutti i numeri dello sfacelo del paese e l’elenco delle leggi che l’hanno favorito, con i loro autori. La lettura lascia intravedere la corruzione diffusa che a destra e a sinistra, senza differenze di colore politico, ha trovato nella distruzione del territorio il terreno più favorevole per annidarsi ed espandersi. Territorio e sanità, sono stati e sono i settori privilegiati dalla mala-politica, dal malaffare, della degenerazione dei partiti. I responsabili diretti della catastrofe sono i sindaci, i quali, con poche eccezioni, avendo in mano il governo del territorio l’hanno utilizzato nel peggiore dei modi, in combutta con i capibastone dei loro partiti. A questa responsabilità diretta se ne associa un’altra, indiretta e morale: il silenzio che da Roma in su per 25- 30 anni ha favorito l’insediamento delle mafie, che non a caso hanno trovato nella cementificazione del territorio le migliori possibiltà di riciclaggio di denaro sporco e di investimenti in economia legale. Paolo Borsellino, che se ne intendeva e per questo è stato ammazzato, diceva che il migliore complice della mafia è il silenzio. E la stragrande maggioranza dei sindaci, scambiando il silenzio con la difesa dell’immagine delle città, hanno operato perchè di mafia non si parlasse. Non a caso ormai la mafia non ha più bisogno di uccidere: corrompe e compra nelle regioni ricche del nord del paese. La proposta del governo, di per sè segna una svolta e con un Parlamento diverso potrebbe essere migliorata. Essa prevede il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno avuto aiuti di stato e comunitari. Inoltre viene incentivato il recupero del patrimonio rurale esistente e viene istituito un registro presso il ministero per identificare i comuni interessati, che hano strumenti urbanistici che non prevedono ampliamento di terreni edificati.
La proposta però non è ancora arrivata alla Camera e al Senato. Eppure il tragitto è brevissimo. Qualcuno l’ha già bloccata? Sulla rete non ci sono appelli di sostegno e quanti ne propongono di continuo tacciono. Persino le associazioni ambientaliste osservano un rigoroso silenzio. La proposta non è stata nemmeno accolta con squilli di tromba dagli amministratiori locali i quali continuano a cementificare i loro territori incrementando il numero delle case vuote: al punto che ogni bambino che nasce nel nostro paese ha 36 vani a disposizione!. Milano ha 80 mila case vuote; a Roma pare che siano 200 mila e in una piccola città come Pavia 5000. Eppure ruspe e scavatori non si fermano mai. Anche se l’immobiliare è in crisi di vendite e le case restano vuote per anni. Ma chi se ne frega: basta riciclare il denaro e attendere, dal momento che il riciclaggio è un affare in sè. D’altronde il PIL della criminalità organizzata secondo Bankitalia ed Eurispes è di 200 miliardi all’anno e alla fine della crisi sarà molto più consistente.
Una classe dirigente che favorisce, sia pure inconsapevolmente, l’aumento delle ricchezze mafiose, valutate 1000 miliardi di euro, distrugge il paese e lascia andare alla malora il patromonio culturale e monumentale, deve andare a casa senza se e senza ma. E al più presto!

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