Anna Manna intervista Anna Maria Giancarli
Quando è nato il Premio “Scriveredonna” e perché?
Il Premio “Scriveredonna” è nato nel 2005, in continuità con il precedente Premio “Nuove Scrittrici”, fondato nel 1993.
Il Premio, sin dall’inizio, si è avvalso di una giuria composta dalle più note e qualificate scrittrici nazionali, che gli hanno garantito una indiscussa qualità e serietà. Maria Luisa Spaziani, Biancamaria Frabotta, Lina Angioletti, Gabriella Sobrino, Marcia Teophilo, Anna Maria Giancarli, Nicoletta Di Gregorio, sono state le componenti della giuria per la sezione “poesia”; Maria Rosa Cutrufelli, Milena Milani, Maria Rosaria La Morgia, Maristella Lippolis, per la sezione “narrativa”, che in seguito è venuta meno.
Il Premio è nato dall’esigenza di valorizzare e sostenere la scrittura femminile che, spesso, rimane nell’ombra, anche quando esprime una cifra stilistica di indiscusso valore. E’ stato ideato da donne che si confrontavano con queste tematiche e conoscevano le reali condizioni della pratica di scrittura in cui operavano le altre donne.
Sin dall’inizio è stato organizzato con il coinvolgimento delle quattro province abruzzesi e con la partecipazione, molto nutrita, delle poete a livello nazionale. Sempre preceduto da convegni e incontri, ha coinvolto attrici, musiciste ed artiste che hanno donato le loro opere alle premiate.
Maria Luisa Spaziani è un nome che ha accompagnato il Premio per molti anni. Raccontaci il primo incontro, i ricordi più interessanti, gli ultimi anni con lei.
Ho conosciuto Maria Luisa Spaziani nel 1992, al caffé Notegen a Roma in occasione della presentazione di un’antologia al femminile curata dalle edizioni “Tracce”. Aveva letto la mia poesia e voleva conoscermi per cui, quando arrivai, mi fece sedere vicino a lei per leggerla. L’emozione fu davvero intensa, ed altrettanto la meraviglia. Bene, da allora, ho avuto con lei un rapporto vero, di collaborazione continuativa, di stimolo, di ammirazione, di scambio anche umano. Non potrò mai dimenticare quando mi telefonò dopo il tragico terremoto dell’Aquila, offrendomi tutto il suo aiuto, anche economico. L’ho frequentata fino agli ultimi suoi giorni, orgogliosa del suo affetto e della sua stima, perché aveva voluto trascorrere nell’ex Convento di Santo Spirito, a pochi chilometri dall’Aquila, un periodo di riposo per concentrarsi su un poemetto su Santa Teresa d’Avila che le avrebbe chiesto di scrivere il Vaticano. Sempre lucida, maestra misteriosa, sempre donna di valore, convinta femminista ed eccezionale poeta, aveva una capacità di affabulazione sottile e travolgente anche in quei giorni, nonostante il decadimento del suo corpo. L’ho ringraziata e la ringrazio per avermi fatto dono della sua intelligenza e della sua amicizia.
Tra le vincitrici, quale poeta ha raccolto con più convinzione le indicazioni del Premio e, comunque, quali sono le poete che dopo il Premio hanno accresciuto la loro notorietà?
Intanto il Premio ha dato voce a tante donne ed ha sicuramente potenziato la creatività femminile. E’ da sottolineare che il Premio è sempre consistito nella pubblicazione della silloge vincitrice e di un’antologia per le autrici segnalate. Si è realizzato, quindi, un riconoscimento non effimero, bensì proiettato ad arricchire l’identità e la cultura delle donne.
Inoltre, sono state tante le donne che hanno continuato il loro percorso, raggiungendo esiti straordinari, come Maria Grazia Calandrone, Loredana Magazzeni, Anna Maria Farabbi, Giancarla Frare, Franca Alaimo, Anna Casalino, Franca Battista, soltanto per citarne qualcuna.
Oggi ha ancora un senso un Premio riservato alle donne?
E’ una domanda che ci siamo poste più volte durante questi anni. Ma le donne stesse ci hanno sempre incoraggiate ad andare avanti. Inoltre, se è vero che, a seguito delle grandi battaglie vinte dal movimento, le donne hanno conquistato molti diritti e libertà, è altrettanto vero che non si è ancora raggiunta la parità tra i due sessi.
Bisogna chiedersi allora come stanno realmente le cose a tal riguardo. E’ indubbio, ad esempio, che la violenza contro le donne sia un dato allarmante di inciviltà, di regressione, di incapacità maschile a mettersi in discussione, a crescere, a condividere il percorso delle donne per una società migliore.
Esiste una discriminazione fra le autrici del Nord e del Sud?
Al Premio hanno sempre partecipato donne di ogni parte d’Italia, di tutte le età e condizioni sociali, troppo spesso totalmente immerse nelle loro attività quotidiane. Il Premio per tutte loro è stato uno stimolo per il loro impegno poetico e per la loro ricerca linguistica.
In che rapporto un Premio può essere con la società?
E’ questo proprio il caso di un Premio che è nato da una reale esigenza diffusa nella società, dopo l’impareggiabile stagione del femminismo, di dare voce all’altra metà del cielo, per realizzare una più attenta cultura delle effettive parità tra i sessi ed anche una più democratica, espressiva e creativa diffusione della cultura non circuitata dai centri di potere editoriale.
Non v’è dubbio che il versante della scrittura al femminile sia aumentato di pari passo con il processo di emancipazione e liberazione delle donne.
“Scriveredonna” a Roma: quali obiettivi, quali difficoltà, quali speranze?
Sarà senza dubbio un’esperienza nuova e allargata che potrebbe mettere in circuito nuove energie e diversificate analisi. Certamente sarà positivo il cambiamento, la stasi non consente mai alternative.
E poi, una approfondita riflessione, permeata dai medesimi obiettivi fondanti, non può che aprire nuovi orizzonti, magari più rispondenti alla nostra attualità storica.
Sono diverse le poete di oggi da quelle di ieri. Che differenze notate tra le figlie e le madri?
Il fenomeno della scrittura femminile ha fatto irrompere nella letteratura una realtà a lungo caratterizzata dal silenzio. Per le donne prendere la parola è stato ed è un forte connotato di libertà, di autocoscienza, di scavo, di analisi, di disvelamento delle differenze. Questo aspetto riguarda tutte le generazioni, mentre sull’uso della lingua, sulla audacia della ricerca e della sperimentazione formale esiste un divario. Oggi le donne allargano a dismisura lo sguardo sul sociale, sono in grado di assumersi la responsabilità della loro parola con coscienza e padronanza del mezzo espressivo e creativo che usano, in tanti casi, con indiscussa perizia.
Essere organizzatrici culturali potenzia l’impegno di poeta, o l’oscura?
Se si ama la poesia non si può fare a meno di diffonderla, di radicarla nel pensiero diffuso, anche perché l’esperienza prova che è molto richiesta nel momento in cui, con essa, si accende il contatto.
In un mondo logosfera, di chiacchiere senza senso, è l’unica risorsa, l’unico mezzo di analisi profonda e di riflessione sulle vicende umane. Parafrasando Donatella Bisutti, “la poesia salva la vita”.
Avete anche pensato al romanzo delle donne? Cioè, nel futuro potrebbe il Premio essere ri-esteso alla narrativa?
Come dicevo, il Premio sin dall’inizio prevedeva le due sezioni, quindi, quella di narrativa potrebbe essere ripristinata alla luce di valutazioni attuali da parte della giuria.
Anna Maria Giancarli
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