Fino al 30 agosto alle Scuderie del Quirinale a Roma

scatti - SCATTI 
 DI GUERRA

Alle Scuderie del Quirinale, fino al 30 agosto, sono di scena le foto dal titolo “Scatti di guerra”: la guerra è quella delle fasi finali della Seconda Guerra Mondiale, dallo sbarco in Normandia a Berlino e gli scatti sono quelli di due fotografi d’eccezione. Lei, è Lee Miller, affermata fotografa cresciuta nella Parigi dei Surrealisti e amica dei maggiori intellettuali dell’epoca; lui, è Tony Vaccaro, soldato dell’esercito americano e poi fotografo ufficiale del giornale della sua divisione, che in quegli anni inizia la sua carriera professionale.
La mostra, di cui Miller e Vaccaro sono protagonisti, vede le loro fotografie (circa 100 immagini realizzate in un periodo che va dal 1944 al 1945) fronteggiarsi su due pareti del primo piano delle Scuderie del Quirinale: meravigliosamente a confronto, didascalicamente facili da studiare, non contrastanti, bensì complementari nella loro visione della guerra.
Lee Miller fu allieva di Man Ray da cui imparò a fotografare e di cui è stata modella. Donna indipendente, anticonformista e bellissima, fu corrispondente di guerra per “British Vogue” dal 1940 e, dal ’44, corrispondente per l’esercito americano. Segue da vicino le fasi finali del conflitto, come testimoniano le foto, ed è testimone diretta dell’assedio di Saint-Malo e dell’avanzata degli alleati dalla liberazione di Parigi a quella di Buchenwald e Dachau, fino alla distruzione del rifugio di Hitler: troneggia sulla parete di fondo dell’esposizione la foto di lei che si fece fotografare nella vasca da bagno di Hitler, con un geniale guizzo surrealista. Non manca, infatti, nei suoi scatti, talvolta, una vena d’ironia: la foto, scattata Sherman è sapientemente costruita. Lee è esattamente al centro della vasca e della foto. In primo piano vediamo gli stivali che rimandano alla guerra ma questa immagine non disdegna di fiancheggiare quella di bellezza rappresentata dalla piccola statua femminile – una Venere – appoggiata sul mobile visibile nel lato destro della foto. Secondo l’esempio del Maestro Man Ray, Lee

è, infatti, alla continua ricerca di un’arte che fosse soprattutto gioco, stupore e ironia. Diceva Man Ray: “Dipingo ciò che non posso fotografare. Fotografo ciò che non voglio dipingere. Dipingo l’invisibile. Fotografo il visibile”.
Le sua guerra è intreccio di vita quotidiana e presenza al fronte, di ritratti di amici, come Cocteau e Picasso, che immortala in una Parigi ancora in stato d’assedio (Pablo Ricasso nel suo studio in Rue des Grands Augustins), ma soprattutto di bambini e di donne, ( Un soldato e Marie-Thérèse Crouchu, Donna vittima di un soldato tedesco) gioiosi, simbolo della vita che non muore. Si vedano come esempio le foto dei bambini che festeggiano la Liberazione o quella dei bambini che si arrampicano per raggiungere la razione di cioccolato. Grande emozione suscita la pagina dedicata al Soldato tedesco morto e la posta della sua famiglia, Pacchi di Natale (molti destinatari sono deceduti): il viaggio dell’obiettivo di Lee Miller dentro la guerra si concluderà con le testimonianze sulle atrocità dei campi di concentramento.
Soldato dell’esercito americano e poi fotografo ufficiale del giornale della sua divisione, Tony Vaccaro sbarca con una macchina fotografica in una mano e un fucile nell’altra. Racconta, attraverso pellicole gelosamente custodite e coraggiosamente sviluppate in condizioni spesso estreme, anni di atrocità vissute in prima persona, documentando la vita di trincea ma anche la storia di un continente e soprattutto di un paese, la Germania – dove rimarrà per alcuni anni ancora -, che lentamente esce dallo stato di guerra. Commovente il gesto del soldato che ne Il bacio della Liberazione, s’inginocchia per essere all’altezza della bambina, anch’essa in ginocchio, e poterle dare un bacio. Un’attenzione che Tony rivolgerà poi anche alla sua seconda patria, l’Italia, che immortalò da nord a sud nel suo graduale ritorno alla normalità durante il periodo di ricostruzione.
Solo lo smalto duro e vibrante del contrasto bianco-nero può sottolineare l’orrore per le atrocità della guerra, per le violenze, le rovine, la stoltezza e gli eccidi che comporta. Il destino dei prigionieri è riscontrabile in entrambi i fotografi, come pure le rovine di Berlino, la pira funebre del Terzo Reich, la casa di Hitler in fiamme, la guardia catturata che fa ancora il saluto nazista in prigione, i prigionieri morti ammassati come legna, i prigionieri liberati che rovistano nella spazzatura o che sono in compagnia di resti umani, i dispersi: tutto testimonia che la guerra cancella ogni forma di dignità umana.

Fausta Genziana Le Piane

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