ADDIO A SAUL BELLOW,
GIGANTE DELLA LETTERATURA AMERICANA DEL XX SECOLO, AVEVA 89 ANNI,
PREMIO NOBEL NEL 1976, CAPO FILA AUTORI EBREI AMERICANI DALL’UMORISMO CORROSIVO

Washington, 6 apr. – (Adnkronos) – Lo scrittore americano Saul Bellow, gigante della letteratura del XX secolo, e’ morto all’eta’ di 89 anni nella sua casa di Brookline, nel Massachusetts. Lo ha annunciato il suo editore a New York. Premio Nobel della letteratura nel 1976, Bellow era considerato uno dei grandi esponenti della scuola di romanzieri ebrei americani dall’umorismo corrosivo.
Tra i suoi libri piu’ famosi ci sono ”L’uomo in bilico”, ‘La resa dei conti”, ”Herzog” e ”L’uomo della pioggia”. Scrittore di infinite risorse stilistiche, capace di dare voce a ogni fluttuazione di pensiero dei suoi personaggi, e di evocare in tutta la sua corposita’ la realta’ materiale che li circonda, Bellow e’ ritenuto da gran parte della come il maggiore narratore nordamericano dopo Hemingway e Faulkner. E’ stato acuto interprete dei mutamenti antropologici del Novecento.
Nato a Lachine (Quebec) il 10 giugno 1915, figlio di ebrei russi immigrati in Canada, nel 1924 Saul Bellow si trasferi’ con la famiglia a Chicago, che da allora divenne la sua citta’
d’elezione. Si laureo’ all’Universita’ di Chicago in antropologia e sociologia. Alterno’ insegnamento e attivita’ letteraria. Nel 1976 il premio Nobel gli fu assegnato con questa motivazione: ”per la comprensione dell’umano e la sottile analisi della cultura contemporanea che e’ stato capace di combinare nel suo lavoro”.
Nel primo romanzo, ”L’uomo in bilico” (Dangling man, 1944), Bellow defini’ lo stato d’animo di impotenza e di alienazione diffuso tra i giovani nordamericani negli ultimi anni della guerra. Ne ”La vittima” (The victim, 1947) analizzo’ gli effetti delle tensioni cui la moderna realta’ urbana sottopone la coscienza del singolo, riducendolo alla paranoia, a non distinguere piu’ in se’ stesso il perseguitato dal persecutore. Romanzo a struttura aperta e di modi picareschi e’ ”Le avventure di Augie March” (The adventures of Augie March, 1953): il protagonista percorre gli Stati Uniti, il Messico, l’Europa, intento a quella metafisica ricerca della verita’ cui si dedicano in varia misura tutti gli eroi di Bellow. In ”Afferra il giorno” (Seize the day, 1956) Bellow torno’ allo studio della complessa infelicita’ dell’individuo nella metropoli moderna.
Il romanzo successivo, ”Henderson il re della pioggia” (Henderson the rain king, 1959) inauguro’ inaspettatamente una esuberante fantasia allegorica, centrata sul personaggio di un nordamericano delle classi alte che si reca in un’Africa immaginaria alla ricerca di verita’ elementari sul mondo e su se’ stesso. Protagonista di ”Herzog” (1964) e’ un intellettuale ebreo che si salva dalla follia propria e altrui instaurando un grandioso, ironico dialogo mentale con se’ stesso e con i protagonisti, vivi o morti, della cultura occidentale. Moses Herzog ha 45 anni, e’ professore universitario, autore di uno studio sul romanticismo, vive una grave crisi esistenziale: Madeleine, la seconda moglie, lo ha lasciato.
I figli sono lontani, gli impegni accademici diventano insopportabili. Per capire la confusione che lo circonda Herzog iniziaun carteggio sterminato, lettere mai spedite che sono una mappa del suo inconscio. I suoi interlocutori sono redattori di giornali e case editrici, amici, filosofi, politici, Dio e infine se’ stesso.
In lotta contro un mondo polimorfo, Herzog si appiglia a destinatari inesistenti per spiegare, riflettere, colpevolizzarsi. Mentre la memoria tenta di riordinare l’eccesso di stimoli esterni, Herzog discute con l’avvocato della tutela dei figli. Durante un viaggio a Chicago dove si reca per vedere la figlia, viene coinvolto in un incidente e arrestato: ha con se’ una pistola con cui voleva uccidere Valentine, l’amico di Madeleine.
Umiliato, Herzog torna alla fine nella sua casa del Massachusetts, abbandona l’epistolario e con esso il tentativo di interpretare e tradurre la realta’ in parole. Riesce cosi’ a riconciliarsi con se’ stesso, sciogliendo almeno parzialmente la nevrosi che lo vedeva in bilico tra follia e integrazione. Il romanzo ”Il pianeta di Mr Sammler” (Mr Sammler’s planet, 1970) propone il tema della vecchiaia come veggenza. Un tema riecheggiato anche ne ”Il dicembre del decano” (The dean’s december, 1982). Ne ”Il dono di Humboldt” (Humboldt’s gift, 1975) Bellow traccia un duplice ritratto di artista nordamericano: il maledetto, ricalcato sul poeta Delmore Schwarz, e l’integrato. Ritratti dell’artista come clown, teatrante in una societa’ dello spettacolo, manipolatore del linguaggio in una cultura plurisegnica, sono i racconti che compongono ”Quello con il piede in bocca” (Him with the foot in his mouth, 1984).

SAUL BELLOW, RITRATTO DEL NOBEL TRA OPERA NARRATIVA E BIOGRAFIA
NEI SUOI ROMANZI I PROTAGONISTI HANNO FATTO UN ENORME PASTROCCHIO NELLA VITA,
COME DICE L’AUTORE DI SE STESSO

Roma, 6 apr. – (Adnkronos) – ”Alla base dello humour di Saul Bellow c’e’ che il protagonista e’, di solito, uno che ha fatto un enorme pastrocchio della propria vita. Questa e’ sempre stata la comica concezione che l’autore ha dell’umanita’. Gli eroi tragici se la prendono solo con gli de’i, quelli comici bisticciano in famiglia esognano di pareggiare i conti con i loro nemici, reali o immaginari”.
Cosi’ il poeta di lingua inglese – ma nato a Belgrado – Charles Simic ha descritto i personaggi dello scrittore americano premio Nobel per la letteratura 1976. Un pastrocchio dai risvolti grotteschi. Dal goffo e titanico protagonista de ”La resa dei conti” fino al grafomane ”Herzog”, dalle picaresche avventure di ”Augie March” all’allucinato viaggio descritto ne ”L’uomo in bilico”, la carrellata di personaggi bellowiani sembrerebbe inscriversi perfettamente nella categoria dell’inettitudine cosi’ cara a tanta letteratura novecentesca. Ma ne differisce per una particolarissima ricerca dell’essenza della propria vita. E per un sofisticato uso dell’ironia. Quell’ironia – annota il critico Maria Agostinelli – che consente a Bellow di mantenere sempre il suo personale equilibrio tra scrittura alta e gergo, tra temi metafisici e rovelli famigliari, tra commedia etragedia, tra scorrettezza politica e umana comprensione.
Spesso colte, altrettanto spesso in lotta con padri ed ex mogli e sempre di sesso maschile, le creature di Bellow sembrano esserci e non esserci contemporaneamente, incerte della propria identita’ come della realta’ circostante. Si lamentano e soffrono moltissimo, di una sofferenza affine allo spirito del Romanticismo e spesso ridicola, ma si ha sempre la certezza che abbiano capito qualcosa di fondamentale. E che forse sia proprio questa la causa del loro dolore. Cercare nella vita di Bellow un qualche riflesso dei suoi personaggi – lui, con 5 mogli, 4 divorzi e innumerevoli amanti alle spalle, figlio di immigrati ebrei russi, nato in Canada e cresciuto nella parte povera della Chicago anni ’20 e ’30 – potrebbe rivelarsi tanto allettante quanto inutile. Eppure, al di la’ delle mere similitudini tra la sua vita e quelle dei suoi protagonisti, il senso di non appartenenza che trapela dalle sue pagine, la scomodita’ – prima di tutto esistenziale – che rende tragicomica la sua
letteratura, potrebbe trovare una risposta nella sua biografia.
Classe 1915, una laurea in antropologia, pluripremiato per i suoi romanzi e le sue opere teatrali (e vincitore del Nobel per la letteratura nel 1976) Bellow stesso si e’ definito, con una certa civetteria, un ”dilettante”. Uno che, a voler interpretare le sue parole, ha sempre preferito giocare con il suo ruolo piu’ che indossarlo.
Un ”migrante” che sta scomodo un po’ ovunque. Ha detto Charles Simic: ”In Bellow, la sensazione di essere un capro espiatorio indubbiamente deriva, fra l’altro, dalla sua esperienza di immigrato: e’ piuttosto comune che questi individui abbiano avuto una vita piu’ assurda di qualsiasi trama di romanzo picaresco.
Nessuno che sia stato mandato in malora da uno scherzo di cattivo gusto della Storia sara’ mai un credente nella Ragione. Si puo’ dire di tutto della Storia, tranne che gliene importi un fico di quel che capita a questa o quella singola persona. E’ arduo per chiunque stabilire per quali motivi la sua vita abbia preso la piega che ha preso. Per un immigrato, poi, si tratta quasi di un problema
metafisico”.
Bellow, cresciuto tra librerie ambulanti e immigrati russi che sostenevano di aver letto tutti i libri, svela ben presto la sua passione per la letteratura. Un figlio di genitori sradicati afflitto a sua volta dal ”problema metafisico” dell’imperscrutabilita’ dei percorsi della vita, ma capace di rendere tutto questo ”Letteratura”.
E non e’ un caso che, nella sua lettura per il Nobel, abbia dedicato le prime parole ad un altro sommo migrante: l’ucraino Teodor Jo’zef Konrad Korzeniowski, meglio conosciuto come Joseph Conrad. In quello che e’ stato definito uno dei suoi migliori romanzi, ”Herzog” (1964), il protagonista non agisce granche’, ma parla a non finire. E scrive come un forsennato. Come altri personaggi di Bellow, anche Herzog possiede quel tipo di intelligenza che non gli consente di credere nel cambiamento, che resta in bilico tra un disperato fatalismo e l’impressione che tutto debba ancora avvenire. Il risultato e’ l’immobilita’. Questa concezione tragica della vita viene continuamente frustrata dal ricorso ad un linguaggio dominato dall’ironia. Ha osservato il critico James Atlas che ”uno dei tratti dell’opera di Bellow che piu’ colpisce e’ la sua refrattarieta’ a essere circoscritta dalle definizioni convenzionali di cio’ che si debba intendere per serieta’ letteraria” Bellow gioca con gli stili e le idee, mischiando continuamente alto e basso, intenzioni dotte e pensieri triviali. La motivazione dell’Accademia di Svezia per il Nobel a Bellow e’ stata: ”Per la comprensione dell’umano e la sottile analisi della cultura contemporanea che e’ stato capace di combinare nel suo lavoro”.
Uno scrittore al quale, durante l’universita’, avevano consigliato di lasciar perdere con la letteratura perche’ ”nessun ebreo e’ in grado di assimilare davvero la tradizione letteraria inglese”. Era l’epoca in cui il mondo accademico statunitense si divideva tra americanisti convinti e sostenitori del solo canone inglese.
Bellow leggeva scrittori come Dreiser e Farrell, che allora venivano considerati outsider ma che lui, come osserva ancora Simic ”riusci’ ad amalgamare con Cechov, Babel, Joyce e persino Ce’line”. Il risultato e’ stata una letteratura che molti hanno accostato, in ambito americano, agli scritti di Hemingway e Faulkner.
Un lavoro, quello di Bellow, volto incessantemente alla ricerca di una scrittura non cristallizzata, non accademica, sempre attento a fiutare le nuove tendenze, ad analizzarle e riutilizzarle. E non stupisce che abbia dedicato molto del suo tempo a leggere manoscritti inediti, per arginare quella tendenza generale che, negli Usa, definisce la letteratura ”di valore” solo cio’ che viene pubblicato dalla case editrici universitarie. Contro questa visione elitaria della cultura, Bellow ha ingaggiato la sua propria battaglia, uno sforzo che lui stesso ha definito una missione, un dovere e un’utopia.

BELLOW DIVENNE NOTO IN ITALIA NEL 1960 CON ”LA RESA DEI CONTI”
EINAUDI TRADUSSE IL ROMANZO APPARSO NEGLI USA QUATTRO ANNI PRIMA

Roma, 6 apr. – (Adnkronos) – Saul Bellow e’ diventato noto in Italia nel 1960, quando la casa editrice Einaudi tradusse quello che molti ritengono il suo capolavoro, ”La resa dei conti” (”Seize the Day”), apparso in America nel 1956). Questo romanzo e’ uno di quei libri americani ”autentici”, in cui sembrano concentrarsi la caotica ricchezza umana del paese, e insieme il senso di febbrile precarieta’, di tensione senza sfogo e struggente solitudine.
Nelle poche ore di una giornata a New York Tommy Wilhelm, un uomo di quarant’anni che ”ha sbagliato tutto nella vita”, tocca il fondo dell’umiliazione e dello scacco. I suoi rapporti con il padre e con la moglie, da cui vive separato, subiscono una crisi decisiva, e quell’ultimo errore gli fa ripercorrere i fallimenti della sua esistenza. Quest’uomo grosso, goffo, impulsivo, debole, che annaspa incalzato d’ora in ora da problemi che non sa risolvere, soffocato da un nodo di rivolta e di dolore che non sa esprimere, resta uno dei personaggi piu’ persuasivi della narrativa americana d’oggi, il campione di una lotta contro un mondo feroce e incomprensibile.

NEL 2000 E’ USCITA BIOGRAFIA ”QUASI AUTORIZZATA”
SCRITTA DA JAMES ATLAS, TRADOTTA IN ITALIANO DA MONDADORI DUE ANNI FA

Roma, 6 apr. – (Adnkronos) – ”Non ho cambiato il corso del ‘romanzo’, ma della ‘lingua’ americana”. Con tale profonda consapevolezza del proprio talento letterario Saul Bellow rispose a un amico che gli attribuiva il merito di aver cambiato, con ”Le avventure di Augie March”, il corso del romanzo americano.
Premio Nobel nel 1976, l’autore di ”La vittima”, ”Herzog” e ”Il dono di Humboldt” e’ sempre stato un personaggio controverso e affascinante sebbene non facile per amici e famigliari, ne’, certo, per intellettuali e letterati, dei quali era si’ pronto ad accettare gli elogi ma quasi mai le critiche.
A raccontare la vicenda umana e letteraria del premio Nobel 1976, con particolari inediti, e’ stata la ‘quasi autorizzata’ biografia ”Vita di Saul Bellow” di James Atlas, pubblicata negli Stati Uniti nel 2000 e tradotta in italiano da Mondadori nel 2003. Il libro di Atlas e’ il frutto di oltre dieci anni di lavoro – un corpo acorpo appassionato ma niente affatto apologetico -, che offre di Bellow uno stupefacente ritratto.
”Il mio soggetto – ha raccontato James Atlas – diffidente per natura, dopo anni di elaborati dico e nondico mi permise alla fine di utilizzare le sue carte private e di citarne brani (dietro sua approvazione), e mi concesse alcune sporadiche interviste. Non cercavo una sua ‘autorizzazione’ della biografia, preferendo conservare la mia liberta’. Bellow, del resto, sosteneva di non aver ancora finito, di non essere pronto per un bilancio della sua vita, atteggiamento comprensibile in un settantaquattrenne vigoroso. Alla fine il libro e’ stato, per dirla con le parole di Bellow, ne’ autorizzato ne’ non autorizzato”.
Piu’ giovane di una generazione, Atlas condivide con lo scrittore di cui ha raccontato la vita il background culturale e sociale nonche’ l’origine ebraica, e conosce quindi profondamente l’ambiente nel quale Bellow e’ cresciuto. Ha indagato percio’ con curiosita’ e passione il modo in cui il figlio di immigrati ebrei russi e’ diventato un autore di fama internazionale: racconta i primi anni a Montreal, il trasferimento a Chicago e l’infanzia passata a leggere libri, la relazione conflittuale con il padre autoritario e i fratelli piu’ grandi, la morte prematura della madre.
Atlas descrive con piglio brillante la tempestosa e mobilissima vita sentimentale di Bellow: i suoi cinque matrimoni e i conseguenti costosi divorzi, gli amori con altre donne, gli intensi e fruttuosi rapporti con editori, intellettuali e amici, le prese di posizione nel campo dell’arte e della politica. Svela l’identita’ di molti personaggi che hanno avuto a che fare con Bellow sia nella vita pubblica che in quella privata e dei quali lo scrittore – il cui acume psicologico e’ pari a un esilarante senso dell’umorismo – ha creato ritratti memorabili che popolano i suoi romanzi, spesso fortemente autobiografici.
Alternando abilmente vita e opere, psicologia e letteratura, sfondi sociali e ritratti individuali, Atlas ha scritto una biografia appassionante anche per chi non conosca bene i romanzi di Bellow, rendendo giustizia al genio e al vigore di questo ebreo americano di Chicago, legatissimo alla sua citta’ e alla cultura e alla lingua yiddish, le cui opere colgono l’essenza dell’America e dell’uomo occidentale metropolitano del Novecento.

CINQUE MOGLI E QUATTRO DIVORZI E UNA FIGLIA A 84 ANNI
ALLA FINE DEL 1999 FU CRITICATO PER LA NASCITA DELLA PICCOLA NAOMI ROSE

Washington, 6 apr. – (Adnkronos) – Al momento della morte, avvenuta nella sua casa di Brookline, nel Massachusetts, all’eta’ di 89 anni, lo scrittore americano Saul Bellow aveva accanto a se’ la quinta moglie Janis Freedman, 46 anni, e la figlia Naomi Rose, 5 anni. Il 23 dicembre 1999, la giovane moglie del premio Nobel dette alla luce Naomi Rose, la prima figlia di Bellow, che gia’ aveva tre figli piu’ che adulti (il primogenito aveva all’epoca 55 anni).
La notizia di quella figlia avuta piu’ che ottuagenario (84 anni, per la precisione) attiro’ critiche su Saul Bellow, perche’ – dissero anche suoi amici – cosi’ anziano non si sarebbe potuto occupare della bambina. Bellow non rispose pubblicamente a quelle riserve. Del resto, lo scrittore si era sempre infischiato delle dicerie, mostrandosi fiero della sua vita sentimentale movimetata, concinque moglie e quattro divorzi, oltre a numerose amanti piu’ o meno esibite.

I SUOI LIBRI TRADOTTI IN ITALIANO
SONO PUBBLICATI DA MONDADORI ED EINAUDI

Roma, 6 apr. – (Adnkronos) – L’ultimo romanzo di Saul Bellow uscito in Italia e’ ”Ravelstein” (Mondadori, 2000), dove i libri dello scrittore americano hanno sempre riscosso un grande successo. Le sue opere sono state tradotte da Mondadori ed Einaudi. Nelle librerie italiane si trovano ”Le avventure di Augie March”,”La resa dei conti”, ”Il re della pioggia”, ”Herzog”, ”Il dono di Humboldt”, ”Quello col piede in bocca”, ”Ne muoiono piu’ di crepacuore”, ”I conti tornano”, ”Il dicembre del professor Corde”, ”Una domanda di matrimonio”. Sempre da Mondadori e’ stata pubblicata di recente ”Vita di Saul Bellow” di James Atlas, mentre Mursia propone ”Invito alla lettura di Saul Bellow” di Gianni Garofali.

PHILIP ROTH: BELLOW SPINA DORSALE LETTERATURA USA XX SECOLO
”E’ STATO UNO DEI DUE GIGANTI DELLA NOSTRA NARRATIVA NOVECENTESCA”

Washington, 6 apr. – (Adnkronos) – ”La spina dorsale della letteratura americana del XX secolo e’ stata rappresentata da due scrittori, William Faulkner e Saul Bellow”. Lo ha dichiarato lo scrittore Philip Roth, 72 anni, uno dei grandi romanzieri statunitensi degli ultimi decenni, rendendo omaggio all’amico premio Nobel.
”Bellow e’ stato uno dei due giganti della letteratura americana contemporanea -ha aggiunto Roth- Prima di Bellow e Faulkner, nel secolo precedente ci sono stati solo Melville, Hawthornee Twain”.

Categorizzato in: